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Una rivoluzione dei rifiuti

Cesare Budoni
29 Gennaio 2013

Nei giorni scorsi a Roma, al Cinema Palazzo, si è riunito il Comitato Promotore Nazionale per la legge Zero waste composto da oltre centocinquanta associazioni, coordinamenti e comitati, sia nazionali che regionali e locali. Una tappa dei lavori che porteranno alla stesura del testo definitivo, da sottoporre a verifica giuridica prima di essere depositato per avviare la campagna nazionale di raccolta firme.

Si tratta del testo che nelle intenzioni dei proponenti dovrà radicalmente modificare la normativa nazionale sul ciclo dei rifiuti (Testo unico 152/2006). Questo alla luce della recente Risoluzione del Parlamento Europeo che ha votato un complesso documento in cui si è finalmente affermato il principio per cui entro l’anno 2020 dovranno chiudere gli impianti di incenerimento e di discarica dei rifiuti.

Tale principio è di fatto da anni sostenuto dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero e si allinea perfettamente con la Strategia Rifiuti Zero e l’avvio della Raccolta “porta a porta” come primo passo verso l’obiettivo temporale al 2020, da anni indicato da molte organizzazioni ambientaliste e da numerosi esperti del settore come l’unica virtuosa alternativa alla distruzione di materiali preziosi attraverso incenerimento o sotterramento, con l’effetto di provocare danni gravissimi sull’ambiente e sulla salute pubblica.

La Legge di Iniziativa popolare propone in sostanza una moratoria sino al 2020 di tutte le autorizzazioni in itinere per inceneritori sul territorio nazionale, la riconversione verso impianti di riciclaggio attraverso una politica di incentivazione molto diversa da quella attuale, la revoca definitiva degli incentivi pubblici che sostengono una impiantistica nociva e chiaramente in perdita, la creazione di Distretti locali e la ridefinizione generale dei compiti del Conai rispetto alle attuali politiche di gestione degli imballaggi. La legge è composta da 26 articoli, contenenti principi e regole del tutto avanzati nella prospettiva della vera attuazione di una società a Rifiuti Zero.

Ad aprire i lavori è stato Paul Connett, uno dei principali e più noti ideatori della Strategia Rifiuti Zero. Come ha ricordato Connett, è la sua visita in Italia numero 58, come dire nelle città italiane c’è ancora molto da fare su questi temi ma c’è anche molto interesse per un cambiamento radicale dal basso. Connet ha ricordato che se consumassimo tutti come consumano gli statunitensi, avremmo bisogno di quattro pianeti, uno non basterebbe, mentre se consumassimo come gli europei sarebbe necessario avere due Pianeti Terra.

Abbiamo rivolto a Connet alcune domande.

Quali sono i passaggi obbligatori per la Strategia Zero Waste?

Sono dieci. Uno, separazione alla fonte; due, raccolta porta a porta; tre, impianti di compostaggio; quattro, riciclaggio, con le proprie centrali; cnque, riutilizzo, riparazione e decostruzione con appositi e numerosi corsi di formazione, recuperando anche dagli edifici dismessi o abbattuti preziosi materiali da costruzione, ad esempio il legno; sei, iniziative per la riduzione dei rifiuti, cioé prodotti con gli spillatori e con i distributori di materie, tassa su buste plastica, raccolta dei tappi, pannolini riutilizzabili…; sette, incentivi economici, vale a dire organico e multi materiali vanno raccolti gratis, poi più si produce frazione residua di rifiuti più si paga, ecc.; otto, impianti di separazione dei residui e centro ricerca rifiuti zero presso università, è lo step più importante dei dieci elencati; nove, migliore design industriale, i prodotti vanno riprogettati quando necessario secondo lo schema Riduci-Riusa-Ricicla-Ridisegna; dieci, infine, discarica temporanea per non riciclabili e la stabilizzazione biologica dei rifiuti organici.

In questo suo ultimo viaggio cosa vede di cambiato in Italia, come interpreta questo segnale di una proposta di legge popolare?

