Nell’epoca delle grandi trasformazioni dei media e del giornalismo, mentre molte categorie politiche e dell’educazione esplodono, c’è bisogno di ripensare la comunicazione anche con lo sguardo dei più piccoli. Tra il 1984 e il 1988 Mario Lodi ha dedicato tempo ed entusiasmo in un’impresa che oggi appare attuale quanto straordinaria: un giornale-progetto educativo, A&B, per stimolare un colloquio ricco tra le generazioni e per imparare a coltivare stupore verso gli altri e il mondo. Non, dunque, un giornale per i bambini e neanche dei bambini, ma uno spazio nel quale adulti e bambini sono in relazione e la creatività è un processo. Quel percorso ricco di amore per l’arte, la musica, la poesia oggi potrebbe ispirare tanti insegnanti interessati a pensare alle classi come comunità di ricerca aperte al mondo. “Dobbiamo prenderci tutto il tempo necessario per sostare attorno a domande chiave, approfondire la ricerca – scrive Franco Lorenzoni, commentando il libro dedicato a quel giornale -, dare la possibilità a bambine e bambini di scavare in profondo e volare in alto, non perdendosi dietro alle mille suggestioni che propone il mercato”
«Attendo in eterno e per sempre un rinascimento dello stupore» (Lawrence Ferlingetti)
Avventurandoci tra le tante iniziative educative e culturali promosse da Mario Lodi nella sua lunga vita, ritroviamo sempre due qualità, proprie del suo carattere: la semplicità e la profondità. La semplicità, si sa, è difficile a farsi, come ricordava Bertold Brecht, ma Mario aveva l’arte di praticarla perché ha sempre saputo imparare dalle bambine e dai bambini. È stato così con la Biblioteca di lavoro, costruita con l’apporto di molti e curata insieme a un editore coraggioso e appassionato come Luciano Manzuoli, e ancor più con i suoi diari didattici, divenuti best seller tra i Sessanta e i Settanta, che furono capaci di far volare alti i pensieri di tante future maestre e maestri elementari.
Se quei libri hanno formato generazioni di giovani insegnanti vogliosi di fare del loro mestiere una leva per trasformare e rendere un po’ meno ingiusto il mondo, è perché sapevano andare in profondità con un linguaggio semplice e cristallino.
Fosse per me, libri come Il paese sbagliato, C’è speranza se questo accade al Vho e Insieme li proporrei come testi obbligatori nelle facoltà di Scienze di formazione primaria, da cui troppe volte studentesse e studenti escono senza avere alcuna cognizione di cosa sia davvero la scuola viva, la scuola attiva, una scuola dove bambine e bambini hanno diritto di parola e sono al centro della ricerca educativa.
“Questi diari – scrisse Tullio De Mauro – documentano l’attenzione di Mario a stimolare la maturazione delle capacità verbali come parte dello sviluppo dei cento linguaggi malaguzziani di cui ogni bambino è portatore. Ogni bambino: nella scuola che Mario ha vissuto e che propone non c’è posto per bambini considerati più dotati o per quelli giudicati meno dotati, ma per bambini ciascuno dei quali ha un particolare potenziale da coltivare e sviluppare e mettere in comune. La scuola di Mario è una scuola scientificamente, sperimentalmente democratica. Ricordiamo una breve sintesi della sua pedagogia:
«Il bambino impara giocando da quando nasce. I suoi strumento sono i sensi e la mente. Con i primi raccoglie i dati della realtà: i rumori, le forme, il tepore del seno materno, il sapore del latte, gli odori della casa, i colori, le voci. Con la mente confronta, riflette, ricorda. Conserva le sensazioni in ripostigli segreti dove possono restare per tutta la vita. Il suo metodo è corretto perché raccoglie dati, li confronta, li seleziona, formula ipotesi, le verifica, ricava sintesi. Restituiamo ai bambini la possibilità e il piacere di scoprire – giocando – concetti scientifici e abilità tecniche che li aiutino ad ampliare la loro cultura».
La lezione più incisiva viene dal rendiconto del suo fare scuola: Mario che entra il suo primo giorno di scuola in una prima elementare (…) e propone di servirsi della cattedra come una eccellente stia entro cui allevare i pulcini; il signor maestro resta senza protezione della cattedra, scende tra i banchi, invita a metterli in cerchio, siede in un punto qualunque e comincia a parlare: questo vale parecchi volumi di pedagogia teorica. Qui credo stia metà della forza di Mario Lodi, nell’aver saputo tenere i piedi fermi sul suolo della sua aula a Vho di Piadena. L’altra metà sta nell’aver saputo documentare con precisione e raccontare con ammirevole semplicità ed efficacia il suo fare scuola”.
In cerca della vitalità dello stupore
L’attenzione e l’interesse verso la sensibilità e la cultura infantile non potevano terminare con la fine del lavoro di maestro e così Mario Lodi ha continuato a inventare e proporre esperienze e luoghi di incontro capaci di valorizzare qualità e capacità creative di bambine e bambini. Il libro A&B La Parola ai bambini riporta meritoriamente alla luce una di queste imprese, che Mario Lodi ha concepito e portato avanti dal 1984 al 1988, quando già era in pensione, cioè la fondazione e la direzione di A&B, Adulti e Bambini che vogliono diventare amici: un giornale che fin dal titolo annuncia di avere come scopo il mettere in relazione attiva le generazioni.
