Sai Gessica? Oggi il prof in laboratorio ci ha fatto un discorso importante. Almeno a me lo è sembrato a guardare le facce dei nostri compagni maschietti, molto meno “tonne” del solito, credo di non sbagliarmi. Tutto è cominciato quando Michele si è rivolto a Bruno che stava cercando senza riuscirci di trattenere le lacrime per il 3+ preso a matematica dicendogli “Falla finita! Sembri una femminuccia!”. Il prof allora si è fermato un attimo in silenzio, poi ci ha detto che oggi avremmo fatto un’altra lezione, ma forse ancora più importante per tutti, anche oltre la Chimica.
Ci ha detto che avremmo preparato l’attrezzatura di vetro che ciascuno poi avrebbe usato per tutto il corso di laboratorio. Ha dato a ciascuno dei tubicini di vetro, belli lunghi, che dovevamo tagliare e poi mettere sul Bunsen per riscaldarli all’incirca nel mezzo finché non si sentisse il vetro morbido. Allora andava tirato per l’estremità con decisione per farlo allungare. Alla fine, tagliando il tubo nel punto più stretto sarebbero venuti due bei contagocce che avremmo usato tutto l’anno mettendo una pompetta di gomma all’altra estremità. Però il prof aveva in testa qualcos’altro, l’ho capito perché ci ha interrotto subito con domande che non c’entravano molto con il procedimento che dovevamo fare. Ci ha chiesto qual è secondo noi la caratteristica principale del vetro e noi a bomba abbiamo risposto che è trasparente e fragile (bella forza, lo sanno tutti!).
“E secondo voi qual è la caratteristica opposta alla fragilità?” chiede il prof. Arturo risponde per primo: “La durezza!”. “No, risponde il professore, l’opposto è la duttilità, quale delle due caratteristiche vi piacerebbe avere voi? Essere fragili oppure duttili?”. Tutti abbiamo risposto la duttilità, essere fragili fa paura ho detto io. Lui ha sorriso e ha detto che essere duttili non sempre è positivo. Significa essere plasmabili secondo le necessità. In altre parole adattabili a tutto perché arrendevoli.
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“Il vetro è fragile, è vero, ma se provate a scalfirlo vi accorgerete che è anche duro cioè resiste e resta se stesso. In più mantiene la propria forma, non si piega. È come lo vediamo oppure un cumulo di frantumi. Certo è vulnerabile, ma la vulnerabilità è una qualità dell’umano, se ci pensate bene Terminator era invulnerabile ma noi siamo tutti per Sarah Connor, la madre fragile che portava in grembo il bimbo, anche lui fragile, che nel futuro avrebbe salvato l’umanità dalle macchine.”
Siamo rimasti tutti sorpresi, nessuno aveva mai pensato in questa maniera alla fragilità, e poi questo prof è davvero un tipo sorprendente, che va anche al cinema come le persone normali! “Che cosa vi piace del vetro?”. La trasparenza perché si vede quello che c’è dietro, rispondiamo più o meno tutti.
“E secondo voi c’è qualcosa che abbiamo noi, esseri umani che non siamo trasparenti, che permette agli altri di vedere cosa abbiamo dentro?”. Cara Gessica, a quel punto ho fatto un figurone perché ho preso coraggio e ho detto che secondo me è la pelle che si sbianca se abbiamo paura e arrossisce con gli occhi che si riempiono di lacrime se qualcuno ci offende.
Brava Gessica! ha gridato il prof. La pelle parla per noi quando non troviamo le parole. Ci fa comunicare come un linguaggio muto. Poi si è rivolto a Michele con molta gentilezza, come se volesse dirgli, anche lui senza dirlo a parole, che lo capiva e non lo giudicava male, che se Bruno piangeva per il 3+ (a quel punto ha scosso impercettibilmente la testa e ha sussurrato piano, per non farsi sentire, ma io l’ho sentito lo stesso perché ero la più vicina: “..ma come si fa a dare 3+..”) non voleva dire che Bruno era una “femminuccia”, ma una persona che sapeva usare la sua pelle per comunicare quello che aveva dentro.
“Nessuno deve vergognarsi di avere sentimenti, sono la cosa che ci fa umani e il punto di partenza per imparare; un grande pedagogista ha scritto che si può imprimere soltanto quel sapere che è passato attraverso il sentimento di voi alunni e alunne. Tutto il resto è sapere morto.” “Se questo vuol dire essere femminucce allora a tutti voi ragazzi vi auguro di assomigliare il più possibile alle vostre compagne e trovare il coraggio di accettare la fragilità. Sarete uomini migliori.”
Siamo rimasti senza parole, Gessica… ma noi ragazze tutte con la faccia rossa per l’emozione!
Fonte: Insegnare, rivista del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti
Teresa Pirelli dice
Purtroppo la realtà delle nostre scuole è ben differente,rischia di diventare mortifera,di spegnere entusiasmo.C’è molta apatia,noia,si pratica un sapere che è lontano dal mondo reale.Un cumulo di nozioni astratte che rendono tutto triste e poco entusiasmante.La scuola deve accendere passioni,deve interessare ,deve educare oltre che istruire,affinché il sapere resti vivo e non spenga l’entusiasmo.