Vedo che quasi tutti i cittadini italiani hanno ormai compreso che discariche e incenerimento non sono soluzioni sostenibili e che i rifiuti non sono un problema tecnologico ma un problema di strategia, concetti questi che per anni ho portato anche in Italia durante i miei viaggi nelle varie città. All’industria va detto chiaramente: se un prodotto non si può riutilizzare, riciclare o compostare, questo prodotto non deve essere realizzato. Deve esserci un no chiaro alla società usa e getta.

La sua Strategia ha fatto molti passi in avanti, pensa che avrà un futuro impattante in Italia?

Considero da sempre la strategia rifiuti zero come una rivoluzione. Questa rivoluzione non solo è cresciuta ma ora in Italia è pronta e matura per potersi allargare ad altri pezzi importanti con i quali interconnettersi come cibo locale a chilometri zero, emissioni zero a favore di energie alternative, consumo zero di nuovo territorio.

Comments

  1. Jack says

    1 Febbraio 2013 at 17:29

    “…da anni indicato da molte organizzazioni ambientaliste e da numerosi esperti del settore come l’unica virtuosa alternativa alla distruzione di materiali preziosi attraverso incenerimento o sotterramento, con l’effetto di provocare danni gravissimi sull’ambiente e sulla salute pubblica.”.

    Due domande: quali organizzazioni e quali esperti?

    Rispondi
  2. Cesare Budoni says

    2 Febbraio 2013 at 23:38

    Al di là di nomi molti noti a livello internazionale (Jeremy Rifkin piuttosto che Serge Latouche), a lavorare contro gli inceneritori ci sono migliaia di studiosi e ricercatori. Qualche nome? Enzo Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza in qualità di esperto di sistemi di raccolta differenziata e strategie sostenibili di gestione dei rifiuti per Commissione europea, amministrazioni locali, governi esteri (è anche il coordinatore scientifico del Centro di Ricerca Rifiuti Zero): dispone di molte analisi sulla evoluzione dello scenario e di dati di esperienze italiane ed estere sulla raccolta differenziata, sulla riduzione dei rifiuti e sulla gestione sostenibile dei rifiuti urbani.

    Raphael Rossi
    invece è esperto nella progettazione di sistemi per la raccolta differenziata con l’obiettivo Rifiuti Zero. Claudio Tedeschi è presidente di Dismeco Srl ed è il promotore dell’unico progetto industriale al mondo in tema di sostenibilità ambientale, il “Borgo Ecologico” di Marzabotto (Bologna).

    Ci sono poi amministratori locali come Alessio Ciacci, assessore all’ambiente del Comune di Capannori (Lucca), da poco nominato “Personaggio Ambiente 2012” in rappresentanza di un movimento che cresce. A Capannori la strategia Rifiuti Zero ha creato decine di posti di lavoro, risparmi sui costi di smaltimento, benefici ambientali enormi e tanta partecipazione cittadina. Nel Lazio c’è invece Bengasi Battisti sindaco di Corchiano (Viterbo), da sempre attento a questi temi.

    In un convegno a Parma del maggio 2011 diversi altri hanno sostenuto la teoria e la pratica dei Rifiuti Zero, a cominciare da Massimo Cerani (ingennere, esperto di rifiuti ed energie rinnovabili, consulente di numerosi comuni lombardi ed aziende per la gestione dei rifiuti ed il riciclaggio) e da Frans Beckers (presidente della società olandese Van Gansewilken GroEp – NL- Multiutility che opera nel settore dei rifiuti).

    In questo panorama, ovviamente, insieme ad altre associazioni e comitati c’è anche il Wwf.
    Ma in modo ancora più importante c’è il Parlamento Europeo che nella risoluzione A7-0161/2012, votata il 24 maggio 2012

    http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P7-TA-2012-0223&language=EN&ring=A7-2012-0161

    tra le altre determinazioni, al punto 33 chiede agli Stati membri di rispettare la gerarchia dei rifiuti e la necessità di portare il residuo prossimo allo zero. Invita ad abbandonare progressivamente le discariche e a non incenerire materiali che possono essere riciclati o compostati.

    Insomma, facendo una ricerca accurata la lista avrebbe centinaia e centinaia di nomi solo in Italia…

    Rispondi

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