Platone, in un brano de La Repubblica sostiene che se i giochi dei figli sono diversi da quelli dei loro genitori, non c’è più modo di stabilire un colloquio fruttuoso tra loro e la società rischia di andare a rotoli. Se prendessimo oggi alla lettera questa intuizione non avremmo speranze, perché da lungo tempo i bambini si avventurano con i loro giochi in mondi che sono sempre più difficili da immaginare e talvolta persino da concepire per tanti genitori. Ed è forse intuendo in anticipo quanto velocemente si andasse in questa direzione che Mario Lodi, a metà degli anni Ottanta, ci tiene a progettare e a dare vita a un giornale che aveva la finalità di stimolare un colloquio ricco tra le generazioni, da realizzare attraverso il gioco, il disegno, semplici esperimenti scientifici e le più fantasiose invenzioni. Per dirla con le parole di un poeta, è come se Lodi sentisse di dover far suo e operare per realizzare l’auspicio di Lawrence Ferlingetti: «Attendo in eterno e per sempre un rinascimento dello stupore».
È attorno allo stupore, alla necessità di suscitare, nutrire e comunicare l’inesauribile stupore verso gli altri e il mondo proprio dell’infanzia, che Mario tesse il suo filo redazionale. Nelle pagine che ogni numero del giornale dedica alla poesia ne troviamo una degna di Toti Scialoja, scritta in prima media da Edoardo e inviata alla redazione dalla scuola di un paese vicino Trento:
“Tutto dorme,
tutto tace,
mangio more in santa pace!”
Ce n’è poi un’altra, altrettanto semplice ed efficace:
“Di buon mattino,
rosaneve sui monti:
colori d’inverno”.
Di questi versi Edoardo racconta al giornale anche la genesi: “La poesia è nata in autobus, mentre andavo a scuola guardando la Paganella. L’ispirazione è venuta vedendo le montagne d’un colore rosa speciale: l’impressione è venuta d’un sol colpo. La poesia è stata scritta nella stessa mattinata e migliorata, nelle parole, nei giorni successivi”.
È importante ciò che scrive questo ragazzo trentino perché mette in luce i due aspetti della creatività: l’intuizione e il necessario e lento lavoro di correzione, affinamento e messa a punto delle parole. È ciò che per tutta la vita Mario Lodi ha proposto ai bambini, lavorando con i più diversi linguaggi.
Il suo grande amore per l’arte e il disegno infantile è del resto testimoniato dal grande rilievo che hanno nelle pagine di A & B i tratti grafici dei bambini, rigorosamente in bianco e nero, scelti con cura e impaginati ad arte con il contributo di Roberto Lanterio.
Ma c’è anche la musica, con la riproposta di una filastrocca del carrettiere, recuperata dalla tradizione insieme alle note per poterla suonare, insieme a tanto teatro, a narrazioni e scienza, intesa come attenzione alla natura e al pianeta che abitiamo.
L’editoriale del numero 10 si intitola, ad esempio, “Giocare con l’acqua”:
“Facendo questi esperimenti abbiamo capito tante cose che prima non sapevamo: come fa l’acqua ad arrivare nelle nostre case, come fa a salire nei tronchi delle piante, come funzionano i termometri, le turbine, i mulini, le fontane e tanti altri strumenti inventati dall’uomo.
A illustrare la pagina il magnifico progetto di una bicicletta ad acqua inventata da un bambino, a confermare che è solo ampliando il loro immaginario che i bambini possono accostarsi alla scienza appassionandosi a scoperte che hanno fatto donne e uomini in carne ed ossa, superando creativamente l’impossibile.
Il lungo processo della creatività
Tra le tante storie pubblicate, in un numero compare anche “la storia di “A e B”, la storia del nostro giornale”, che trovo particolarmente rilevante perché illustra il modo con cui Mario Lodi desidera condividere con i lettori dubbi, ragionamenti e suggerimenti sorti dalle discussioni fatte in redazione.
“Incominciata tre anni fa quasi per gioco da un piccolo gruppo che voleva far conoscere l’infanzia in presa diretta, cioè per mezzo dei testi dei bambini, si trova ora a un bivio (…). Nella redazione arrivano moltissimi testi da classi e insegnanti e genitori… Molti sono grezzi, scritti su foglietti volanti non ordinati, e si creano problemi di interpretazione e di scelta. Altri sono stampati su giornalini ben curati nella forma grafica. Nei due casi chi manda i testi non fa una scelta, manda tutto. E noi riceviamo di tutto: testi anche banali dai quali non emerge l’esperienza del bambino; studi su interessanti problemi realizzati però senza il metodo della ricerca, per cui talvolta sembrano doppioni dei libri di testo; poesie che tali non sono, prodotte seguendo indicazioni di manuali, nei quali prevale il gioco linguistico e le rime bamboleggianti; disegni non curati nella forma e senza la valorizzazione delle tecniche usate. Ci sono però anche cose belle perché autentiche, genuine, che testimoniano il lavoro creativo e di ricerca e il clima delle classi che li producono. Noi sappiamo che dietro a ogni invio c’è qualcuno (insegnanti, ragazzi, altri) che aspetta la pubblicazione e spesso l’attesa resta delusa. Per evitare questi inconvenienti vi diciamo come prepariamo il giornale sperando che possa servire per la scelta preventiva dei testi da inviare in visione alla redazione.
