Non sappiamo quanti cittadini italiani se ne siano resi conto, ma la discussione è accesa e investe associazioni, dirigenti politici, architetti, costruttori e parlamentari. C’è chi vuole leggi che pongano un freno efficace al continuo uso indiscriminato del suolo (ogni giorno sempre più cementificato) e chi invece persegue un impianto legislativo nel quale possano legittimamente rimanere diritti edificatori, compensazioni urbanistiche e utilizzo di beni demaniali.
Al centro del serrato dibattito, c’è la Proposta di legge AC/70 “Norme per il contenimento dell’uso di suolo e la rigenerazione urbana”, presentata in Parlamento il 24 marzo, primo firmatario Ermete Realacci del Pd. Altre proposte di legge, in verità, sono poi seguite. Quelle del Movimento 5 Stelle, di Sinistra Ecologia e Libertà e del WWF Italia. Va aggiunto poi anche il documento di alcuni urbanisti, con Vezio De Lucia a coordinare.
Per cercare di mettere ordine in questo scenario, visto che soprattutto in rete sale la febbre della discussione e delle reciproche accuse, alcune associazioni e alcuni coordinamenti (*) hanno convocato in giugno una “Conferenza Urbanistica Partecipata” presso la Casa dell’Architettura di Roma. All’inizio dell’incontro, erano presenti 150 persone, informate, competenti e venute ad ascoltare chi ha fatto le proposte di legge e chi le ha criticate. Presentava i lavori Anna Maria Bianchi (portavoce di Carte in Regola), poi Giuseppe Pullara, giornalista, chiamato a moderare gli interventi di Vezio De Lucia e Paolo Berdini, urbanisti, Roberto Della Seta, ex senatore Pd, tra i fondatori di Ecogreen, Massimo De Rosa, Movimento 5 Stelle e Vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera, Domenico Finiguerra, ex Sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Paolo Maddalena, costituzionalista esperto di diritto ambientale, Domenico Cecchini rappresentante dell’ Istituto Nazionale di Urbanistica ed ex assessore all’urbanistica del Comune di Roma, Edoardo Zanchini Vicepresidente di Legambiente e Stefano Lenzi Responsabile relazioni istituzionali del WWF.
Tra chi vede con favore la proposta di legge, c’è Roberto Della Seta che la difende con forza e anzi ne rivendica perfino in qualche modo la paternità. Questa legge, ha spiegato l’ex senatore, nasce anche dagli apporti di Legambiente e dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, e parte dalla consapevolezza che già da troppi decenni il nostro territorio viene consumato senza pianificazione e senza regole calmierative. Per questo basta leggere, tra gli altri, i Rapporti annuali del Centro di Ricerca sui consumi di suolo promosso dal Politecnico di Milano, insieme a Legambiente e all’Istituto Nazionale di Urbanistica. Gli ambientalisti su questo tema sono sempre stati dalla parte giusta, perché hanno iniziato a parlare di consumo del suolo oltre vent’anni fa, quando a sinistra ancora si discuteva prevalentemente, o forse esclusivamente, di come regolare l’espansione delle città.
Passando al merito di questa polemica, e a volte le polemiche possono essere utili, occorre però che alcune regole di ingaggio siano conosciute e condivise. La prima regola è che l’oggetto della polemica deve essere ben noto, la seconda è che serve un minimo di coerenza o collegamento tra i capi di accusa. Salvatore Settis e chi ha aderito alle sue critiche affermano che in questo disegno di legge verrebbe affermato il principio della monetizzazione del consumo di suolo. Se il principio a cui ci si riferisce è quello della compensazione ecologica per il quale chi consuma territorio paga molto (come chi inquina paga) allora bisogna dire che questo principio è recepito in tutte le norme già esistenti o in fieri che si propongono di limitare l’uso del suolo, non ultimo nella famosa legge Merkel del 1998, allora Ministro dell’Ambiente, da tutti celebrata come punto di riferimento a cui ispirarsi, come si trova in tutti i disegni di legge presentati al Parlamento Italiano nell’ultimo periodo. Per la prima volta in Italia verrebbe in questo modo resa obbligatoria la fissazione di un limite quantitativo al consumo di suolo (comma 5 dell’art.1) ma grazie all’introduzione di un contributo per la tutela del suolo e la rigenerazione urbana (art.2) chi costruisce su suolo cosiddetto green pagherebbe fino a tre volte di più di chi costruisce su suolo cosiddetto brown, il che smentisce l’affermazione di Paolo Maddalena secondo cui nulla si dice nell’articolato di legge del disegno Realacci sul reale ammontare del contributo. A mio avviso questo è un modo intelligente e molto avanzato di disincentivare il consumo del suolo. Semmai si può dire che la proposta può essere ancora molto timida ma per questo bisogna onestamente guardare la situazione generale e pensare che comunque molte competenze in materia sono specifiche delle Regioni.“
Tra i contrari c’è Domenico Finiguerra, ex Sindaco di Cassinetta di Lugagnano, che muove molte critiche all’impianto del disegno di legge e all’idea che sembra esserci alla base. Finiguerra considera strategico dal punto di vista strettamente politico l’appuntamento odierno. Ricorda che da quando nel 2009 il Comune di Cassinetta di Lugagnano lanciò la campagna Stop al consumo di territorio (divenuta poi la campagna Salviamo il paesaggio – difendiamo i suoli fertili) l’intenzione era proprio quella di arrivare al momento che in queste settimane si sta vivendo intorno a questo tema, un momento nel quale la politica, il Parlamento, il legislatore si sentissero interpellati dall’opinione pubblica e fossero chiamati a rispondere al bisogno di decisioni immediate nella chiarezza dell’obiettivo: la terra al centro come elemento non rinnovabile.
