Immersi ogni giorno nelle giungle numeriche delle tabelle e nelle impennate delle curve del contagio, delle cause che hanno generato la pandemia si continua a parlare sempre troppo poco: la massiccia estinzione di specie viventi (ormai più di due al giorno), mette sotto pressione un gran numero di animali che perdono il loro habitat naturale. Si cominciano così a creare le condizioni ideali per il passaggio di agenti patogeni, per loro innocui, che entrati in più stretto contatto con gli esseri umani (lo spillover, cioè il salto tra una specie e l’altra sempre più frequente) diventano virus altamente dannosi. Intanto, le tendenze generali della situazione climatica continuano a registrare fenomeni estremi e allarmanti: nella primavera scorsa, a Verchojansk, in Siberia, finora considerata la città più fredda del mondo, il termometro ha raggiunto i 38 gradi centigradi. Sempre in maggio, sono stati distrutti 829 chilometri quadrati di foresta nell’Amazzonia brasiliana, il 12% in più rispetto allo stesso mese del 2019. Dall’inizio dell’anno la deforestazione è aumentata del 34% sul 2019. Non arrivano certo segnali migliori dal mondo della grande produzione agricola, che della deforestazione è in buona parte responsabile. La Bayer, che aveva acquisito la produzione del glifosato nel 2018, al momento dell’assorbimento della Monsanto, ora ha patteggiato un risarcimento di 10 miliardi di dollari alle 95.000 persone colpite da tumori che le avevano fatto causa. Eppure agli agricoltori che utilizzano pesticidi vengono ancora concessi sconti sui consumi di elettricità, i camionisti usano di preferenza il diesel più inquinante perché lo pagano meno, gli aerei non pagano tasse sui carburanti e così via. Lo sguardo ampio e preziosissimo di Alberto Castagnola sui calendari e le geografie di un mondo che va in frantumi, per usare un linguaggio caro alle donne e agli uomini mascherati del Chiapas, torna a raccontarci l’urgenza di cambiare rotta

Situazione climatica, tendenze generali
I dati più recenti, relativi al mese di maggio 2020, delineano subito uno scenario molto chiaro, nel quale i processi di riscaldamento globale svolgono un ruolo dominante.
Il 19 maggio la città più calda è stata Nawabshah, con 46 gradi centigradi. Il 26 maggio, a New Delhi, capitale dell’India, sono stati registrati 47,6 gradi centigradi, la temperatura più alta in questo stesso mese da 18 anni, mentre nel Rajasthan si sono raggiunti i 50 gradi.
Il 27 maggio, a Montreal, Canada, si sono raggiunti i 36,6, anche in questo caso un record storico. Anche in Europa, secondo il programma Copernicus, il mese di maggio è stato il più caldo da quando sono iniziate le rilevazioni; le temperature hanno superato di O,63 gradi la media dello stesso mese nel periodo 1981-2010.
In Siberia, a Verchojansk, finora considerata la città più fredda del mondo, il termometro ha raggiunto i 38 gradi centigradi e all’interno del Circolo Polare Artico i mesi di marzo, aprile e maggio le temperature sono state di 10 gradi superiori alle medie.
Il primato precedente era stato stabilito a Fort Yukon, in Alaska, con 37,8 gradi C nel giugno del 1915. Infine, in Lapponia, nel nord della Finlandia, è caduta nei mesi invernali una quantità di neve tre volte superiore alla media, ma un ondata di calore alla fine di maggio l’ha sciolta rapidamente, allagando case e coprendo di fango strade e terreni.
Queste temperature costituiscono la causa principale dello scioglimento nel periodo estivo dei ghiacci marini nel mare Glaciale Artico, e fonti autorevoli prevedono che i ghiacci marini dell’intera area non si formeranno più nel periodo estivo entro i prossimi 15 anni.
Per analisi più approfondite anche sulle altre cause si può ora leggere in italiano “Addio ai ghiacci”, di Peter Wadhams, stampato da vari editori e oggi nelle edicole con “Le Scienze”.
In termini complessivi, i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sono aumentati malgrado il rallentamento delle attività economiche nella fase iniziale della pandemia Covid 19.
