di Massimiliano Pilati*
Ci siamo, giovedì 10 maggio 2018 è ufficialmente cominciata la 91° Adunata degli Alpini, la 5° qui a Trento. Una adunata importante perché coincide con i cento anni dalla fine della Prima guerra mondiale e per questo ha nel logo una colomba bianca a richiamare lo spirito dell’appuntamento: sarà infatti, secondo gli organizzatori, l’Adunata della pace.
Nonostante il mio spirito profondamente disarmista gli alpini mi sono simpatici. In questi giorni precedenti all’adunata è stato bello incontrare caroselli di simpatici personaggi col cappello piumato, ascoltare i loro cori e cercarne di capire la provenienza in base agli accenti e ai dialetti. Hanno una felicità coinvolgente e ti viene voglia di fermarti a brindare e a cantare con loro. Gli alpini piacciono al Trentino, basta guardare le migliaia e migliaia di bandiere italiane esposte sulle case, al netto delle poche bandiere trentine sui palazzi della Provincia e del nostro presunto spirito pantirolese.
C’è chi ha sottolineato la presenza di centinaia e centinaia di fusti di birra e che sarà un appuntamento eccessivamente vocato all’alcool, ma io credo, con buona pace di chi si occupa di questa piaga sociale, che qualche eccesso sia simpatico da vedere per le vie della nostra città troppo spesso chiusa e impettita. Accogliere significa anche cercare di comprendere lo spirito che anima i partecipanti e accettare qualche esuberanza e il folclore e l’esibizionismo che qualsiasi grande raduno (si chiami Adunata degli Alpini o Dolomiti Pride) porta con sé. L’Adunata porterà convivialità, vita, contaminazione di pensieri. L’adunata degli Alpini a Trento porterà elementi positivi in una città ed un territorio che può dare e ricevere molto. Tra tutti l’impegno dei Nu.Vol.A., cioè degli ex Alpini, nel volontariato è meraviglioso, dalla piccola maccheronata di carnevale ai continui interventi di di protezione civile.
In tutto questo non posso però far tacere l’obiettore di coscienza che è in me, non posso dimenticarmi che non credo nell’utilità degli eserciti e quindi non posso condividere alcuni dei valori attinenti alla vita militare che accompagnano l’adunata. Una mia grande paura è quella, per dirla come Annibale Sansa su un quotidiano locale, che si guardi alle azioni di guerra passate e presenti più con spirito celebrativo che di ricordo e memoria. Che si mitizzi l’agire militare dei valorosi combattenti dimenticando l’orrore della guerra e anche le piccole, medie, grandi nefandezze che ogni esercito porta con sé e quindi senza cercare di capire gli errori che l’essere umano continua imperterrito a ripetere nel costruire e perpetuare le guerre nel Mondo.
L’essere umano è, ahinoi, fortemente legato al mito e alla bellezza della guerra e alla ineluttabilità di essa, quasi non vi fossero altre possibili soluzioni per uscire senza violenza fratricida dai conflitti politici e sociali. “Un terribile amore per la guerra” come sosteneva James Hillman nel suo saggio, una pulsione primaria dell’essere umano, talmente forte e dotata di una carica libidica non inferiore a quella di altre pulsioni che la contrastano e insieme la rafforzano, quali l’amore e la solidarietà. Se non ci rendiamo conto in maniera lucida di questa pulsione primordiale sarà sempre e comunque difficile per l’uomo tentare ogni opposizione alla guerra.
La venerazione che durante le adunate degli alpini si fa della bandiera di guerra e l’assoluta nonchalance con cui si portano scolaresche di bambini a impugnare allegramente strumenti di morte come pistole, fucili mitragliatori e bombe nelle cittadelle militari (presente anche a Trento al Parco ex Santa Chiara) mi fa propendere che anche durante la nostra adunata il terribile amore per la guerra sia ben presente e radicato.
Quando vedo un bambino che impugna una pistola sotto lo sguardo benevolo della sua maestra, o che mira dal cannocchiale di un fucile mitragliatore, come accaduto ieri a Trento, mi chiedo quale sia il nesso educativo di tale azione.
Capisco che sia giusto conoscere anche il mondo militare ma è veramente necessario ai fini della sua educazione che un bambino delle elementari, senza che possa realmente comprendere la grave responsabilità del dover portare una arma a “alzo zero”, la impugni sorridendo?
Articolo correlato:
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In Trentino abbiamo passato gli ultimi anni a discutere, anche animatamente, se sia giusto o meno che si insegni l’educazione all’affettività nelle scuole con relativi diverbi sulla presunta teoria gender che, secondo alcuni, la potente lobby gay vorrebbe portare nelle scuole, tanto da farne materia di legge. Nelle scorse settimane si sono spesi fiumi di inchiostro per una coppia di schützen che, giustamente o meno, voleva andare in una classe a raccontare della loro identità.
Apriamo una discussione anche su quanto c’è stato ieri a Trento o non si può perché verrebbe recepita come una critica nei confronti degli amici alpini? Non credo significhi essere contro gli alpini porre dei dubbi. Come conciliamo la colomba presente nel logo dell’adunata con quella pistola in mano ad un bimbo? Credo che se vogliamo veramente un giorno arrivare ad un mondo senza guerre sia giusto cominciare a ragionare su come educhiamo al conflitto i nostri figli.
E ora, nonostante questo, ma tenendolo ben presente, buona adunata a tutte/i noi!
*Presidente del Forum Trentino per la pace e i diritti umani..
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