
La donna della foto è Layla, è tunisina e nel 2020 ha perso nel mar Mediterraneo suo figlio Youssef, partito nel tentativo di raggiungere l’Europa. In sua memoria ha fatto fare quel murale dove compaiono Youssef – il cui corpo non è mai stato ritrovato – e suo cugino, Mohamed – morto nello stesso naufragio, lasciando la madre, due sorelle e due bambini, che vivono nella stessa casa.
Il testo del murale dice: “Mes larmes sont comme une rivière que coule pour la Tunisie. C’est la situation de nos fils qui sont perdus et disparus à cause de l’état qui ne prends pas responsabilité de la vie de ses jeunes. Ça c’est une accusation pas seulement contre le gouvernement tunisien mais aussi contre les gouvernements européens et le systeme mondial“. (“Le mie lacrime sono come un fiume che scorre per la Tunisia. È la situazione dei nostri figli perduti e scomparsi a causa dello Stato che non si assume la responsabilità della vita dei suoi giovani. Questa è un’accusa non solo al governo tunisino ma anche ai governi europei e al sistema mondiale”).
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Siamo andate alla spiaggia di Sousse dove Layla va a portare dei fiori, immaginando che Youssef sia lì, dove è partito, insieme a tanti altri. Leila dice che rincontrerà il figlio prima o poi, quello che conta è essere vigili perché questi crimini non accadano mai più. Allora cuce la mattonella per Youssef che riempirà la coperta della memoria. Porta i fiori la dove il mare ha portato via la vita. E se necessario farà un disegno più grande dove imprimere a memoria il volto degli scomparsi e scrivere i loro nomi. Davanti al mare Layla promette che alzerà ancora di più la voce. Perché nessuno potrà dimenticare che le frontiere uccidono.

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