
di Maria G. Di Rienzo*
Tra il 25 e il 31 dicembre 2015 sono morte di parto, in Italia, cinque donne (alcune alla prima gravidanza, alcune con già altri figli). Le indagini sulle cause dei decessi sono per la maggior parte ancora in corso. Onestamente, mi ero trattenuta dallo scriverne sino a oggi nonostante i giornali italiani sembrassero fare a gara per convincermi del contrario; non sapendo un beato nulla delle vicende i professionisti dell’informazione, pur di non ammetterlo, si sono ingegnati a essere assai “disinformanti”. Voluta o meno, la direzione indicata dai testi era chiarissima: dare la colpa alle donne morte. In due articoli ora scomparsi, forse per sopraggiunto pudore, si suggerisce che le partorienti siano decedute perché “troppo vecchie” per fare figli – mentre la loro età va dai 23 ai 39 anni, oppure perché “obese” – e in Italia ormai si definiscono tali tutte le donne adulte che pesano più di 40 chili (bagnate). E possiamo ipotizzare con ragionevole approssimazione che fossero le età andate dai 18 ai 22 anni e tutte le taglie fossero state inferiori alla 38, le donne sarebbero comunque colpevoli di essere “troppo giovani” e “sottopeso”. Noi non andiamo mai veramente bene, sapete.
Il picco è comunque raggiunto in un pezzo odierno che tratta della donna scomparsa a Brescia il 31 dicembre u.s.: Giovanna Lazzari, 30 anni, già mamma di due bambini, morta assieme al feto di otto mesi. Incipit: Il batterio dello Streptococco, sarebbe all’origine “della catena di eventi che hanno portato alla morte della bambina e della sua mamma” a Brescia.
Proprio così, uno Streptococco maiuscolo e mortale con inutile virgola dopo di sé. Ma gli streptococchi – ne esistono diversi, infatti, e non tutti sono patogeni – sono batteri. Il batterio del batterio cos’è, un’evoluzione della bioingegneria, una forma superlativa di infezione, un esercizio poetico del tipo “un batterio è un batterio è un batterio”?
Riportando fra virgolette le parole del direttore generale della struttura ospedaliera in cui Giovanna è morta, l’articolo reitera: “Abbiamo approfondito ciò che è accaduto ed è emerso che tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto. La paziente è stata gestita nel miglior modo possibile. Era affetta da una forma batterica, un’infezione da Streptococco, che ha scatenato gli eventi che hanno portato alla morte di entrambe. Certamente questo è un batterio che viene contratto normalmente nella vita di tutti giorni, purtroppo per una donna incinta e quindi nelle condizioni della nostra paziente si è rivelato davvero devastante, ma è certamente un’infezione che è stata contratta prima dell’ingresso in ospedale”.
Ripeto, vogliate o meno omaggiare della maiuscola il sig. streptococco (io mi rifiuto) vorremmo sapere di quale streptococco si trattava. C’è quello della faringite, quello della meningite, quello della polmonite, quello dell’erisipela, quello di alcuni tipi di necrosi dei tessuti e persino quello necessario a produrre l’Emmenthal. Le uniche cose chiare in questa manfrina sono: 1) chi ha redatto il pezzo non sa cos’è uno streptococco; 2) l’ospedale non ha colpa alcuna, responsabilità zero, fa sempre tutto nel migliore modi e come poteva sapere che la signora si era portata uno streptococco da casa, eh?
Ma se le analisi non le fa un ospedale da 3.700 parti l’anno chi deve farle, io?
Morire in ospedale è un paradosso e non lo dico io, ma i medici che fanno i medici davvero.
Marta Lazzarin, una delle quattro giovani donne (ma se scorrete la cronaca sono di più) morte DI GRAVIDANZA e non DI PARTO per favore, il 21 di dicembre aveva pubblicato ii mio ultimo reportage di viaggio. Una professionista precisa con cui ho scambiato revisioni di testo per tre giorni. Marta sapeva bene dove vanno messe le virgole e le maiuscole, a differenza dei cronisti di cui riferisce Maria Di Rienzo.
Tornando al tema proposto desidero aggiungere alcune considerazioni.
