L’idea di non essere soli nell’universo è antica. Il grande incontro con gli alieni è stato molte volte sognato e raccontato, desiderato o temuto. Chissà se chi dirige la Nasa punta su Trappist-1 per sete di “petrolio” o di conoscenza. Non sappiamo se ci vorranno anni-luce per uscire dagli anni-buio che viviamo. Tanto meno sappiamo se è “giusto” cercare gli alieni in sistemi simili al nostro. Ignoriamo tutto, o quasi tutto, ci ricorda Daniele Barbieri, uno che di mondi “altri” se ne intende. Una certezza, però, l’abbiamo: fare i conti con «l’assenza di solitudine» ci fa un sacco bene. Sapremo essere all’altezza di quell’assenza? E poi, mentre noi umani cerchiamo gli extraterrestri, magari loro stanno venendo qui. Se finora non ci siamo incontrati è solo perché la ricerca è appena iniziata…

di Daniele Barbieri
In estrema sintesi la notizia è questa: presso la stella Trappist-1 sono stati scoperti 7 pianeti simili al nostro, 3 di loro potrebbero ospitare la vita. Non è la scoperta di intelligenze extraumane ma conferma la diffusione di pianeti abitabili dunque la probabilità che la vita si sia sviluppata altrove. Trappist-1 sembra irraggiungibile per ora ma domani chissà.
L’idea di non essere soli nell’universo è antica. E ovviamente il grande incontro con gli alieni è stato molte volte sognato e raccontato, desiderato o temuto. In «Critica della ragione pura» Immanuel Kant scrisse: «sarei pronto a scommettere tutti i miei averi, che almeno in uno dei pianeti che noi vediamo vi siano abitanti… Il fatto che anche in altri mondi vi siano abitanti non è semplicemente oggetto di opinione bensì di una salda fede». In precedenza anche Giordano Bruno aveva scritto di «infiniti mondi»; come si sa, in Vaticano non gradirono e anche per quello lo mandarono al rogo.
Mentre noi umani cerchiamo gli extraterrestri magari loro stanno venendo qui. Se finora non ci siamo incontrati è perché la ricerca è appena iniziata. Immaginate i bimbi che, in riva a un oceano, riempiono secchielli d’acqua: quante possibilità ci sono che trovino subito i pesci? Il paragone è per difetto: il secchiello-Terra è ben moooooooolto più piccolo (e tecnologicamente arretrato) rispetto all’enormità degli universi.
La scienza e, con maggiore libertà, la fantascienza immagina che «il grande incontro» potrebbe avvenire fra razze simili (cioè con alieni più o meno umanoidi) o fra specie radicalmente diverse. A tal punto differenti che sarebbe difficile comunicare. Come nel romanzo-film «Solaris» o nel recentissimo «Arrival». Invece in «Stalker», altro vecchio film e romanzo, gli Et arrivano sulla Terra però non ci degnano di uno sguardo e se ne vanno, troppo superiori per accorgersi di noi; così i terrestri si mettono a frugare tra i loro rifiuti per capire qualcosa, un po’ come le formiche cercano le briciole di un nostro picnic… rischiando magari di beccarsi incomprensibili pile o direttamente un insetticida. (*)
Il più choccante incontro con gli Et è nel racconto «La sentinella» di Fredric Brown, una paginetta così bella da finire nelle migliori antologie scolastiche: c’è tutta la sorpresa di scoprire che gli alieni siamo noi nello sguardo degli altri; se non la conoscete cercatela – anche in rete – e forse cambierete idea… sulla fantascienza.
Se dobbiamo partire verso Trappist-1 alla ricerca dei nostri dis/simili esistono tre problemoni. Il primo è che si tratta di un viaggio lunghetto, se prima non troviamo il modo per andare veloci come la luce. Seconda complicazione è che se arriviamo su pianeti forse abitati prima ancora di dialogare con gli ipotetici alieni dobbiamo accertarci… di respirare: anche Marte e Venere sono simili al nostro pianeta ma per noi inabitabili almeno finché non verranno “terraformati” cioè mutati in modo da poterci vivere: possibile in teoria terraformare, in pratica tutto (modi, tempi, costi, rischi) da verificare. Terzo impiccio: viaggiare negli spazi costa moooooolto; ma teniamo conto che per un anno di guerra in Afghanistan o in Irak spendiamo quanto la Nasa per raggiungere Marte. Come sempre è questione di scelte politiche: oggi le nostre ricchezze – economiche e scientifiche – sono immense ma le sprechiamo e/o le usiamo a vantaggio di pochi e/o contro la Terra e chi l’abita.