Tutto ciò che i bambini producono, individualmente o in gruppo, è valido per la classe e rappresenta un momento di crescita. Alcune idee sviluppate e i materiali di documentazione possono interessare altre classi della scuola o enti del territorio, ed è bene allargare ad essi la comunicazione (con giornalini, mostre, audiovisivi). Alcuni prodotti particolari, veramente originali per il contenuto, la forma, la metodologia seguita possono essere destinati a un pubblico più vasto. Sono questi i prodotti da inviare ad “A e B”.
Sappiamo che per un insegnante è difficile scegliere perché per lui ogni cosa che fanno i suoi scolari ha un valore e un senso. Ma insieme ai suoi scolari egli può discutere che cosa è un giornale, quali sono le cose che possono interessare tutti i lettori, e scegliere insieme. È una cosa difficile ma seria, e i bambini devono imparare ad affrontare anche le questioni difficili, se vogliono crescere e maturare. Noi siamo convinti che lo sanno fare.
In redazione noi leggiamo tutti i lavori che arrivano e facciamo una prima scelta: quelli ritenuti validi per la pubblicazioni vengono discussi collegialmente e affidati ai vari responsabili delle rubriche (teatro, storie inventate, natura, scienza, poesia ecc.) perché essi facciano una seconda selezione tenendo conto dello spazio disponibile E degli argomenti trattati. Niente viene scartato: i materiali non pubblicati entrano in archivio e possono essere ripresi anche a distanza di tempo. Ogni responsabile di rubrica prepara ogni mese, con i materiali arrivati, le sue pagine. Tutti i testi vengono a questo punto mandati in composizione. La tipografia ce li restituisce su un lungo rotolo (bozze in colonna). Esse vengono lette, corrette degli errori fatti dal compositore, fotocopiati e rimandati in tipografia per la correzione”.
Ho riportato per intero la storia di come si lavorava nella redazione di questo piccolo gioiello dell’editoria dedicata all’infanzia perché, ancora una volta, Mario Lodi con parole semplici, dirette e anche severe, si rivolge e dà indicazioni soprattutto a noi insegnanti perché si impari sempre meglio a discernere tra le produzioni infantili, dando suggerimenti concreti sulle diverse forme che può avere una documentazione didattica. Ancora una volta in lui metodo e messaggio si intrecciano, avendo sempre a cuore la dignità che è fondamentale dare a ogni espressione infantile.
Questo messaggio è di particolare attualità per le nostre scuole, che troppe volte sembrano rinchiudersi in se stesse imitando un utilitarismo ed efficientismo che sembra avere come modello l’impresa. Ma l’educazione ha bisogno di altri tempi e di un immaginario diametralmente opposto. Dobbiamo infatti prenderci tutto il tempo necessario per sostare attorno a domande chiave, approfondire la ricerca, dare la possibilità a bambine e bambini di scavare in profondo e volare in alto, non perdendosi dietro alle mille suggestioni che propone il mercato. Per incontrare davvero la creatività è necessario impegno, concentrazione e sapere affrontare anche fatica. In questo ci può essere d’aiuto solo la bellezza. È frequentando l’arte e creando un clima di ascolto reciproco e attenzione all’espressione di ciascuno che si può arrivare, moltiplicando i linguaggi, a costruire davvero una scuola inclusiva.
Creatività e bellezza sono alleati obbligatori se si vuole educare a un mondo migliore – ci dice Mario Lodi in tante pagine di questo giornale redatto dai suoi piccoli e grandi lettori -, ma per ottenere buoni risultati il processo è necessariamente lungo e va condotto con grande attenzione. I bambini possono essere parte attiva e avere consapevolezza di tutto ciò, quando si creano i contesti adeguati agli scopi che si vogliono raggiungere.
Inno all’incontro tra generazioni, questo giornale è un tentativo riuscito di ricerca di autenticità. Ma mostra anche quanto l’autenticità, come la semplicità, sia tanto necessaria quanto difficile a farsi.
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A&B. LA PAROLA AI BAMBINI
Storia e attualità di un giornale-progetto educativo ideato da Mario Lodi
a cura di M. Bufano, T. Colombo, C. Lodi, A. Pallotti, E. Platè
Ed. Casa delle Arti e del Gioco – Mario Lodi in collaborazione con Mondo Padano (progetto grafico Orecchio Acerbo, novembre 2019). L’articolo di questa pagina è tratto dal libro che è possibile ordinare alla Casa delle Arti e del gioco
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