– la gravidanza non è un evento avverso, neanche a trentacinque anni
– la gravidanza deve essere seguita seriamente dai medici (di base, ginecologi) e mi chiedo se ciò avviene nel nostro paese
– dopo l’overdose di analisi cliniche si è arrivati negli ultimi tempi a una restrizione di analisi fondamentali anche negli ospedali, perché? La considerazione è retorica e la risposta ovvia
Mi associo alla domanda posta nel presente articolo: “vorremmo sapere di quale streptococco si trattava, grazie.
Fiorella Palomba
Esiste la fatalità, la somma di coincidenze negative ma 5 decessi per problemi connessi alla gravidanza, al parto, sono troppi. Anche ammettendo una “misteriosa epidemia di streptococchi mutanti” tutti sul piede di guerra nel breve periodo sopra descritto, la diagnosi (altrettanto misteriosa)della direzione ospedaliera è perlomeno ridicola ma credo che il termine giusto sia: insensata. È lo stesso termine che possiamo attribuire alle direttive globali che riguardano ogni aspetto della nostra vita mentre il pianeta rotola allegramente verso la fogna. Questa vicenda è solo uno degli innumerevoli effetti collaterali di una politica sconsiderata, niente di nuovo sotto iil sole. Come il dott. Semmelweis,( poi insignito del titolo: benefattore dell’umanità) chiunque provi a contrastare, determinare e risolvere gravi problemi, improvvisamente si ritrova dall’altra parte della barricata, inviso e osteggiato ad oltranza dai “Baroni di ruolo” bene incollati sulla comoda poltrona. Semmelweis finì in manicomio dove venne ucciso, la sua colpa era di avere accusato un sistema troppo forte (salvando molte vite di donne che morivano di febbre puerperale) colpevole di non applicare semplici regole igieniche che ovviamente causavano infezioni mortali. Ora non si usano più sistemi così barbari, non c’è nessuno che alza la spada per combattere ergo, è sufficiente negare ogni responsabilità…la colpa è del “cattivo streptococco mutante” che mai confesserà la sua colpa.
Lo streptococco di cui si parla in gravidanza è lo streptococco beta emolitico di gruppo B. Così, tanto perché lo sappiate. Le analisi si fanno: Questo batterio normalmente non è pericoloso, mai, neanche durante la gravidanza. Colonizza il tratto genitale del 30 per cento circa delle donne. Si fa un tampone a 36 settimane per vedere se è presente, in Italia, perché può essere pericoloso (in rarissimi casi) per il neonato che si dovesse infettare al momento del parto vaginale. Le donne portatrici vengono sottoposte a terapia antibiotica in travaglio.
E’ anche dimostrato che curarlo in gravidanza non serve a nulla perché può essere eliminato temporaneamente ma è probabile che si ripresenti a breve. Asintomatico. Per cui il tampone serve solo a sapere se è necessario abbattere la carica batterica al parto.
In altri paesi non viene fatto il tampone di routine, per cui in Italia viene offerto un controllo in più piuttosto che in meno.
Rarissimi casi di infezione materna da streptococco durante la gravidanza, anche con esito fatale, si sono visti, non solo da noi, ma anche in altri paesi. Ma sono RARI. Non giustificano assolutamente né analisi né terapia durante la gravidanza, giustificano solamente la terapia quando dovessero esserci sintomi di sepsi (il che accade, prendo i dati per UK perché quelli italiani non li ho) su circa 2-3 donne gravide/puerpere su 100000. Dato che non muoiono tutte, immagino che per lo più venga rilevata e curata appropriatamente.
L’articolo qui sopra non ha più valore di quello che viene criticato.
mi chiedo se era necessario in un articolo di comprensibile indignazione infilare la polemica su sovrappeso-sottopeso: in Italia nessuno chiama obeso uno che pesa 40 Kg bagnato ed è notorio che l’obesità come il sottopeso sonoun fattore di rischio per la salute ma non centrano con questi casi
Giusto Daniela,grazie della unica vera informazione che hai dato sui casi in questione..
Sono sempre stata benissimo per 50anni sino a quando sono stata improvvisamente colpita da uno streptoccocco viridans che mi stava uccidendo con febbri settiche pericolosissime… tutto in un mese..salva per miracolo..nove mesi internata tra ospedali e casa e operazione al cuore su valvola distrutta dal ‘Mostro’ in questione…
Nello stesso periodo ,ricordate, Vasco Rossi, ha subito la stessa sorte, anche lui per un banale streptococco.
Nessun allarmismo,la nostra è stata solo cattiva sorte, i casi sono tre su 100.000,ma prima di parlare…