Tratta da unsplash.com
In dicembre il senato ha definitivamente approvato il decreto legge 130, modificando i cosiddetti “decreti sicurezza” a firma dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Un cambiamento atteso da tempo, almeno da quando il Pd, insediatosi con il governo “Conte bis” insieme al M5S, inserì, tra i punti programmatici dell’esecutivo, l’eliminazione dei decreti che, a dispetto del nome, avevano avuto l’effetto di aumentare l’insicurezza per oltre centomila persone, escluse dai percorsi di accoglienza e rese maggiormente vulnerabili. Come Forum per cambiare l’ordine delle cose esprimevamo, insieme a realtà, associazioni e attivist@ con cui abbiamo promosso un denso percorso di advocacy e pressione politica, soddisfazione per l’approvazione del Decreto Legge.
A distanza di alcuni mesi siamo andati a vedere come la normativa stia incidendo sul reale e quali cambiamenti concreti ci siano stati finora, concentrandoci in particolare sull’accesso alla protezione speciale. Lo abbiamo fatto in collaborazione con GREI250, Refugees Welcome Italia, Fondazione Migrantes, EuropAsilo, e associazioni, cooperative sociali, realtà e singol@ attivist@ che si occupano di politiche migratorie, nello specifico di accoglienza, inclusione sociale e coesione. Concretamente abbiamo attivato un monitoraggio in quindici città italiane – Reggio Calabria, Lecce, Brindisi, Bari, Foggia, Termoli, Napoli, Caserta, Roma, Firenze, Bologna, Ancona, Parma, Trieste, Bolzano – interrogando gli uffici immigrazione delle Questure locali, verificando le prassi adottate dalle commissioni territoriali per la protezione internazionale, oltre che le posizioni assunte dai tribunali ordinari. Ci siamo concentrati sulle procedure relative la protezione internazionale e sui rilasci dei relativi permessi di soggiorno, in particolare per la protezione speciale (art. 19 c. 1.2 secondo capoverso del testo unico 286/98, istanza di protezione speciale diretta al Questore), oltre che sui casi pendenti (art 15 del Dl 130/20).
Purtroppo quello che è emerso è la totale disapplicazione della legge e l’emersione di gravi criticità procedurali. Concretamente centinaia di persone che avevano già subito le conseguenze dei “decreti sicurezza” continuano a essere intrappolate in un pericoloso limbo giuridico e di irregolarità, trasversale in tutta Italia seppur con alcune specificità contestuali.
Qui le informazioni complete e aggiornate sulla campagna Paradosso all’italiana, di seguito le conclusioni del monitoraggio:
Il DL130 convertito in legge 173/2020 potrebbe andare nella direzione di un cambiamento che guardi alla tutela delle persone e dei loro diritti: ma va assicurata la sua applicazione. Chiediamo che i “decreti sicurezza” siano superati nei fatti, e che venga rispettato il diritto a vedere riconosciuti i propri percorsi nel paese in cui si vive. Pretendiamo che sia effettivamente possibile inoltrare richiesta di protezione speciale, e che questa venga esaminata ai sensi della nuova normativa, senza che sia più presa in considerazione la legge approvata nel 2018 e ormai superata. Sollecitiamo il governo a emanare indicazioni chiare e direttive coerenti con la legge 173/2020, affinché chi ha il compito di applicarla possa farlo senza trovarsi di fronte a dubbi e perplessità che si traducono in uno stallo delle situazioni.
È urgente una riduzione effettiva dei tempi di formalizzazione delle domande di protezione: non è giusto, non è possibile e non è sensato che una persona debba attendere quasi un anno, a volte anche di più, per avere una risposta circa la propria istanza. La vera sicurezza è permettere a chi è in Italia di vivere nella propria piena realizzazione. Sicurezza è sapere che lo stato protegge le relazioni familiari e sociali, il lavoro, l’accesso ai servizi. Sicurezza è un paese che valorizza il contributo che ogni persona può dare all’interno della società. Sicurezza significa diritti garantiti, per tutti, nessuno escluso. Perché una società sicura è una società che si-cura.
Lascia un commento