L’unica proposta di legge possibile deve dire che un bene come la terra non può essere monetizzabile, anche se fosse pagata 10 volte di più di quanto potrebbe essere pagata oggi da chi costruisce. Non è più possibile mantenere in questo senso spiragli legislativi, non occorre un qualsiasi straccio di legge purché sia. Oggi l’opinione pubblica su questo concetto è maturata e una legge che fermi da subito il consumo del suolo senza lasciare aperte possibili contrattazioni verrà colto come una legge necessaria, moderata e ragionevole per poter consegnare alle future generazioni un paese vivibile. E’ importante che i Comuni non debbano più sottostare al ricatto dei soldi derivanti in gran parte dai diritti edificatori, consumando il bene più prezioso dei cittadini amministrati. E’ sovversivo correre ancora su questo treno che continua a costruire.
Intervista a Salvatore Lo Balbo, segretario Nazionale della Fillea Cgil
Abbiamo poi chiesto a Salvatore Lo Balbo, segretario Nazionale della Fillea Cgil con Delega su Infrastrutture e Territorio:
Si capirà mai una buona volta che il futuro degli imprenditori e dei lavoratori dell’edilizia sarà sempre meno quello di costruire e sempre più quello di manutere, riutillizzare e riconvertire all’efficienza energetica ciò che si è già costruito?
Più che pensare a cosa fare nelle città o come costruire nelle città occorre mettere dei paletti fermi sul consumo del suolo e sulla tutela del territorio. Le cose non sono mai automatiche, non è un problema di buona volontà. Quando un metro quadrato di terreno costa 10 e l’appartamento il capannone arriva al prezzo di 5.000 la buona volontà non serve. Noi siamo dell’idea che deve esserci una normativa precisa con l’obiettivo di consumo di suolo zero entro un certo periodo, con delle tappe intermedie. Ma già oggi, anche senza normativa, i Comuni possono fare molto. Un Comune liberamente può decidere di dire 10, 50, 100% in meno di consumo di suolo. L’Italia al momento consuma 100 ettari al giorno, quindi l’idea di una legge nazionale, fatta non per l’urbanistica ma per il suolo, è necessaria, in modo da costringere tutti a riutilizzare l’esistente. Nel frattempo gli Enti locali possono già tranquillamente operare scelte importanti in tal senso. Un esempio è la Provincia di Torino che ha fatto una delibera che limita fortemente il consumo di suolo, impedendo ad esempio la costruzione di un centro dell’IKEA su 18 nuovi ettari di terreno e chiedendo che il progetto venisse spostato su un territorio già costruito e in disuso. Quindi chi è convinto lo faccia subito, l’impressione però è che pochi Sindaci o Presidenti siano davvero convinti.
Infine abbiamo posto due domande anche a Cristiana Mancinelli, Referente per Roma del Forum “Salviamo il Paesaggio”
Secondo voi cosa non va nella proposta di Legge AC/70
La proposta di Legge AC/70 il cui primo firmatario è Realacci è uno dei motivi per i quali abbiamo costruito questa iniziativa. La lettura della legge inizia nel modo più piacevole, con enunciati più che condivisibili ma nei punti 5/6/7/8/9 scivola nella urbanistica contrattata, quindi si parla di diritti edificatori, compensazioni e quant’altro. La legge ha fatto il giro d’Italia, ha suscitato forti proteste, Salvatore Settis ha scritto su Repubblica un articolo di allarme, Paolo Maddalena, giurista, ne ha scritto un altro e così via, l’agitazione dei comitati ha preso piede e allora si è ritenuto necessario creare un momento come questo per sentire tutte le opinioni su questo argomento. Noi al momento perseguiamo l’obiettivo di un fermo nazionale al consumo del suolo, anche per capire cosa c’è, in che situazione siamo. Il Forum ha lanciato anche un censimento degli edifici vuoti e inutilizzati
Secondo voi gli imprenditori edili capiranno prima o poi che il loro futuro sarà sempre meno quello di costruire e sempre più quello di manutere, riutillizzare e riconvertire all’efficienza energetica ciò che si è già costruito?
Fino allo scorso anno nessuno parlava di consumo del suolo, nelle ultime campagne elettorali invece sembra essere diventato l’obiettivo di tutti. Ci sono dei forti segnali in questo senso, rappresentati anche dal Segretario di FILLEA CGIL che si sta concretamente occupando di come risolvere la questione economica che riguarderà i posti di lavoro del settore in questo senso, perché in realtà oggi costruire nuove case, oltretutto, abbassa il valore delle case già esistenti, quindi rischiamo davvero di arrivare al punto di non ritorno
* Hanno organizzato questo incontro: Carte in Regola, C.A.L.M.A., Cittadinanza Attiva, Consiglio Metropolitano, NO a Roma Capitale del cemento, Forum Salviamo il Paesaggio
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