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Dissodare, piantare. E cambiare il mondo

Federica Seneghini
07 Novembre 2012

«Falce e Rastrello – La rivoluzione verde del Guerrilla Gardening. Storie di resistenza al degrado umano» (Ed. Stampa alternativa) è un bel libro scritto da Federica Seneghini. Di seguito, l’introduzione. Altri articoli su questi temi li trovate qui: Il suono dei tulipani, Guerrilla Gardening, digli di smettere.

Un contagio positivo da alcuni anni è in atto nel nostro Paese. I contagiati sono persone di tutte le età che, da Palermo a Bolzano, hanno scelto di fare qualcosa per le nostre città al di fuori dagli schemi tradizionali, richiamandosi, ognuno a suo modo, al Guerrilla Gardening: un movimento internazionale, frammentato ma interconnesso, senza leader, né organizzazioni centrali.

In Italia ne fanno parte centinaia di persone che, zappetta in una mano e semi nell’altra, insieme, hanno scelto di attivarsi, per rispondere al degrado delle nostre città in modo creativo e collettivo.

Il primo seme quasi sempre è virtuale, spesso si pianta su Facebook. Le potenzialità della rete vengono usate per denunciare il degrado urbano, per segnalare quello che non va in città. Poi, si spegne il computer e si esce di casa. Si inizia a costruire qualcosa di nuovo: poche chiacchiere e mani nella terra. é una ribellione non violenta che funziona e, anche se si chiama «guerrilla», in realtà è un movimento di pace, fatto di cura e di gesti vecchi migliaia di anni – dissodare, piantare, potare, raccogliere – ma che oggi sono poco più di una rivoluzione.

Seminare socialità – Un cortiletto di una scuola abbandonato a se stesso, un’aiuola scolorita del parco giochi, strisce di terra scampate al cemento di città e paesi. Per far scattare il senso di urgenza spesso basta guardare fuori dalla finestra di casa. A colpi di rastrello gli (ex) spazi verdi urbani, dimenticati e mimetizzati nel grigiore cittadino, tornano a nuova vita in modo inaspettato, nel giro di un giorno o di una notte. È  una piccola lotta che può essere combattuta da tutti e testimonia il senso di responsabilità e il civismo di chi la pratica.

I guerriglieri reagiscono alla sottrazione di spazi verdi e alla speculazione coltivando fiori e piante. Ma anche relazioni umane. Margherite e calendule, infatti, spesso sono solo il mezzo e non il fine. Dai semi nascono azioni e progetti, dalla creazione di un orto condiviso a esperienze di socialità e convivialità.

Una festa di quartiere con i vicini di casa. Luoghi bui si trasformano in esplosioni di vita. A ben vedere si tratta di vere e proprie risposte «immunitarie» alla trascuratezza in cui sempre più spesso versano gli spazi pubblici urbani. Ma le mani nella terra sono anche un modo per ritrovare la lentezza che il quotidiano spesso ci nega. Si piantano fiori alla ricerca di autenticità e non ci spaventa della fatica necessaria per ottenerli, anzi: a volte è proprio questo il bello. Seminare è rieducazione alla pazienza.

Resistere, resistere, resistere – Il fatto che centinaia di persone scelgano di usare il proprio tempo in maniera diversa, da un progetto di Guerrilla Gardening all’autoproduzione del cibo, tentando di ridare dignità alle città, non è una moda (di passaggio) o un passatempo, ma svela un bisogno crescente nella società contemporanea. Piantare un fiore, o un albero, è soprattutto il sintomo dell’esigenza di riappropriarsi dal basso del bene comune, valorizzarlo e curarlo. Viverlo.

Le esperienze di Guerrilla Gardening raccontate in questo libro si reggono sulla condivisione di idee e valori di un utilizzo diverso delle terra e degli spazi urbani sostenuti dai cittadini che con le loro azioni ne testimoniano l’importanza e la necessità. Sono realtà da leggere, analizzare, modificare e replicare. Fanno riflettere sull’efficacia di queste (piccole) azioni e dimostrano come l’alternativa e la resistenza al degrado partano dal basso e siano possibili da subito. Da ora.

La copertina del libro 'Falce e Rastrello'

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