L’uscita del senatore D’Anna ha parentele ideologiche, filosofiche, scientifiche in alto loco e molti precedenti. “Sante” o “puttane”, degne o spudorate, è con il dominio dello sguardo dell’uomo che si è costruita la “natura” femminile

.
di Lea Melandri
L’uscita del senatore Vincenzo D’Anna, a proposito degli stupri avvenuti recentemente nelle nostre città – “la donna porta con sé l’idea della preda” -, che tradotta volgarmente suona “se la sono cercata”, non è solo meno peregrina di quanto si pensi, ma ha anche parentele ideologiche, filosofiche, scientifiche, in alto loco.
In modo meno rozzo e pecoreccio, la stessa concezione della donna, identificata col corpo e la sessualità, appartiene a tutta la nostra cultura greco romana cristiana. Basta cercarla, portarla allo scoperto, senza per questo voler applicare retroattivamente al passato la consapevolezza che abbiamo oggi del sessismo, del patriarcato, e la libertà che le donne hanno conquistato rispetto ai modelli imposti e forzatamente fatto propri per secoli.
Soprattutto è importante prendere distanza dalle soluzioni che ricalcano lo stesso pregiudizio, per opportunismo o per ignoranza: regole di prudenza per il comportamento femminile, richiesta di maggiore riservatezza, limitazione delle uscite serali, affidamento a “corazze protettive” maschili, ecc.
Chi si ricorda di don Piero Corsi, il parroco di Lerici, e delle polemiche che suscitò per aver appeso un volantino dello stesso tenore delle dichiarazioni di D’Anna: “Alcune volte le donne provocano, vestono e si atteggiano con scarsa dignità”?
Riporto alcune delle considerazioni che feci allora in un articolo sul settimanale “Gli Altri”.
Non si può far finta che le semplici, deliranti considerazioni di don Piero Corsi – scrivevo sul settimanale Gli Altri oltre una decina di anni fa – sui fattori che possono scatenare la violenza maschile non abbiano un corrispettivo nell’idea che la religione cattolica e il senso comune che ne è impregnato – ma in generale la nostra civiltà greco-romano-cristiana e tutte le civiltà – hanno della donna, del corpo e della sessualità. Basta leggere il volantino per rendersi conto che ci sono parentele insospettabili tra l’elogio della femminilità, che si trovano nella lettera pastorale di Karol Wojtyla, “Mulieris dignitatem”, e il sessismo-razzismo di Otto Weininger, il filosofo viennese morto suicida a ventitré anni, che vide nella modernizzazione dei costumi il trionfo della “cultura del coito” e l’“emancipazione della prostituta”, la donna come la “sessualità incarnata” dell’uomo (Sesso e carattere, 1903).
Paradossalmente, il denigratore e l’adoratore del femminile parlano la stessa lingua. La “colpa” che viene addossata alla donna è dunque di indebolire lo spirito dell’uomo, il che sembra giustificare il fatto che la punizione, sotto questo aspetto “meritata”, possa essere addirittura la morte. Nel romanzo di Musil, L’uomo senza qualità, Moosbrugger, l’omicida sessuale, uccide “le femmine ridacchianti”, le prostitute, perché mettono in pericolo “i leali discorsi di un uomo serio”.
La “maledizione femminile” può capovolgersi in missione salvifica solo se la donna accetterà di diventare “mezzo” di una “grande opera altrui”, la lotta dell’uomo per dire “sì” a Dio (Wojtyla), o se si asterrà dalle sue intenzioni immorali verso di lui, “rinunciando al coito interiormente e lealmente di propria volontà” (Weininger).
Scrive Weininger: “Quando l’uomo divenne sessuale creò la donna. Che la donna esista non significa dunque altro se non che l’uomo affermò la sessualità. La donna è solamente il risultato di tale affermazione, è la sessualità stessa. La donna è la colpa dell’uomo, è l’oggettivazione della sessualità maschile, la sessualità incarnata, la sua colpa divenuta carne (…) Si sottoporrà la donna all’idea morale, all’idea dell’umanità? Questa soltanto infatti sarebbe emancipazione della donna”.
Afferma invece don Corsi, intervistato da Repubblica (27/12/2012): “Quante volte vediamo ragazze o signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o all’abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni) (…) La verità è che l’uomo, il maschio è da sempre violento, non sa trattenere l’istinto, e quindi se la donna lo provoca, lui, o almeno molti, tanti, non si sanno controllare”.
Se alla provocazione sessuale si aggiunge poi l’“arroganza” di voler vivere la propria vita senza dipendere da un uomo, o l’abbandono del ruolo di custode della famiglia, la reazione violenta da parte maschile è agli occhi di don Corsi ancora più giustificata: la vittima si trasforma nell’aggressore.
“Sante” o “puttane”, degne o spudorate, “mezzo” di elevazione dello spirito o di degrado morale, è nello sguardo dell’uomo che si è costruita finora la duplice, contraddittoria “natura” femminile.
Fino a che punto le donne vi si sono riconosciute? Con quali adattamenti, interiori acrobatismi, sofferenze e illusioni hanno creduto finora di poter far fronte all’annodamento perverso di amore e violenza che ha segnato storicamente la relazione tra i sessi?
La donna – si chiedeva Weininger all’inizio del XX secolo – “si deciderà a parlare di sé?”. Oggi, dopo tanti cambiamenti della coscienza e della condizione di vita delle donne, potremmo farci la domanda opposta: accetteranno gli uomini di volgere gli occhi e la parola su di sé, di guardarsi e lasciarsi guardare per ciò che ha significato, in quanto a privilegi ma anche a mancanza di libertà, portare una maschera virile perennemente minacciata dalla potente ombra materna?”
.
* Tra i suoi ultimi libri Amore e violenza. Il fattore molesto della civiltà (Bollati Boringhieri) e L’attualità inattuale di Elvio Fachinelli (Ipoc). Ha aderito alla campagna 2017 di Comune “Un mondo nuovo comincia da qui“, con questa adesione:
Aderisco a questa campagna come atto di condivisione, la condivisione profonda e riconoscente di un percorso di “accomunamento” di desideri, costruzione di nuove forme di intimità e socialità, critica a tutte le forme, manifeste e invisibili in cui si esprime la violenza: tra i sessi, le classi, le culture, ecc. Sono con voi perché convinta che un “altro mondo è possibile” e che molti/e lo stanno già costruendo.
Grazie, G G
le donne sono esseri sessuali e anche gli uomini lo sono, la sensualità, la carica erotica, il sex appeal sono cose meravigliose che appartengono agli uomini come alle donne, non sono degradanti se agiti da persone adulte, sono cose umanissime. Una donna sensuale, una donna che ama il sesso è degna come ogni altra. Quanto all’adulterio, uomini e donne lo praticano e va valutato alo stesso modo. il corpo delle donne è fonte di desiderio erotico come il corpo degli uomini è fonte di desiderio erotico, è la stessa cosa e questo è bello e giusto perchè lo stupro non ha nulla a che fare col desidero sessuale. D’Anna ha detto una cavolata gravissima. Vengono stuprate anche donne di ottant’anni chissà cosa ne pensa questo idiota