Una volta uno che se ne intende, un certo Bergoglio, ha gridato: non scarichiamo le nostre colpe sui bambini! Eppure, da quando il virus del terrore si è impadronito di ogni nostra scelta politica, gli otto milioni di persone che non sono maggiorenni, e dunque non votano, tendono ormai spesso e volentieri all’indolenza, ma è per definizione che assai poco produttivi, sembrano diventati un male assoluto. Perché?

1. È ormai accertato che il virus è arrivato in Italia almeno da dicembre. Da allora, all’inizio del lockdown, nessun focolaio si è sviluppato dentro una scuola, nonostante i bambini scorazzassero avanti e indietro, giocassero, si abbracciassero e mangiassero assieme. Tutti i focolai si sono sviluppati dentro gli ospedali, le fabbriche, le residenze per anziani. Qualcuno è in grado di dire perché l’apertura delle scuole continua ad essere considerata il male assoluto?
2. Si era detto che la chiusura delle scuole era necessaria per evitare di movimentare milioni di adulti, che sarebbero usciti per accompagnare i bambini. Bene, ma dal 4 maggio quei milioni di adulti sono stati movimentati dai loro datori di lavoro che li hanno costretti ad uscire per andare al lavoro. Perchè dunque i bambini sono costretti a casa, se gli adulti, che non bisognava far uscire, oggi sono già tutti usciti per supremo obbligo imposto dalle imprese?
3. Si è allora detto che i bambini devono comunque rimanere a casa perchè metterebbero a rischio la salute degli adulti che lavorano nella scuola. Ma le percentuali di contagio dei bambini sono vicine allo zero assoluto. Di conseguenza, sono più a rischio gli adulti che lavorano con i bambini o gli adulti che lavorano in mezzo ad altri adulti?

4. Non avendo ulteriori argomentazioni, si è allora giocata l’ultima carta: i virologi, che sconsigliano l’apertura delle scuole. I virologi sono (quasi tutte) persone serie ma, come scriveva Nietsche nel meraviglioso Così parlò Zarathustra, il dottore dell’orecchio, quando ha di fronte una persona, vede un orecchio; così il virologo, quando ha di fronte una persona, vede solo presenza/assenza di virus.
La persona – e la sua salute – è molto di più di un orecchio e il benessere di un bambino è molto, molto di più che la presenza/assenza di un virus. Qui la domanda ultima e definitiva è questa: perchè si possono avviare le attività produttive anche in regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna) che sono ben lontane dalla fase due e i bambini del Molise (una regione che, tutta assieme, ha avuto un numero di contagi pari a quella di un condominio di Bergamo) non sanno ancora una data certa di rientro nella scuola?
5. Con la pandemia, tutt* abbiamo compreso l’incomprimibile diritto alla salute. Quando comprenderemo anche l’incomprimbile diritto all’istruzione e alla socialità di otto milioni di minorenni? Abbracci furibondi.
Riaprire le scuole subito. I ragazzi sono il futuro della Società. Questa pandemia ha messo a nudo tutte le contraddizioni di questo sistema economico che ha nel Pil l’unico valore di riferimento. Ma la crescita del Pil se è associata ad una povertà crescente, non ha alcun valore sociale e morale.
Sono d’accordo. Aggiungo: il diritto alla salute di bambini e ragazzi vuol dire benessere psico-fisico, cioè gioco libero, socialità, scambio, uso dello spazio pubblico, autonomia. Osservo: l’istruzione mi sembra venga garantita anche in isolamento, quasi a tutti, mentre le attività su citate no….
Che riaprano le scuole, ma che i bambini possano riappropriarsi dello spazio pubblico in quanto cittadini!
Ci sono tutte ragioni del uon senso eppure non sono sufficienti perché?
Per fortuna i bimbi si ammalano pochissimo, ma sulla loro contagiosità vi sono pareri scientifici discordi, incluso il rischio della sindrome di Kawasaki. Uniamo a questo le classi sovraffollate e spesso sporche (la scuola di mio figlio sembra diroccata!), la difficoltà di mantenere/imporre le distanze tra ragazzi e soprattutto bambini (i maestri/prof. costretti a fare gli sceriffi?), e l’età media elevata degli insegnanti italiani. A mio giudizio, sono motivi validi per attendere a riaprire le scuole evitando che diventino focolai, e prendersi invece il tempo di RIPENSARE la scuola e i suoi spazi, e finalmente INVESTIRE in personale e nuovi modi di socialità e apprendimento, no?
Bravo Marco chiarezza e lucidità, accompagnate da un modo succinto di esprimersi – non frequente oggi in una fase di predicatori che altro non san fare – non ti mancano. Continua così.
Sono d’accordo.
Diamo per “andato” l’attuale anno scolastico, ma non esistono motivazioni scientifiche serie per non riaprire le scuole in autunno, se non il solito aumento del traffico automobilistico.