La concentrazione del gas ha raggiunto nel mese di maggio le 417,2 parti per milione, 2,4 ppm in più rispetto al picco dell’anno scorso, secondo i dati dell’osservatorio di Mauna Loa.
Le riduzioni delle emissioni di CO2 nei primi mesi dell’anno sono state stimate da un recente studio in circa il 17% del totale, mentre rispetto all’intero anno corrente dovrebbero essere comprese tra il 4 e il 7%; pertanto hanno una scarsissima importanza rispetto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi e non incidono sulla massa di anidride carbonica immessa nell’atmosfera in oltre un secolo e mezzo di uso dei combustibili fossili.
Tra i fenomeni a livello mondiale che alimentano la diffusione di gas serra nell’atmosfera dobbiamo ricordare le “emissioni nascoste” di metano proveniente da pozzi petroliferi abbandonati senza essere stati chiusi ermeticamente. Più di un secolo di estrazione di petrolio e di gas ha portato a milioni di pozzi esausti in moltissimi paesi, che possono inquinare le falde acquifere e l’aria.
L’IPCC ha raccomandato ai governi di intervenire per risolvere il problema, ma paesi come la Russia, la Cina e l’Arabia Saudita non hanno neanche pubblicato dati sulla consistenza del problema, mentre i dati relativi ai soli Stati Uniti evidenziano la presenza di più di 3,2 milioni di pozzi abbandonati che nel solo 2018 hanno emesso 281 mila tonnellate di metano, ma all’indagine mancano interi territori come ad esempio lo stato di New York.
Anche il volume sopra citato dedica un intero capitolo alla fuoriuscita di metano dal fondo del Mare Artico per lo scioglimento del permafrost che copre il fondo del mare durante l’estate, mentre finora si è parlato solo del metano che esce dal permafrost della terraferma in Groenlandia e in Siberia nelle zone non più coperte da ghiacci permanenti.
Infine, tra i problemi globali, è ormai chiaro che la massiccia estinzione di specie viventi (ormai più di due al giorno), mette sotto pressione un gran numero di animali che perdono il loro habitat naturale e cominciano a creare le condizioni ideali per il passaggio di agenti patogeni, per loro innocui, che entrati in più stretto contatto con gli esseri umani (lo spillover cioè il salto tra una specie e l’altra sempre più frequente) diventano virus altamente dannosi.

- Gli eventi estremi
Sempre più numerosi, più intensi e più veloci sono ormai alcuni eventi naturali legati al clima, che anche quando non sono direttamente causati dagli uomini caratterizzano aree sempre più vaste e popolazioni sempre più numerose.
Cicloni: La tempesta tropicale Amanda ha causatoalmeno 15 morti nel Salvador agli inizi del mese di giugno, mentre un’altra tempesta, denominata Bertha, ha causato forti piogge nel Sud Carolina, Stati Uniti.
Incendi: Oltre cinquecento ettari di vegetazione distrutti da un incendio nella regione dei monti Zagros, in Iran.
Alluvioni: Le forti piogge che hanno colpito la regione del Guangxi, nella Cina meridionale, hanno causato almeno venti vittime e hanno costretto oltre 230mila persone a lasciare le loro case. Ad Abidjan, in Costa d’Avorio, 16 persone sono morte a causa di una frana, mentre altre cinque risultano disperse e almeno 20 case sono state distrutte.
Deforestazione: In Brasile nel mese di maggio sono stati distrutti 829 chilometri quadrati di foresta in Amazzonia, il 12% in più rispetto allo stesso mese del 2019 e dall’inizio dell’anno la deforestazione è aumentata del 34% rispetto al 2019.
Locuste: i loro sciami hanno distrutto 50mila ettari di coltivazioni nel Rajasthan, nell’ovest dell’India. Analogo fenomeno in Sardegna, nel Nuorese sono stati distrutti 25mila ettari di coltivazioni, compresi orti e giardini.
