Come aumentare la consapevolezza dei gruppi e abitanti attivǝ del quartiere sulle dinamiche di potere che esistono nella governance di qualsiasi gruppo o rete? L’Ecole des communs, realizzata nel quartiere La Chapelle di Parigi e negli spazi della radio di comunità RAPTZ, ha costruito un percorso di grande interesse durato 18 mesi e articolato in 5 cantieri-scuola. Ha permesso alle persone partecipanti di rendere il proprio quartiere uno spazio di ricerca vivo, dove la vita quotidiana è stata portata all’analisi delle dinamiche di potere attraverso i temi proposti. Inoltre, la restituzione su pratiche internazionali, che hanno lavorato in maniera virtuosa sulla dimensione della governance esplorata, ha consentito di ampliare l’immaginazione politica del come può essere ciascun aspetto della governance nel proprio spazio, gruppo o addirittura quartiere. Adesso si guarda a un orizzonte europeo
1. Introduzione
L’Ecole des communs (Scuola dei commons) è un progetto sulla governance dei commons, realizzato nel quartiere La Chapelle di Parigi e negli spazi della radio di comunità RAPTZ. Con il finanziamento della Fondazione Paris Habitat e il coordinamento di Remix the Commons, il quartiere è stato il laboratorio con cui speriamo di aprire una discussione europea sull’autoformazione tra i commons.
Il nostro approccio politico ha tematizzato la governance in senso esteso, come spazio della vita collettiva che va oltre le strutture e i processi decisionali formali. Abbiamo voluto visibilizzare tutte le componenti del governo dei beni comuni: gli accordi, le negoziazioni e le dinamiche che i gruppi creano per funzionare e affrontare le tensioni tra la macro-politica (visioni politiche, valori, scopi, programmi…) e la micro politica (dinamiche di potere quotidiane nei processi di convivenza, nella logistica delle organizzazioni e dei gruppi, nelle strategie decisionali, nelle condizioni materiali delle nostre pratiche, etc.). Così abbiamo articolato la scuola in cinque cantieri (chantiers) su: coinvolgimento deǝ abitanti, tempo, risorse, spazi e narrazioni.
Al centro è stato messo il lavoro di cura sotteso al fare comune, contro la sua costante svalorizzazione da parte del sistema capitalistico.
2. Obiettivo
La riflessione è stata rivolta ai gruppi che sono attivi nel quartiere, ma anche alla generalità dei movimenti dei commons, come continuazione dei discorsi che questi ultimi conducono sul tema.
In particolare, l’obiettivo dell’Ecole des Communs è stato aumentare la consapevolezza dei gruppi e abitanti attivǝ del quartiere sulle dinamiche di potere che esistono nella governance di qualsiasi gruppo o rete. Inoltre, la scuola ha voluto accrescere la consapevolezza della propria agency e la possibilità di incidere sulle dimensioni che consentono di decostruire e rimanere allerta su tali relazioni di potere, provando quindi a praticare strutture di governance più orizzontali e inclusive.
Il percorso ha anche avuto come obiettivo la creazione di uno spazio di collaborazione tra saperi attivisti, accademici e di rete a diverse scale finalizzato alla ricerca di possibili strategie per far fronte a difficoltà/sfide nell’implementazione e definizione di strutture di governance che abilitino il fare comune in un’ottica di redistribuzione di potere, mutualismo e utilizzo di metodi decisionali orizzontali e non gerarchici.
Infine, si è deciso di curare il programma di ciascun cantiere utilizzando metodologie di base femminista (con speciale attenzione alla visibilizzazione delle dinamiche di potere invisibilizzate). Lo scopo è stato lasciare come legacy un insieme di strumenti utilizzabili in diversi contesti e da chiunque voglia avviare e ampliare le riflessioni sulla governance attraverso i temi proposti. Questi strumenti dovrebbero servire a visualizzare e riflettere individualmente e collettivamente sul proprio posizionamento rispetto alle dimensioni della governance che sono state esplorate. L’intenzione è stata dunque anche di rendere esplicite le scelte di governance fatte dai partecipanti nei propri spazi o gruppi, e in particolare anche rendere esplicite le dimensioni sulle quali si pensa di non aver fatto delle scelte, ma che abilitano abusi di potere.
3. Metodologia
L’Ecole des communs è stato un percorso durato 18 mesi che si è articolato in 5 cantieri-scuola. Il focus di ciascun cantiere è stato una diversa dimensione della governance.
I temi affrontati sono stati:
– SE REJOINDRE, SE RACONTER (INCONTRARSI, RACCONTARSI):
focus sulla comunicazione, l’outreach e la accoglienza per raggiungere le persone del territorio e coinvolgerle in processi democratici e di partecipazione nel quartiere
– MONEY OR NO MONEY:
focus sulle risorse condivisibili e la sostenibilità delle esperienze e dei gruppi attivi nel quartiere
– LE TEMPS DU CARE (TEMPO DELLA CURA):
Focus sulle dinamiche di potere nei gruppi e i processi di riproduzione sociale
– L’ESPACE EN COMMUN (FARE LO SPAZIO IN COMUNE)
Focus sulle sfide e le paure legate all’abitare e usare spazi in comune e all’aprire il proprio spazio all’uso collettivo
– UN QUARTIER EN COMMUN! CREATION D’UNE FANZINE COLLECTIVE (UN QUARTIERE IN COMUNE! CREAZIONE DI UNA FANZINE COLLETTIVA)
Focus sulla restituzione del percorso dei 5 cantieri attraverso la creazione di una fanzine come strumento di narrazione a più voci.
