di Luciana Bertinato*
Si chiama “Coccinelle news” il nostro giornale di classe, un periodico di quattro pagine formato A3, progettato, scritto e illustrato da una redazione di ventidue bambini e bambine di otto anni. È un grande prato dove i loro pensieri si rincorrono e fanno le capriole insieme a tanti disegni colorati. A volte raccontano da vicino la vita dei bambini, oppure volano oltre le montagne e immaginano altri mondi dove vivono altri bambini. “Abbiamo deciso di fare questo giornale per raccontare quello che succede a scuola: le attività, le uscite, le novità. Ma anche le nostre avventure, le idee, i pensieri e gli affetti” hanno scritto i piccoli giornalisti nell’editoriale di prima pagina. “Per scegliere il titolo abbiamo votato, come fate voi grandi. Poi, con l’aiuto delle maestre, è stato progettato il menabò del primo numero. I genitori e alcuni amici ci aiuteranno a stampare le copie”.
Durante gli anni di scuola di giornalini ne ho impaginati tanti, tutti diversi e unici perché ciascuno di essi ha documentato un pezzetto di strada percorsa dalle varie classi, le soste e gli incontri fortunati, la corrispondenza con i coetanei e gli amici lontani. Ricordo con tenerezza soprattutto i primi, quelli degli anni Ottanta: “Siamo amici”, “Pollicino”, “Briciole”, stampati con il ciclostile e spediti per posta attraverso la busta e il francobollo. Anche il maestro Mario Lodi li leggeva curioso e poi trovava il tempo per rispondere ai bambini. Che sorpresa il giorno in cui dentro la sua lettera, spedita da Piadena il 5 novembre 1987, trovammo diecimila lire con le quali desiderava contribuire alle spese della stampa! “Nel vostro Pollicino – scrisse ai miei alunni in quell’occasione – ho trovato, nei testi, alcuni valori fondamentali per l’uomo civile moderno: la cooperazione invece della competizione, la pace invece della guerra, l’amore per gli animali e la difesa dell’ambiente, l’atteggiamento scientifico come conoscenza diretta della realtà. E poi i colori che sono l’espressione del vostro bisogno di felicità!”.
Oggi nella scuola primaria di giornalini scolastici di carta ce ne sono davvero pochi. Se ne trovano alcuni in formato online, tuttavia l’esperienza di pubblicare un giornale suscitando nei ragazzi il gusto di scrivere e leggere ormai sembra scomparire del tutto. Un vero peccato perché realizzare un giornale vuol dire creare un mezzo potente di espressione e comunicazione, favorire la socializzazione delle esperienze, potenziare le abilità strumentali della letto-scrittura, arricchire il lessico, coniugare il lavoro individuale con quello di gruppo, motivare alla lettura.
A volte, attraverso la corrispondenza con i lettori, comporre un giornalino può voler dire allargare l’orizzonte dell’aula per guardare lontano. A noi è accaduto grazie allo scambio epistolare con Emanuela Bussolati (llustratrice e una scrittrice, ndr) che, a proposito di colori e pazienza che scappa, qualche giorno fa ha scritto alle “Cocci”: “Ho ricevuto il vostro giornale. Mi è piaciuto perché ci sono tutti i vostri nomi e così è un po’ come conoscervi, uno per uno. E per la cura dei disegni colorati a mano. A me piacciono molto le matite colorate: hanno dei colori forti ma si possono sfumare. Si può premere di più o di meno e si ottengono segni più forti o più leggeri. Si possono mescolare i colori. tratteggiando un colore sull’altro. Insomma, sono da scoprire, piano piano, con costanza e sapienza. Ci vuole pazienza per questo. Anche la pazienza mi piace. A volte scappa… chissà dove? La inventate voi una bella storia sulla pazienza che scappa? Vi mando un po’ di semi di ravanello, che cresce sotto terra. Quindi bisogna avere la pazienza di non disturbarlo fino a quando non è passato un mesetto dalla semina. Poi però, per la gioia degli occhi, vi mando anche una bustina di semi di nasturzio o ‘cappuccina’…”.
Anche attraverso i giornalini è possibile ritrovare la gioia di trasmettere pazienza, idee e buone pratiche. Restituiamo ai bambini la parola e il disegno libero: linguaggi con i quali essi possono tornare a raccontare la vita e rappresentare il mondo con la fantasia che inventa e crea.
Fonte: La Vita Scolastica, magazine online dedicato a chi insegna nella scuola primaria. La pubblicazione su Comune-info è stata autorizzata dall’autrice.
DA LEGGERE
Abbiamo bisogno di ragionare sul senso ultimo della scuola. Servono domande difficili, pensiero critico, creatività, spazi dove mettere in comune ogni giorno sguardi diversi sul mondo. Si tratta di diffondere le occasioni dell’apprendimento nel rapporto con gli altri, la città, il tempo, creare quelle che Ivan Illich chiama “trame dell’apprendimento”
Lascia un commento