- Materie prime troppo sfruttate e prodotti industriali dannosi
Nella regione amazzonica di Madre de Dios, zona mineraria del Perù, operano alcune piccole imprese definite artigianali, che nel corso della lavorazione impiegano del mercurio per far distaccare l’oro dalle zolle terrose che lo contengono.
A causa delle modalità poco sicure impiegate, molta parte del mercurio inquina le acque ed è presente nei pesci, determinando gravi malattie nelle popolazioni anche a grande distanza dalla zona mineraria, e sarebbero necessari interventi governativi a monte che ancora mancano.
Una ricerca condotta nell’ovest degli Stati Uniti, che ha compreso anche le zone protette del parco nazionale delle Montagne Rocciose in Colorado, e il Gran Canyon in Arizona, ha rilevato la presenza diffusa di microframmenti di plastica.
Questi hanno dimensioni diverse a secondo del mezzo che li trasporta. Ad esempio la pioggia tende a trasferire frammenti più grandi tra località vicine; il vento ne trasporta la maggior parte, di solito più piccoli e da luoghi più distanti. In media, ogni giorno si depositano secondo la ricerca effettuata, 132 frammenti per metro quadro e si sta delineando un “ciclo” della plastica analogo a quelli dell’acqua, dell’azoto e del carbonio.
Durante la pandemia il prezzo dell’alluminio è calato anche del 12% a causa del blocco del settore auto ed aerospaziale, in questi giorni si segnala che banche ed investitori hanno invece accumulato grandi riserve di questo minerale per guadagnare dagli aumenti di prezzo che si stanno per verificare a seguito della ripresa delle attività produttive nei paesi più industrializzati.
Infatti nell’ultimo mese il prezzo di altre materie prime è aumentato bruscamente (il rame del 25%, il ferro da 80 a 100 dollari a tonnellata) e quindi la sfera finanziaria e gli speculatori stanno raccogliendo i frutti delle loro operazioni svolte durante i primi mesi della pandemia: il sistema economico, come al solito, riesce a trarre profitti anche da eventi drammatici e dolorosi.

Si è conclusa con la condanna definitiva del governo olandese la causa intentata nel 2013 da 800 cittadini della fondazione ambientalista Urgenda per chiedere il rispetto degli impegni internazionali assunti dall’Olanda nel quadro della lotta contro il riscaldamento globale.
Il governo dovrà ora ridurre del 75% l’attività delle centrali elettriche a carbone (pur avendo costruito questotipo di centrali ancora nel 2015 e nel 2017) estanziare tre miliardi di euro in una serie di misure a tutela dell’ambiente.Inoltre entro la fine di quest’annoil paese dovrà ridurre le sue emissioni dannose almeno del 25 % rispetto ai livelli del 1990.
In Germania negli ultimi giorni di giugno proseguono le manifestazioni (Fridays for Future, Greenpeace, Ende Gelande, Bund) contro l’ampliamento della centrale a carbone Datteln-4 che emette grandi quantitativi di anidride solforosa, polveri sottili e metalli pesanti, mentre il governo continua a sbandierare l’obiettivo di eliminare questo combustibile fossile entro 18 anni.
Il 21 aprile del 2020 alla borsa delle materie prime di New York il petrolio è stato quotato ad un prezzo negativo di -37, 63 dollari al barile, cioè nessuno voleva acquistarlo e molti erano disposti a pagare nuovi depositi dove tenere le eccedenze. Cosa era successo?
La drastica riduzione del traffico e di gran parte delle attività industriali causata dalla pandemia ha avuto effetti pesanti sul mercato del petrolio e del gas, e alcuni paesi, come a d esempio l’Arabia Saudita, hanno scatenato una guerra dei prezzi che svuotava tutti gli accordi in essere, volti a tenere sempre alto il prezzo, e danneggiava in particolare gli Stati Uniti, che da poco avevano raggiunto l’autosufficienza.
Oggi questo mercato è in un equilibrio instabile permanente, destinato a protrarsi per tutta la durata della pandemia. Le diverse strategie seguite dai principali paesi produttori sono esaminate in modo approfondito sul numero di giugno di Le Monde Diplomatique-Il Manifesto, ma il prevalere di una eventuale tendenza al ribasso del prezzo internazionale potrebbe costituire un ostacolo non indifferente alla necessaria e urgente espansione delle energie rinnovabili.
