Ha cinque anni e mezzo, va all’asilo a Fidenza e non racconta storie, nel senso delle fandonie. Racconta favole. Marcello ne ha inventata una – è già la seconda che esce su Comune – che parla di certi supereroi sudamericani e di una strana Caramella. L’ha fatta scrivere a Nelly, la nonna, perché lui non sa ancora farlo bene, per ora se la cava assai meglio con i disegni e, soprattutto, con la fantasia. Così, per arrivare dall’altra parte dell’oceano, ha scelto di utilizzare un mezzo di trasporto sorprendente, ecologico quanto fulmineo. Lo aiuterà a raggiungere i comuneros di San José de Apartadó, nel cuore di una regione bananiera della Colombia, dove i suoi amici Roviro e Sayda – con la partecipazione straordinaria di Silvia che vive lì per “proteggerli” – resistono da 26 anni, senza armi, alla guerra e all’assedio dell’esercito e dei paramilitari. Marcello li conosce, non solo perché ne ha sentito parlare molto dalla mamma, dal papà e dalla nonna, ma perché un po’ di tempo fa loro sono venuti fino alla sua scuola a raccontare la vita di una comunità molto speciale. Ne fanno parte centinaia di persone che considerano la terra come una mamma che regala loro ciò di cui hanno bisogno. Perciò loro la coltivano senza veleni (e senza bisogno di capi né padroni) invece di sfruttarla o di ferirla per cercare minerali che non sono certo buoni da bere o da mangiare

Ma voi lo sapevate che esistono supereroi che sono come me, che ho 5 anni e mezzo e vado all’asilo Battisti di Fidenza, o come la mia mamma e il mio papà? E sapevate che fanno delle cose speciali per rendere il mondo più bello e più buono? Adesso vi racconto come l’ho scoperto io.
Una notte di Dicembre ho sentito dei rumori strani alla porta, pensavo che fosse santa Lucia o Babbo Natale, invece ho aperto piano piano e sul pianerottolo ho visto un asinello magico, tutto verde. Solo che parlava e rideva.
Quando mi ha visto, ha detto: “Ciao, Marcello! So che ti piacciono molto i supereroi. Se vuoi, posso accompagnarti a conoscerli. Però preparati, perchè non assomigliano a Spiderman o a Hulk. Non hanno costumi colorati o armi incredibili. Sono persone normalissime, però sono super-speciali… Allora, vieni?”

“Certo, ma prima devo chiedere il permesso ai miei genitori. Se domani mattina non mi vedono, si preoccupano…”, ho risposto un po’ sospettoso.
“No, no, tranquillo, gliel’ho già chiesto io, puoi venire!”, ha detto l’asinello con fare sicuro.
“Cosa devo portare con me?”
“Niente, trovi tutto là”, ha risposto lui, con l’aria di chi la sa lunga.
“Ma “là” dove?”
“Ti porto nel posto più bello che c’è, nella Comunità di Pace di San Josè Apartadò, in Colombia“.
“Aaaaaaaahhhhh, ma io lo conosco! Ho anche degli amici e amiche là: Sayda, Silvia e Roviro, e poi German, Gildardo, Levis, Julio, anche se loro quattro però non me li ricordo bene, perchè quando son venuti a Fidenza, a casa della mia nonna, io ero molto piccolo”, ho detto aggiustandomi gli occhiali sul naso.
“Allora andiamo? Sali, aggrappati alla mia criniera magica!”
“Ma ci metteremo tanto tempo! La mamma, il papà e la nonna hanno dovuto cambiare 4 aerei e 2 autobus per arrivarci”
“Macchè, noi siamo magici, per fortuna. O meglio, io sono un asinello magico e tu hai quegli occhiali blu e verdi, che rendono un po’ magico anche te. Potrai vedere tutto quello che gli umani non vogliono vedere e anche ascoltare i pensieri del cuore. Diventerai anche tu un piccolo supereroe, quando spiegherai a tutti i tuoi amici questo viaggio, così farai conoscere loro le persone speciali della Comunità”.
“Affare fatto! Però senti… io non so ancora come ti chiami, se per caso durante il viaggio devo chiederti qualcosa, come faccio?”
“Mi chiamo Caramella, allora si va? “.
“Partiamo!”

