
di Carla Fedele*
Ecco cosa mi porto via di questa estate, ovvero la mia risposta al ministro Matteo Salvini. Mi porto il sorriso del senegalese da cui ho comprato un vestito, consapevole di pagarlo ad un prezzo alto per il mercato della spiaggia, ma felice dell’idea che lui si potesse sentire rispettato e riconosciuto nello svolgimento di un lavoro pesante e faticoso. La simpatia di Abdullai che ci ha ricordato che l’importante è la salute, che lui aveva il diabete a 600 e che in un’ora aveva bevuto dodici litri d’acqua e se non era per i dottori dell’ospedale di Sapri (Salerno), che vedendo i risultati dei suoi esami l’hanno cercato per ricoverarlo, sarebbe finito in coma glicemico e forse sarebbe morto. Il racconto storico del pakistano che ci ha fatto notare che il 15 agosto, l’anniversario dell’indipendenza indiana, é preceduto dalla festa di indipendenza del Pakistan paese musulmano. Mi porto via l’aver assistito all’umile e silenziosa fatica dei venditori ambulanti, altrimenti detti Vu cumprá, di percorrere giù e su sotto il sole cocente chilometri di litorali e nonostante ciò aver visto la cortesia e la gentilezza verso tutti quelli che li chiamano anche solo per curiosare tra la loro mercanzia.
Ma più di tutti, mi porto via gli occhi acquosi della mamma nigeriana che non aveva cose belle da vendere però ha accettato la nostra piccola offerta con un autentico senso di gratitudine, raccontandoci che le mancano tanto i suoi figli che sono nati in Italia ma lei essendo povera e senza lavoro li ha dovuti portare dalla mamma con cui stanno crescendo, perché non ce la fa a mantenerli qui.
Ecco cosa mi porto via dalle vacanze in questa estate razzista italiana, che ha chiuso i porti: il mio ombrellone aperto non solo per proteggermi dal sole ma per accogliere tante persone non solo per fare acquisti ma offrire un goccio d’acqua o un frutto fresco.
Mi rimane anche la telefonata che Mohamed, pure lui pachistano, ha fatto a mio marito al nostro rientro per chiedere se eravamo partiti perché gli dispiaceva che non fossimo riusciti a salutarci e ci teneva a farlo e la promessa che ci saremmo sentiti ancora. Sì, possiamo contribuire a resistere e a creare un mondo diverso cominciando dalla vita di ogni giorno.
*Insegnante
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