La Bayer, che aveva acquisito la produzione del glifosato nel 2018, al momento della acquisizione della Monsanto, ha ora patteggiato un risarcimento di 10 miliardi di dollari alle 95.000 persone colpite da tumori che le avevano fatto causa.
Questo pesticida, sotto il nome di Roundup, non è ancora vietato in tutti i paesi europei e questo è l’obiettivo da perseguire con la massima urgenza, soprattutto per evitare ulteriori vittime.
Le batterie per le auto elettriche usano batterie che impiegano litio e cobalto, materie prime rare e costose. E’ stata invece sperimentata una batteria con il sodio, sostenibile, abbondante ed economico, che però non trattiene la stessa quantità di energia e ha problemi nella fase di ricarica. Oggi i ricercatori hanno creato un “catodo a strati di ossido di metallo e usato un elettrolita liquido ricco di sodio” e stanno sperimentando una batteria che accumula molta più energia, si ricarica in modo molto più efficiente e mantiene l’80% di capacità dopo mille cicli. Restano ancora scoperti i problemi legati al cobalto.

- Politiche dannose e misure a rischio
Anche in questo mese di giugno è opportuno non trascurare alcune decisioni in via di elaborazione nelle sedi internazionali e in alcuni paesi. Poche sono quelle realmente operative ed incisive, troppi ancora i discorse generici e gli obiettivi proiettati in un futuro troppo lontano e quindi di fatto inconsistenti. Iniziamo con l’Unione Europea dove si parla da mesi di un Green Deal, mentre sono ancora in funzione meccanismi di sussidio verso i grandi inquinatori.
Ad esempio si versano contributi agli agricoltori affinché utilizzino pesticidi, vengono concessi sconti sui consumi di elettricità alle industrie maggiori che quindi non hanno alcun interesse a investire nelle energie rinnovabili, i camionisti usano di preferenza il diesel più inquinante perché lo pagano meno, gli aerei non pagano tasse sui carburanti e così via.
Una analisi relativa tutti questi sussidi in vigore è arrivata ad indicare una cifra complessiva annuale di 137 miliardi di euro, ammontare non molto distante dai 155 miliardi del bilancio annuale Comunitario. Purtroppo nelle 24 pagine di promesse del Green Deal ai sussidi sia riservato solo un piccolo paragrafo che parla di revisione delle spese pubbliche.
L’Italia regala alle imprese almeno 18 miliardi di euro ogni anno (più di quanto versa al bilancio dell’Unione Europea). Il Ministero per l’Ambiente pubblica ogni anno un catalogo dei sussidi, quelli dannosi e quelli favorevoli all’ambiente, di 594 pagine. Quelli nocivi ammontano a 19,3 miliardi , per circa il 90% destinati ai combustibili fossili. I dati sono tratti da un ampio saggio pubblicato da Il Fatto Quotidiano del 29 giugno che contiene molte altre informazioni interessanti.
Il governo olandese ha adottato di recente alcune misure che dovrebbero meritare molta attenzione da parte di altri paesi, in particolare dall’Italia .
Due miliardi euro per aumentare le superfici coperte da pannelli solari; 300 milioni per incentivare l’isolamento, l’installazione di boiler solari, i doppi vetri e per razionalizzare l’uso di energia degli impianti nelle abitazioni; 360 milioni per chiudere stalle e porcili; 30 milioni per passare l’illuminazione delle serre a Led; passare a 100 km ora la velocità delle auto; al grande impianto petrolchimico Chemelot è stato chiesto di ridurre le emissioni di metano.
E’ importante notare che quasi trenta misure adottate dal governo olandese sono comprese nelle 54 misure individuate da Urgenda, con un processo partecipativo che ha coinvolto oltre 800 organismi di base. Una mobilitazione dal basso abbinata ad una azione giudiziaria potrebbe dare ottimi risultati in molti paesi.
Osservatorio sempre prezioso. Grazie Alberto!