E in nemmeno 10 minuti, io e Caramella siamo già all’entrata di San Josecito.
C’è il sole…dove abito io c’era una nebbia scura che faceva tossire e diventare tristi; ma qui non c’è solo il sole che rende felici, c’è anche il profumo di fiori che non ho mai visto, di piante che hanno dei frutti che non so nemmeno come si chiamano, c’è una foresta che avvolge questo posto come in un abbraccio…Cominciamo proprio bene!
Il cartello di benvenuto è molto particolare: me lo spiega Caramella, perchè ancora non so leggere: non si partecipa assolutamente alla guerra,
sono vietate le armi,
si lavora tutti insieme…poi ci sono altre cose scritte, ma le più importanti sono queste 3.
“Guerra? Ma non è il posto più bello che c’è?” chiedo io molto sorpreso. Da quanto so io, la guerra è la cosa più brutta che ci sia e non ce la vedo in un posto così bello… Perché la gente dovrebbe farsi la guerra qui?
“Sì, qui da 60 anni c’è la guerra”, mi risponde triste Caramella, “tra i militari e i loro aiutanti, che sono i paramilitari, e la guerriglia. Ma la cosa più brutta è che tantissime persone, che con la guerra non c’entravano niente, sono state uccise o costrette a scappare. Si chiamano sfollati. Da qualche anno quelli che si fanno la guerra stanno cercando un modo per smetterla, ma è molto, molto difficile e ancora tante persone vengono uccise. Anche nelle terre della Comunità ci sono stati tanti morti, anche bambini più piccoli di te. C’erano quasi mille persone nella Comunità, ora sono rimasti solo in 300“.
“Ma perché, Caramella, se la Comunità ha sempre voluto la pace e non si possono neanche usare le armi nelle sue terre, perché c’è la guerra?“, insisto io, che proprio non riesco capire.
“Perchè questa terra è ricca, ci dà tutto quello che ci serve per vivere: ogni tipo di frutta, verdura, e poi il riso, il cacao per fare la cioccolata Chocopaz, quella che mangi anche tu. Poi abbiamo le uova, la carne, il pesce… Pensa, tu devi andare al supermercato per comprare le cose da mangiare, noi invece ce le abbiamo dietro casa e gratis. Per questo vogliono toglierci la terra, ma noi vogliamo continuare a vivere qui, in pace. È la nostra terra, è come una mamma che ci regala tutto quello che ci serve e noi, per ringraziarla, la coltiviamo senza veleni, perchè le vogliamo bene. Qui, invece, ci sono molte persone cattive che vogliono sfruttarla, vogliono bucarla per cercare i minerali, costruire delle strade per cacciarci più in fretta e per tenerci controllati. La Comunità, dal bambino più piccolo al nonno più anziano, chiede una cosa sola: “Lasciateci vivere qui e in pace, non vogliamo altro”.

“Marcello, guarda là, stanno arrivando German, Roviro, Sayda, Blacho, Brigida e tutti gli altri coi bambini e le bambine della scuola. Ci danno il benvenuto! Sono contenti che tu sia qui per vedere come si fa a vivere in pace e felici, nonostante tanto dolore per la violenza che li circonda. Senti? Adesso Roviro e Blacho ti cantano l’inno della Comunità! Ricordatelo, che poi il tuo compito sarà quello di raccontarlo a tutti quando tornerai a casa”.
“Sarà fatto! Intanto vado a salutare tutti gli amici che ho già conosciuto, poi ci sono un sacco di bimbi e magari vogliono giocare. Tanto anche se parlano spagnolo, giocando ci si capisce lo stesso” dico io, che non vedo l’ora di sgranchirmi un po’ le gambe e fare qualche cosa con gli altri bambini.
Dopo aver giocato un bel po’, Brigida, che è una delle nonne della Comunità, mi prende per mano e mi accompagna a fare il giro di San Josecito.
Ci sono tante casette allegre, con intorno fiori e alberi da frutta e mi ricordano quelle che disegno con i miei amici alla scuola materna! Al centro del villaggio c’è il famoso Chiosco dove mi hanno spiegato che tutti gli abitanti si riuniscono per parlare e decidere insieme le cose che riguardano la Comunità. Ha il tetto di paglia ed è una casa rotonda. Non me lo ero immaginato proprio così, ma è bello!

Vedo anche tanti murales pieni di colori, che raccontano delle storie e come si vive qui: li hanno disegnati i bambini e i grandi della Comunità, perché qui si fanno tutte le cose insieme e con allegria.
Ci sono anche dei sassi, tutti colorati, con i nomi delle persone che sono morte. Brigida dice che quei sassi sono lì per tenere le persone sempre vicino. Lei diventa un po’ triste quando mi racconta dei sassi, perchè su uno dei sassi c’è anche il nome della sua bambina, uccisa quando aveva 15 anni.
Alla fine del giro, saliamo su una collina per vedere San Josecito dall’alto, e mi accorgo che Brigida ha le lacrime sulle guance mentre mi dice che la terra della Comunità è il posto più bello del mondo dove vivere, anche se i cattivi gliela vogliono rubare.

