
L’essere umano incorpora un’esperienza di milioni di anni, da quando l’universo si è formato. Per chi è credente, egli risponde al “Fiat lux“ divino e assorbe in tale economia “cosmoteandrica” un senso e un tracciato. Da dove veniamo, verso dove andiamo? Nello spessore povero delle nostre parole umane, semplicemente umane, si può rappresentare ciò attraverso la missione che divinità di tante etnie (1) hanno assegnato ai rispettivi popoli (“eletti”), o rappresentare, in maniera ravvicinata o più prossima, con la voce della madre generatrice che chiama (introduce) ognuno alla vita. Nel luogo-spazio di ogni singola esistenza, in quello stesso segnato da ciascun popolo e da tutti i popoli per il divenire storico, si svolge l’epopea umana. Anzi di più: se si rapporta la Vicenda (sintesi di tutte le vicende) alla dinamica (δυνάμις) di ogni più piccola componente vitale del cosmo, si va in sincronia con il verso della “storia del cosmo“. L’uomo ha introiettato da altri e, a sua volta, renderà ad altri.
Io non so se riesco a condividere del tutto l’interpretazione che se ne dà nel testo, pubblicato su Comune, di Gian Andrea Franchi – Tempo, narrazione e politica -, dove si assegna la definizione di “narrazione” a ogni segmento di questa vicenda umana, quando popoli interi – e fra essi il popolo occidentale, nel quale ci collochiamo – hanno inscenato la loro “visione del mondo“, la loro Weltanschauung. Sottolineo con Gian Andrea Franchi che la pregnanza del termine “narrazione“ è correlata al senso che Walter Benjamin seppe assegnarle (Il narratore in Angelus Novus), rimarcandone la valenza esistenziale: di storia non conclusa, in transizione. Nella storia, nell’agone storico, io mi preoccupo di sottolineare il rapporto tra le forze e le idee, il tessuto delle volizioni umane. Non c’è dubbio, comunque, che, se si sta al carattere non chiuso, non concluso, invece dinamico e aperto, proiettato in avanti, inscritto nella narrazione benjaminamente concepita, si riesce a rendere il “volume“ delle fasi storiche. Ad essa guarda Franchi per evidenziare il progetto portato avanti in ciascuna epoca. Io parlerei di speranza di cambiamento. Da questa sponda si reagisce negativamente, sorpresi dal calare: delle energie, della spinta propulsiva verso il futuro, un futuro; quando, come oggi, si vive nella saturazione o nella distopia o nella supinità “caramellata“ del consumismo o nel conformismo con adeguamento, implicito o esplicito, a un piano di esecuzione della vita, modellato per via matematico-economica. Le idee-risorse, ali del volo a mutare condizione, “possibilità“ del dialogo, linfa della comunicazione, affievolendosi si sono rarefatte, a causa di una malintesa guerra alle ideologie. Così interpreto lo scenario dell’attuale “fascismo sociale“ indicato nel testo di Franchi.(2)
Ma, a riprendere il filo, ad attingere al dinamismo della narrazione cosmica, non si può non osservare che a un declino corrisponde una sorgenza. Il sorgente (3) è nel popolo migrante. In esso s’incistano le cellule creatrici di futuro, in funzione di baldanza, di “temerarietà pensata“, di speranza nascente, di embrione di futuro. Devo così osservare che la fatidica globalizzazione, vissuta fin qui nel disegno concepito dal capitalismo, cambiando soggetto si invera. Esce dall’impasse, da un continuo girare a vuoto – che porta i nomi stantii di “crisi e riprese“ – per andare nel mare aperto dell’avvenire.
Sui migranti e sui loro sogni di speranza leggi anche lo straordinario articolo di John Holloway Discorso senza nome, raccolto nel quaderno BENVENUTI (scaricabile gratuitamente). Così come i migranti, per inseguire i propri sogni, attraversano mari, fiumi e deserti, così noi dovremmo ribellarci alla realtà della dominazione che impone di condannare ogni speranza
A conferma della argomentazione sviluppata inserisco in coda un altro articolo (4) di Elena Cattaneo che riporta risultati della osservazione dei primati, attestanti un comportamento sociale, improntato alla cura dei simili (in concreto dell’altro). A mio giudizio c’è concordanza con la tesi sostenuta.
Note
(1) Intendo in questo apparente politeismo filtrare un sostanziale monoteismo.
(2) Non conosco l’esatta interpretazione dell’autore, ma dal mio punto di vista fascismo sociale si deve intendere come una contesa di bande o di corporazione.
(3) Consentitemi lo scambio di articolo. Voglio sottolineare proprio la soggettività.
(4):

Rosario Grillo, per molti anni insegnante di filosofia in un liceo, collabora al blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica ed estetica Persona e Comunità.
Ha aderito alla campagna Dieci anni e più:
Omaggio all’idea di cooperazione
Condivido molte delle dotte riflessioni dell’amico Grillo. Amplierei lo sguardo ai meccanismi socio-politici internazionali che quelle speranze, quei sogni, quei futuri desiderabili soffocano alle radici. Mi riservo un contributo più approfondito.