La metodologia dell’Ecole des communs ha proposto di mettere l’accento sul processo come fonte di conoscenza oltre a presentare strumenti e domande di ricerca, che permettessero alle persone partecipanti di visualizzare le dinamiche di potere presenti in ciascuna delle dimensioni della governance esplorate.
L’intero percorso si è collocato in un approccio di ricerca azione che ha messo l’accento sulla costruzione collettiva dei saperi nei cantieri-scuola, intendendo ciascun cantiere-scuola come un momento contemporaneamente di produzione e diffusione dei saperi.
In questa linea, ciascun cantiere-scuola ha previsto lo sviluppo di una ricerca nel quartiere riguardo alla dimensione della governance esplorata, oltre a una ricerca di pratiche ed esperienze estere su quel tema. La ricerca nel quartiere, fatta dalle stesse persone che lo abitano, ha permesso al percorso di creare una lettura aggiornata sul territorio attraverso la lente della dimensione di governance proposta. Questo ha permesso alle persone partecipanti di rendere il proprio quartiere uno spazio di ricerca vivo, dove la vita quotidiana è stata portata all’analisi delle dinamiche di potere attraverso i temi proposti. Inoltre, la restituzione su pratiche internazionali, che hanno lavorato in maniera virtuosa sulla dimensione della governance esplorata, ha consentito di ampliare l’immaginazione politica del come può essere ciascun aspetto della governance nel proprio spazio, gruppo o addirittura quartiere.
Nella parte laboratoriale abbiamo usato tanti strumenti, emersi dalla collaborazione con diverse ricercatrici da diverse parti d’Europa (si ringraziano, in particolare – e nell’ordine dei cantieri-scuola – Silvia Cohn, Monica Garriga, Cecilia Nessi, Marie Moïse, Adèle Onillon). Ad esempio, abbiamo realizzato passeggiate critiche, giochi di ruolo per riflettere sulla gestione (condivisa o meno) degli spazi in connessione con il quartiere, workshop sul tempo della cura, un gioco da tavola sulla sostenibilità in senso ampio delle risorse comuni (per più dettagli su ciascun cantiere scuola vedere la zine in lingua francese del progetto: https://fanzine.ecoledescommuns.cc/).
4. Linguaggi
Un’attenzione particolare è stata dedicata alla scelta degli strumenti di comunicazione per la diffusione dei saperi e le conoscenze generate attraverso la realizzazione di ciascun cantiere-scuola. Partendo dal desiderio di poter costruire il racconto corale di quanto é stato fatto insieme alle persone che hanno partecipato, si è scelto di esplorare due linguaggi che potessero essere più accessibili e adatti a un racconto collettivo, rispetto a un tipico report del processo. La radio e una zine collettiva sono stati scelti come formati da esplorare per raccontare in maniera collettiva e diffondere, oltre la fine del progetto, quanto fatto durante i cantieri.
Come risultato di un laboratorio, il progetto ha creato una zine digitale che riporta quanto creato in una zine fisica (link alla zine: https://fanzine.ecoledescommuns.cc/). La zine ci ha permesso di riportare, in maniera collaborativa e con chi aveva partecipato, il processo di produzione di conoscenza dei cantieri. La giustapposizione di immagini e testo che offre il formato ci ha offerto molteplici opportunità di comunicazione e di espressione individuali e collettive.
I podcast radio, invece, hanno permesso alle persone di esprimere un proprio pensiero sull’andamento di ciascun cantiere, lasciando una traccia anche della lettura in itinere dell’esperienza di realizzazione e partecipazione a ciascun cantiere-scuola (i podcast sono disponibili sul sito della Radio RAPTZ). Il format di dialogo proposto nei podcast ha permesso alle persone di registrare i propri commenti in un format di dialogo quotidiano, che metteva al proprio agio le persone e creava un’importante testimonianza delle riflessioni fatte in un momento vivo della realizzazione del cantiere.
5. Punti aperti
L’Ecole des communs si è concentrata sull’emersione di pratiche, metodi e strumenti che emergono nel quartiere La Chapelle, nonché a livello internazionale, per supportare una governance aperta alla creazione di reti orientate alla costruzione di beni comuni.
In confronto con la parallela Ecole des communs de l’alimentation (scuola dei commons dell’alimentazione), finanziata dalla Fondation de France, abbiamo riconosciuto alcune questioni e sfide che ci si pongono.
La prima è la temporalità, cioè cosa lascia nel tempo la nostra iniziativa e dunque se e come sia opportuno passare da un insieme di eventi di formazione – come è stata la nostra scuola – a un accompagnamento dei commons sul territorio.
La seconda è la documentazione, come ulteriore discussione necessaria sul ragionamento circa i linguaggi per la trasmissione dei saperi e la diffusione.
Infine, il legame con gli spazi e la configurazione dei luoghi che sono a disposizione per la scuola, arricchendone i contenuti e le modalità.
Arriviamo al termine di un percorso che non nasconde i suoi fallimenti, perché da essi ha imparato la necessità di porsi sempre più in ascolto della comunità, dei suoi ritmi e delle sue pratiche. Al tempo stesso, la domanda che ci portiamo è quali metodi e quali strumenti consentano alle organizzazioni di comunicare e solidarizzare trasmettendo conoscenze collettive tra loro. Lezioni che speriamo di raccogliere chiamandoci a una progettazione, condivisa con altri movimenti, di una scuola dei commons a livello europeo.
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