All’improvviso comincia a piovere forte e, per non bagnarci, Brigida taglia una foglia enorme da una pianta vicino a noi, così ci ripariamo con l’ombrello più ecologico che ci sia. Incredibile, credevo esistessero solo nei cartoni animati queste piante…
Mentre scendiamo, mi accorgo di una cosa molto strana: qui non ci sono auto, ma neanche strade. Dove abito io invece ci sono strade dappertutto, ci sono anche un sacco di macchine e spesso quando cammini per strada ne senti proprio la puzza…Bleah!
Qui no, da un villaggio all’altro si va a piedi, con il cavallo o con l’asino. Quando c’è il sole, ma anche quando piove, tocca camminare con gli stivali nel fango per tante ore. “È molto faticoso”, mi dice Brigida, ma se fosse così anche a casa mia, potrei almeno respirare l’aria profumata e giocare dappertutto coi miei amici.
In mezzo a tutte queste cose, è arrivata la sera ormai e, per festeggiare il mio arrivo, insieme a Caramella, ceniamo tutti insieme al Comedor (che è una specie di mensa, a quanto ho capito) con i prodotti che oggi ci ha regalato la madre-terra e che siamo andati a raccogliere nella foresta: cioè, i grandi raccoglievano e noi piccoli giocavamo a rincorrerci. Qui tutto il lavoro è così, mi hanno raccontato: si lavora insieme e ognuno fa la sua parte, con gioia. Mai visto una cosa così bella!
Con i miei occhiali magici posso ascoltare i pensieri del cuore e davvero vedo che tutte le persone sono contente di fare le cose insieme. Non è come dove abito io, che tutti vogliono essere più bravi degli altri. Qui è diverso, qui sono tutti bravi, perchè ognuno fa qualcosa per tutti gli altri.
Ecco perché Caramella diceva che sono dei supereroi. Anche Spiderman e Hulk e gli Avengers fanno le cose per il bene di tutti, solo che Spiderman e Hulk non esistono. Questi qui ci sono per davvero!
Sono stato bravissimo, dopo aver finito di giocare mi sono lavato i denti, come dice sempre la mamma, e poi siamo andati a letto, perché al mattino ci si alza presto. Domani si va a raccogliere il cacao in un campo che i cattivi vogliono prendere alla Comunità.
Mentre i grandi mettono nelle ceste quei bei frutti rossi, pieni di fave che poi diventeranno Chocopaz, noi giochiamo e ci divertiamo molto.
Oggi sono con noi anche Monica e Silvia: vengono anche loro dall’Italia, da un’associazione che si chiama Operazione Colomba, qui le chiamano las palomas, le colombe.
Silvia me la ricordo bene, perché è venuta poco tempo fa alla mia scuola, con Roviro e Sayda. Ci avevano spiegato come si vive nella comunità e anche un po’ dei problemi che hanno, ma certo vedere le cose è tutto un altro discorso!
Mi ricordo che con i miei amici dell’asilo Battisti avevamo fatto anche delle domande: faceva un po’ ridere sentir parlare in spagnolo e poi ascoltare la traduzione in italiano. Quando però ci hanno spiegato le loro storie, c’era molto poco da ridere, e c’erano tante cose da chiedere. Ci hanno raccontato la storia del cacao che diventa cioccolato, di come si fermentano le fave e come si seccano. Non avevo mai pensato a come si fa il cioccolato che mangiamo! Sono venuti anche la mamma e il papà a spiegarci il loro viaggio con gli aerei, le camionette, gli autobus e l’asino per arrivare alla Comunità. Sia io che gli altri grandoni delle 4 classi siamo rimasti con la bocca spalancata a sentire i racconti.
Quando Silvia, Roviro e Sayda sono venuti a trovarci, Silvia ci aveva detto che stava nella Comunità “per proteggere”, perchè se i cattivi fanno del male alle persone della Comunità non succede niente, ma se lo fanno a lei o a Monica, che sono italiane, vanno a finire in prigione. Ecco perché las palomas stanno sempre insieme alla Comunità, per proteggerla.
Secondo me anche loro sono dei supereroi, allora. Silvia ci aveva detto che anche noi possiamo proteggerli, anche se rimaniamo a casa nostra, ma in un modo diverso. Possiamo farlo raccontando a tutti quelli che conosciamo cosa succede nella Comunità, che loro vorrebbero vivere in pace e senza armi, perchè con le armi si uccide e la pace non si può proprio fare.
Ho capito pure che gli amici e le amiche della Comunità cercano di far diventare buoni i cattivi, facendogli vedere come si può vivere volendosi bene, facendo tutte le cose insieme e volendo bene anche alla madre-terra. Più supereroi di così! Io non lo so se sarei capace di voler bene a quelli che mi fanno del male. Credo che avrei molta voglia di dare dei calci a tutti quelli che fanno le cattiverie. Veramente non so come fanno nella Comunità a essere sempre bravi.

Alla fine Caramella mi ha riportato a casa ed ora sto mangiando una barretta di Chocopaz, fatta coi semi di cacao che abbiamo raccolto nella Comunità e lavorati nella cooperativa “la Equa” di Modica. Chiudo gli occhi e mi sembra di stare ancora coi miei amici lì, nella Comunità.
Fino a quando sarò piccolo li aiuterò parlando di loro, poi da grande credo che andrò a dare il cambio a Monica e Silvia che saranno diventate un po’ vecchiette.
Marcello (e nonna Nelly)
P.S. siccome io non so ancora scrivere né leggere, perché ho 5 anni e mezzo, ho raccontato la mia favola alla nonna e lei me l’ha scritta. I disegni, però, li ho fatti io.
P.S.2 se volete anche voi mangiare Chocopaz, potete chiedere alla mia nonna, oppure a Sara della coop “la Equa”.
Lascia un commento