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Facciamo rete in modo diverso

JLC
30 Novembre 2019

Oggi la redazione di Comune a Roma ha ospitato l’assemblea della Rete di cooperazione educativa (Rce). Una bella mattinata per mettere in comune intorno a un tavolo tante cose: idee, appuntamenti, alfabeti da reinventare, voglia di imparare dalle ricchezze e dalle fragilità che accompagno la vita di ogni rete, pedagogie della memoria da proteggere, campagne da sostenere (a cominciare da quelle sullo ius soli e sullo ius culturae raccontate da Franco Lorenzoni), antifascismo da nutrire ogni giorno in modi diversi dentro e fuori le scuole, radicamento territoriale da coltivare, anche qualche disegno (nella foto il “Villaggio colorato” nato un’idea di Fuad Aziz, artista curdoiracheno, durante l’incontro di Rce di Macerata per ribaltare il grigiore di ogni guerra, come quella nel Rojava) e, naturalmente, cibo buono.

Prima e oltre i verbali e i bilanci (orientati da autofinanziamento e mutuo sostegno), in realtà l’assemblea è cominciata venerdì in un laboratorio con i bambini e le bambine di Bosco Caffarella, lo straordinario asilo immerso in uno dei parchi più belli di Roma. Già, perché questa bizzarra rete si ostina a rimettere in discussione principi e pratiche dell’educazione come azione politica e senza avere un’etichetta da vendere (qui Mario Lodi, Don Milani, Montessori, Celestin Freinet, Gianni Rodari, Alberto Manzi… restano scrigni da “aprire” per cambiare il mondo, non marchi per il mercato o maschere per creare identità): per questo abbassarsi all’altezza dei bambini resta un esercizio privilegiato per chi cerca di guardare il mondo dal basso.

Anche noi abbiamo raccontato un po’ di cose: ad esempio delle nascenti piccole redazioni in alcune scuole romane (progetto Scappare) con il quale Comune accompagnerà nei prossimi mesi i percorsi delle scuole aperte e partecipate e di educazione diffusa (non solo a Roma); di quaderni web da fare insieme a Rce e alla Rete dei Comuni solidali sulle migrazioni spiegate ai bambini; di eventi dedicati alla formazione, diversi per contenuti e forme (tra incontri de visu e appuntamenti on line).

Certo quello che fa una realtà come Rce difficilmente diventa notizia e i frutti spesso per germogliare hanno bisogno di tempo. Del resto ha scritto un altro compagno di strada della rete, Gianfranco Zavalloni, si tratta di non diventare schiavi del mito del tempo reale costruito da mercanti, media e istituzioni:

“Sapremo piantare una ghianda o una castagna sapendo che saranno i nostri pronipoti a vederne la maestosità secolare?”.

Commenti

  1. Emanuela dice

    30 Novembre 2019 a 21:15

    Bellissima giornata condivisa, venerdì all’asilo nel bosco alla Caffarella. Sentirsi accolta da “tutti”, che non sei l’ultima arrivata, la straniera (è evidente il mio accento veneto)… è vera esperienza di cittadinanza attiva. Ho ritrovato quell’ambiente rispettoso della relazione di bimbi e bimbe e natura, come lo era nei primi miei anni nella scuola… e quanto mai è urgente oggi. Ho scoperto che ho ancora la veloce capacità di imparare i nomi… anche nella varietà delle provenienze… Dodo e Charlie, Noah e Greta, Ella e Elena, Adele e Cleo, Athos e Nino, Maia e Stella… e il cucciolo Elliot… Vederli giocare, relazionare tra loro, mi ha ulteriormente confermata (se ce ne fosse stato bisogno) del potenziale di una comunità educante dove “le età” interagiscono… dove i ruoli si alternano, dove ci si sente riconosciuti e si riconosce… altra esperienza di cittadinanza attiva. Ho nuovamente percepito la nostalgia di queste relazioni quotidiane (mi era accaduto anche nei giorni precedenti)… e sono perciò grata a Dimitri (con cui abbiamo condiviso storie, anche di sofferenza, vissute negli anni nella scuola) e a Francesca (da tempo desideravo vedere il loro asilo… e lei me l’ha reso possibile). Grazie a tutti voi. Qualcuno, nel leggere i nomi, si sarà accorto che ne ho tralasciato uno: Luca. E il motivo c’e, anche qui non poteva mancare una di quelle numerose vicende che hanno resa ricca la mia vita nella scuola, un storia di relazioni… molto personali.
    Beh, anche qui ho trovato… un innamorato di 5 anni. Ho sperimentato la comunicazione tra pari (favolosa), la possibilità di essere se stessi senza un ruolo da ricoprire e senza pretese da ambo le parte (rilassante)… un riconoscersi nella relazione.
    Quando tutti se ne sono andati, rimasti soli noi due (Francesca riordinava e la mamma ancora non c’era) mi ha chiesto: “Quando torni?”. “Spero presto” gli ho risposto. “Non venire il prossimo anno, perchè non ci sono più!” E per essere sicuro che torni mi ha invitato per il 9 maggio… alla festa del suo compleanno. Vedrò di non farlo attendere: parola data!
    Questo mi manca della scuola: il tesoro custodito nelle relazioni! E anche questo accade nella Rete.

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