
di Mara Trovato*
A San Fratello, in Sicilia, ad accompagnare il Cristo per quelle strade impervie durante il Venerdì Santo, non ci sono i soldati romani ma i Giudei.
Inconfondibili, colorati, con in testa un cappuccio grottesco. Si fanno fotografare, ma spesso di traverso, sono socievoli, stranamente allegri e sanno di essere al centro dell’attenzione. Forse più del Cristo in quella processione solennemente scandita dalla preghiera del parroco e dei fedeli, e che loro tendono a disturbare. Si arrampicano sui pali, sui muri, fanno la pertica e strombazzano al Suo passaggio. La tromba che suonano è di tipo militare, hanno una coda animalesca (spesso di cavallo), e attaccata al cappuccio, al livello delle labbra, una lingua di cuoio nero sulla quale è raffigurata la croce.
Non è un carnevale, è la Santa Processione.
Allora perché queste figure a rappresentare così grottescamente i Giudei, gli uccisori di Cristo?
Tutto questo ha un suono antico, cattivo e medioevale.
Infatti bisogna andare a ritroso e precisamente nella Spagna governata dagli Aragonesi tra il 1302 e il 1335, dove nelle città di Girona, Barcellona e Valencia erano presenti le più importanti comunità ebraiche. Qui, a seguito delle celebrazioni del Venerdì Santo, avevano luogo atti di violenza contro gli ebrei che venivano costretti ad indossare il cappuccio dei penitenti, così da essere facilmente identificabili e quindi bersagli visibili da colpire. La chiesa e la sistematica colpevolizzazione del popolo ebraico, alleviata dalle scuse che Papa Giovanni Paolo II chiese, a nome della cristianità, per tutti i soprusi da loro subiti e in particolare per la falsità dell’accusa di deicidio.
Oggi la festa dei giudei di San fratello è essenzialmente folcloristica, un forte richiamo turistico, è pacifica e gioviale ma ancora oggetto di polemiche e contraddizioni, come la nota dell’ambasciata di Israele in Italia che la definisce una “manifestazione antisemitica di larga risonanza e di antica tradizione”.
A noi, che l’abbiamo vissuta per un po’, ha suscitato interesse e forte curiosità delle sue origini. Potremmo anche azzardarci a dire che, grazie alla sua unicità, rimette in luce la storia di quello che è stato e che non dovrebbe mai più ripetersi.
.
* Fotografa e narratrice, vive in Sicilia. Il suo blog è maratrovato.com
Lascia un commento