Pubblichiamo alcuni stralci del bel videoreportage curato da Emanuela Del Frate per XL sull’incontro tra Boots Riley (rapper, impegnato con Occupy Oakland), gli operai che hanno occupato a Roma (Portonaccio, Casal Bertone) la Rail Service Italia (Ex Wagon Lits) e i ragazzi del centro sociale Strike.
È il frontman del gruppo rap The Coup, la sua musica ha accompagnato i movimenti di protesta americani ed è diventata ancora più esplosiva con gli Street Sweeper Social Club, il progetto che condivide con Tom Morello dei Rage Against The Machine. Boots Riley è, però, anche uno dei principali attivisti del movimento Occupy Oakland. A Roma con i suoi Coup, ha raccolto l’invito dello spazio occupato Strike e, prima del concerto, ha incontrato gli operai che hanno occupato la Rail Service Italia (ex Wagon Lits). Una battaglia che stanno portando avanti insieme agli attivisti di Strike e al resto del movimento (…).
Emiliano Angeletti: «All’inizio eravamo 120 persone, 124 con gli impiegati, fino al 2008, poi l’azienda ha attraversato una crisi ed è stata acquisita da un altro imprenditore, il Gruppo Barletta spa, questo imprenditore, però, non si occupa di treni, ma fa costruzioni edilizie, quindi non c’entrava nulla con il nostro lavoro. E abbiamo iniziato a chiederci come mai avesse acquistato l’azienda proprio questo imprenditore e lo abbiamo scoperto in poco tempo: vuole costruire nel terreno dell’azienda per costruire…».
Boots: «Certo possono anche costruire alberghi qua, ma resteranno vuoti se nessuno avrà più lavoro e resterà senza soldi… È come se andassero a dire a qualcuno: costruisci una banca e dopo avrai i soldi quando non è assolutamente così che funziona, il problema è che stanno sacrificando la parte essenziale della nostra economia e da questo punto di vista quello che state facendo è veramente molto importante. Perché fino a quando le persone non smetteranno di avere paura di costruire un movimento, movimenti sindacali, movimenti del lavoro, militanti e radicali non si riuscirà a uscire da quel meccanismo. (…)».
Emiliano Angeletti mostra a Boots Riley un treno riparato e già pronto: «Ma le ferrovie non lo reclamano più ed è fermo qui da due anni. Ed è un lavoro già pagato dalle ferrovie e quindi dai contribuenti, ma lo hanno lasciato qui…» E, continua Lorenzo De Santis: «Trenitalia ha scelto di eliminare questo servizio pubblico per puntare tutto sui treni ad Alta velocità che usa solo chi si può permettersi di pagarlo…». (…)
Lorenzo De Santis: «l’occupazione nasce proprio per non permettere la speculazione edilizia (…) lotteremo fino alla morte». Non solo. Emiliano Angeletti sottolinea l’importanza di una lotta comune, portata avanti insieme al resto del movimento italiano: «la rete sociale è diventata un collante importantissimo tra la nostra ed altre realtà di lavoratori che vogliono unire le loro forze per portare a un discorso comune». Boots Riley: «È esattamente quello che abbiamo cercato di fare con Occupy Oakland e con tutto il movimento Occupy, quel collante di cui stavi parlando dal punto di vista delle azioni dirette radicali, ma anche con il coinvolgimento dei lavoratori dei movimenti sindacali. Perché dovete sapere che qua in Italia il movimento sindacale è infinitamente più militante di quanto non sia stato quello Usa dal secondo dopo guerra in poi. È sempre stato estremamente soft. E quello che sta succedendo è che il movimento Occupy sta creando proprio questo tipo di filo, tanto che noi come movimento abbiamo organizzato il blocco dei porti, lo sciopero generale e la speranza è proprio che cose come quella che state facendo voi qua, possano ispirare le persone negli Stati uniti». (…)
Boots: «Il successo di Occupy Oakland è dovuto anche ad altri motivi, diversi rispetto a quelli che hanno determinato il successo del movimento Occupy a New York. Una delle nostre specificità è che stiamo riuscendo a organizzare le comunità, i quartieri: è questa la chiave di tutto. (…) Quindi il movimento Occupy ha tratto anche forza dall’approccio militante dei sindacati tradizionali in città. Anche la storia delle Panthers a Oakland fu dovuta a tutto questo. Quindi non è che Occupy Oakland non c’entri niente con le Panthers, ma è un insieme complesso di cose. (…)
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.
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