C’è chi teme gli alieni. Perfino fra gli scienziati: anche stavolta Stephen Hawkins ha sostenuto che potrebbe essere pericoloso incontrare gli extraterrestri. Io sospetto che corrano più rischi loro di noi ma soprattutto mi fido di Stefano Benni che – essendo persona informata dei fatti – ha più volte ribadito: «la Terra ultimamente va a destra ma possiamo star tranquilli che l’Universo è di sinistra».
Almeno 5 motivi dovrebbero spingerci a desiderare di incontrare i nostri dissimili:
- – l’eterna curiosità della razza umana (nonostante i cardinal Bellarmino e i paurosi) di andare oltre le colonne d’Ercole; «fatti non foste per viver come bruti…»;
- – il bisogno di amore: non a caso il film «Et» ha emozionato i grandi anche più dei piccoli. Confessiamolo apertamente: l’esotico è erotico (Gasparri e Giovanardi dissentiranno il che ne conferma la verità);
- – i sogni di gloria con tutti i rischi annessi e qui potrebbe anche venir fuori “il peggio” di noi terrestri;
- – il migrare sperando di star meglio;
- – la recente consapevolezza che le risorse del pianeta Terra si stanno esaurendo.
Commentando le prime notizie su Trappist-1, lo scrittore Mauro Antonio Miglieruolo ha posto la domanda più importante, cioè «sapremo essere all’altezza di questa assenza di solitudine?» (**). Questo mi pare il nostro orizzonte.

Non so dire se chi dirige la Nasa punta su Trappist-1 per sete di “petrolio” anziché di conoscenza. Neppure so se è proprio da quelle parti che alla fine troveremo altra vita intelligente; o magari se nel frattempo saremo “trovati” o riceveremo un messaggio… se ci vorranno anni-luce per uscire dagli anni-buio che viviamo. Tanto meno so se è “giusto” cercare gli alieni in sistemi simili al nostro: magari la vita e l’intelligenza – assai diverse da come lo pensiamo noi ex scimmie – si possono sviluppare in pianeti talmente differenti che i terrestri hanno escluso di buttarci l’occhio. Insomma ignoro un sacco, un sacchissimo di faccende. Però su una questione sono c-e-r-t-i-s-s-i-m-o: fare i conti con «l’assenza di solitudine» è centrale per la razza umana; e dopo l’annuncio di Trappist-1 ancor più. Come forse sapete fra 25 anni circa avremo notizie molto più dettagliate sui pianeti “trappisti”. E allora scusatemi se inserisco una nota personale ma devo dirvelo e dirmelo. Avendo 68 anni e un po’ di acciacchi ogni tanto mi tedia l’idea di vivere a lungo in un mondo banale oltre che ingiusto. Ma adesso so che potrebbero arrivare notizie interessanti da Trappist-1… e allora potrei provare a tagliare i 93 anni. Nel frattempo anche qui c’è molto da fare, se si riprende a sperare e a lottare. Perché se altri mondi lontani sono possibili, certamente anche un’altra Terra è possibile.
(*) A proposito di animali e di alieni c’è una vicenda che va tenuta presente. C’è chi fra gli zoologi considera i delfini intelligenti, oltreché dotati di un linguaggio strutturato, e ha più volte proposto di investire fondi in un progetto per comunicare con questi “alieni” di casa. Soldi mai trovati e dunque il dialogo umani-delfini resta nel campo delle ipotesi. Però, decenni fa, Usa e Urss addestrarono, purtroppo con successo, i delfini a operazioni militari. I soldi si trovarono. Una triste metafora.
(**) Per la precisione Miglieruolo ha scritto così: «Ogni anno che passa, sempre più si rafforza l’ipotesi che NOI NON SIAMO SOLI. Che esiste altra vita lontano dalla Terra. Che si tratta solo di aspettare, la scopriremo. Ma si pone un problema: quello di sempre, il problema della coerenza con l’umanesimo al quale l’uomo aspira: sapremo noi tutti essere all’altezza di questa assenza di solitudine?».
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