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Elogio della sconfitta

Gianni Marconato
07 Novembre 2015
I lettori di Comune la conoscono bene: Rosaria Gasparro non è solo una bravissima maestra elementare ma anche una promotrice di attacchi poetici e un’artigiana della scrittura. Il raccontare, per lei, diventa spesso  l’arte con cui nutrire una società diversa (qui sono leggibili i suoi articoli). Del resto, i suoi interventi, sempre molto letti, mostrano una profonda pedagogia critica. In queste settimane Rosaria è stata “vittima” di un apocrifo virale diventato un plagio e che, attraverso ripetuti e maldestri ruba-e-incolla, ha portato ad attribuire a Pier Paolo Pasolini un suo splendido scritto di mesi fa sul valore della sconfitta. Stravaganze del web

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di Gianni Marconato*

Rosaria Gasparro, un nome da tenere bene a mente, una maestra elementare di grande valore, “vittima” di un apocrifo virale diventato un plagio e che attraverso ripetuti e maldestri ruba-e-incolla ha portato ad attribuire a Pasolini un suo scritto di mesi fa (gennaio, nel giorno del mio compleanno!) sul valore della sconfitta.
Ricopio qui il testo originario e un lungo commento che Rosaria ha fatto in un mio rilancio del testo …pasoliniano
Elogio della sconfitta
Questa la citazione di Pasolini che Rosaria aveva inserito nel post originario
Citazione Pasolini
Il commento di Rosaria che rende ancor di più il significato e la portata pedagogica dell’attenzione alle dinamiche della sconfitta e al loro influsso sulla costruzione della personalità:
Una riflessione sulla sconfitta come possibilità da esplorare, per sdoganarla dalla negatività dell’accezione e agirla nella sua doppia dimensione di formazione e di liberazione dall’ossessione del successo e dalla sindrome del migliore. Un carico insopportabile che produce ansie, frustrazioni, presunzioni, individualismi, competizione. Solitudini.
Come maestra conosco il potere dell’errore, la sua carica creativa e il ridimensionamento di ogni delirio d’onnipotenza. Lavorare sulla dimensione della fallibilità, in un mondo assillato dalla perfezione e dalla vittoria, ci permette d’ imparare l’umanissima arte del perdere e paradossalmente ci rende meno vulnerabili nella nostra ricerca di vita. Perché ogni giorno perdiamo qualcosa, ma sarebbe terribile perdere sé stessi, perdere la relazione con la vita, degradarla nel considerarla una partita dove si vince o si perde.
 .
Per chiudere la mia riflessione citavo un pensiero di Pasolini. Ed è stato subito un copia e incolla compulsivo. Un rubi e fuggi in cui sono sparite le virgolette e le persone “nessune”. Sono scomparsa io e il tutto è stato attribuito a Pasolini. Divertente. In genere il plagio è al contrario. È così che è nato un apocrifo che è diventato virale. Ho provato a contattare i siti, le pagine Facebook, i blogger (qualcuno ne ha fatto il suo articolo), i giornalisti e gli studiosi di Pasolini (sic!) per segnalare il falso. Senza successo. Sono grata a Lucia Senesi per il suo contributo di luce. D’altronde basta leggere Pasolini e chiedersi come mai prima del 23 gennaio 2014 in rete non ci fosse questa piccola riflessione. D’altronde di sconfitta parlavo e del valore sotteso di sentirsi nessuno, e questo è quanto è accaduto.
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La maestra Rosaria G.
.
Dopo averlo commentato come fosse un testo di Pasolini (tutto sommato, credibile come pasoliniano) lo  ho letto e riletto sapendolo scritto da una maestra, da una grande maestra, e lo ho trovato di grande e rara potenza educativa.
Lavorare sulla sconfitta, ma anche sulla non ricerca della vittoria, del successo, è un’operazione di grande umanità a cui tutte le persone dovrebbero essere sensibilizzate. Avremo persone migliori, più vere, più vive, più felici.
Ne farei tema di un percorso didattico e inserirei la gestione della sconfitta tra le skill life riservandole un posto d’onore nella nuove competenze chiave di cittadinanza (scusatemi questa chiusura decisamente prosaica e volgare che ci riporta all’arida meccanica dell’apprendimento ministerializzato).
.
Pubblicato originariamente su giannimarconato.it
*Laureato in psicologia, Gianni Marconato ha sempre lavorato nel mondo della formazione e dell’istruzione. Cura diversi blog. Il suo ultimo libro è “Ambienti di apprendimento per la formazione continua” (Progettare formazione continua, un ipertesto per la flessibilità cognitiva, Guaraldi editore)

Commenti

  1. Rosaria Gasparro dice

    8 Novembre 2015 alle 20:05

    Con un misto di gratitudine e d’imbarazzo mi trovo riconosciuto uno scritto perdente, perduto nel brulicare della rete. La gratitudine va da sé alle persone sconosciute che hanno sentito la forza di una riflessione semplice quanto ovvia – per la vincibilità diffusa di ognuno di noi nei giorni qualunque, per l’esito finale di ogni esistenza – ma anche per la volgarità del successo, comunque accidente transitorio. Sono convinta della forza della sconfitta, che ci riporta a noi stessi, a quello che si-amo, che non ci annulla, ma ridisegna con sapienza il nostro profilo nel chiaro e nello scuro. Ci ricompone senza cupidigia.

    La gratitudine va a chi ha trovato credibile la mia autenticità. Troppo onore. E qui è l’imbarazzo. Onore è una parola che mi piace poco, per le sue connotazioni mafiose, con le cosche che ne hanno saccheggiato il significato; per le sue implicazioni militari, con i picchetti e le medaglie, con la patria, gli altari e le famiglie, con i delitti, con la politica degli onorevoli. Non so riabilitarla come fa Saviano. Mi piace la parola «valore», quel possesso minimo di capacità, coraggio e desiderio che serve per esporsi ai pericoli e alla bellezza della vita, per farne il fondamento senza mercato. Il valore affettivo di ogni persona che solo dopo, con le scelte e i gesti, diventa effettivo.

    In definitiva si tratta di andare non solo oltre la vittoria ma anche oltre la sconfitta e vivere la propria umanità senza categorie, lasciando semplicemente accadere la vita. Grazie per questo ritorno che mi muove con voi.

    Rispondi
  2. alberto grotti dice

    20 Dicembre 2016 alle 08:22

    LEI MI HA FATTO RIFLETTERE SU QUANTO POCO VALGA ; LA GLORIA,L’ARRIVISMO,LA COMPETIZIONE,LE CARICHE, L’INGIUSTIZIA….

    TUTTE LE COSE INVENTATE DAGLI UOMINI , I QUALI NON SI RENDONO CONTO DELLE INFINITE TRAGEDIE .CHE SONO DI FRONTE A LORO

    Rispondi
  3. dino mengucci Panta Rei dice

    5 Giugno 2018 alle 16:21

    molto interessante

    Rispondi

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