“Fermo, commissario, più avanti non si può andare, è pericoloso ed entrano solo i robot, il caldo non è sopportabile dall’uomo”. “… non è possibile una cosa simile, rischiamo di fare una figuraccia internazionale se si viene a sapere”. Il dialogo surreale, riferito a NoTav.info da fonti attendibili e presenti sul posto, sarebbe avvenuto al km. 3 del tunnel di Chiomonte, nella visita mattutina che precedeva il “tavolo di lavoro” dei sostenitori istituzionali della Grande Opera Inutile. Rappresenta in modo più che adeguato 20 la sostanza di venti e più anni di progetti ferroviari senza aver ancora posato un metro di rotaia. E la dice lunga sulle intenzioni del top player del momento, Calogero Mauceri, commissario di governo rimasto senza governo, che – mentre la campagna (elettorale) di Ferragosto prende ad avanzare come le fiamme dei roghi nei boschi – resta al suo posto per sbrigare gli affari ordinari. Appunto
Già da solo il titolo di questo parziale e iniziale report rende bene il senso della fase e dei pilastri su cui si regge il progetto tav Torino Lione. È questo infatti il riassunto che proviamo a fare della riunione svoltasi ieri mattina, 23 luglio, a Torino in prefettura dell’osservatorio sulla Torino Lione. Un tavolo di “lavoro” (è un parolone, visti i risultati sul campo dell’opera, 20 anni e più di progetti ferroviari senza aver ancora posato 1 metro di rotaia) che coinvolge i protagonisti e sostenitori istituzionali dell’opera.
I presenti ve li avevamo anticipati con la lettera di convocazione, le notizie, parziali che iniziamo a riportare giungono a mezzo di articoli e comunicati stampa che con grande giubilo oggi le testate regionali riportano. Il protagonista indiscusso, top player della giornata, è Calogero Mauceri, commissario di governo che in contemporanea o quasi con le dimissioni del governo, fiero del suo mandato e dei suoi pieni poteri (siamo ironici visto che il Mario nazionale si appresta, tra gli applausi dei suoi coetanei, a tornare al bocciodromo) è riuscito a convocare con una riunione operativa su questa strategica opera (anche qui restiamo nell’ironia se non si trattasse della terra in cui viviamo, la valle di Susa, che è stata scelta per ospitare questo progetto).
E così in mattinata il commissario si è recato a vedere il tunnel geognostico di Chiomonte, prima di scendere in città alla sua riunione. Partiamo malino, da fonti anonime ma bene informate e presenti, abbiamo saputo che la visita si è interrotta al km 3: “Fermo commissario, più avanti non si può andare, è pericoloso ed entrano solo i robot, il caldo non è sopportabile dall’uomo”.
La sua, una battuta, ma neanche troppo “… non è possibile una cosa simile, rischiamo di fare una figuraccia internazionale se si viene a sapere”. Primo tempo malino, ma si recupera in prefettura e qui i maestri del tav danno il meglio. Si promettono mirabolanti benefici derivanti dalla costruzione dell’opera, 1000 posti di lavoro in Valsusa, formazione dei giovani, de-militarizzazione del territorio, traguardi a breve nel 2023 sulla progettazione e sugli appalti. Nulla di nuovo e nulla di più di quello che leggiamo da anni sui giornali e che anche oggi ritroviamo sulla carta stampata. Insomma nulla su cui aggiungere nulla.
Un dato invece dobbiamo sottolinearlo, non nuovo ma preoccupante per il futuro della valle di Susa. Il vero protagonista politico della giornata è il partito democratico che, con ben 3 esponenti in linea diretta di carica dal basso verso l’alto, ha retto e cucito il percorso che ha portato in questi mesi alla convocazione della riunione di ieri mattina. Parliamo di Pacifico Banchieri, presidente dell’unione montana valle di Susa, Jacopo Suppo, vice sindaco della città metropolitana di Torino, e Stefano Lorusso sindaco di Torino. Insieme queste 3 tessere di partito possono reggere in futuro un gioco già iniziato, molto utile al commissario di governo al fine di portare ancora energie e soldi verso il progetto.
Due su tre, infatti, provengono dal territorio della valle di Susa nel quale il progetto ambisce ad insediarsi e sono la garanzia con la quale i proponenti possono “vendere” una condivisione progettuale con i territori coinvolti. Condizione fondamentale per continuare a beneficiare dei contributi europei. Le scuse addotte le conosciamo bene e sono sempre le stesse: bisogna parlarsi, dialogare, andare oltre i piani ideologici e le dottrine, avere il senso del ruolo istituzionale che si ricopre.
Come territorio e movimento Notav, invece, pensiamo che non ci sia dialogo e discussione possibile con chi oggi – dopo decenni – continua progettare, distruggere e usare soldi pubblici per un’opera inutile, climaticida e fuori dal tempo Per tutti loro, per Mauceri, per i futuri governi, per gli ubbidienti servi di partito abbiamo solo una risposta: la lotta No Tav! Sui sentieri, sulle montagne, nella valle e nella città ci troverete sempre!
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