di Saverio Tommasi
Il 20 giugno è la giornata mondiale del Rifugiato. Sembra una barzelletta e invece è un tragico dramma. Vi racconto una storia di un paio di giorni fa, che va benissimo anche per oggi, e temo anche per domani.
Due uomini, in fuga da una vita che probabilmente non valeva la pena di essere vissuta, si sono nascosti nel vano carrello di un aereo della British Airways. Hanno volato per 13mila chilometri. Undici ore passate nella stiva di un Boeing 747 aggrappati al carrello di atterraggio. Mancanza di ossigeno e freddo fuori dalla concezione umana.
Quando il carrello dell’aereo si è aperto, una manciata di minuti prima dell’atterraggio, conoscete queste procedure, uno dei due è precipitato di sotto, ed è atterrato sul tetto di una casa di Richmond, un quartiere a sud di Londra. È morto sul colpo, probabilmente anche prima, mentre cadeva. Ancora non sappiamo il suo nome.
Il suo compagno di viaggio invece ce l’ha fatta. Anche le sue mani erano congelate, anche le sue dita erano insensibili al freddo, ma è rimasto aggrappato e ora è ricoverato in gravi condizioni in ospedale, ma è vivo e forse ce la farà.
Rimane un “forse”, certo, ed è qui che sta la parte più drammatica di questa storia. Cioè il senso del raccontarla. Ecco, per me il senso è che non ha senso (scusate il gioco di parole), raccontare queste storie se lo scopo è disincentivare le partenze. Perché nonostante tutto, e nonostante molti, qualcuno, ogni tanto, ce la fa. E chi scappa da una vita che non vale la pena di essere vissuta vede quel forse e ci legge speranza. E allora cerca di coglierla, quella speranza, ed è pure comprensibile, e fa pure bene, perché la nostra idea “ma così rischia la vita” è un’idea da occidentali che tutto sommato stanno bene, mentre l’unica idea giusta è la sua, quella di chi parte: “parto perché voglio provare a salvare la mia vita“.
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* Attore, scrittore, blogger, Saverio Tommasi è nato a Firenze e ama raccontare storie. “Il mio mestiere – scrive nel suo sito – è vivere le storie… Sul campo. Sul palco, attraverso una telecamera o un libro. Mostrare ciò che non si ha interesse a disvelare”. Quali storie? “Storie scomode. Voglio alzare i tappeti e raccogliere la polvere”. Ha scelto di inviare i suoi articoli a Comune con molto piacere.
DA LEGGERE
NON SI PUÒ IMPEDIRE IL VOLO DELLE RONDINI
“I migranti di Ventimiglia ci hanno spiegato che si può attraversare mondi inseguiti da guerra e fame, superare mari, oceani, e restare umani. Ci hanno insegnato che non si può dire di no al migrare come non si può impedire il volo delle rondini …. Che è semplice: tra Ventimiglia e Mentone c’è la stessa aria, lo stesso mare, lo stesso cielo …. Loro sono il frutto delle vostre guerre, delle vostre speculazioni economiche, del vostro colonialismo, ma sono un frutto dolce, ribelle e quieto. Loro sono ciò che non vi aspettavate, perché armati solo di qualche scoglio, pochi vestiti, null’altro, hanno creato un luogo dove lo spazio non esiste, tra Francia e Italia, un luogo dove pesa solo il valore dell’essere umano ….”. 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato: presidio-assemblea in piazza della Stazione alle ore 14 con il Presidio Permanente No Borders Ventimiglia
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