Bruno Amoroso, presidente del Centro Studi Federico Caffè, è morto nelle prime ore di venerdì 20 gennaio 2017, in Danimarca, dove ha insegnato e vissuto per molti anni. È stato uno degli allievi e collaboratori del noto economista Federico Caffè (nel libro La stanza rossa, per Città aperta, traccia il significato dell’avventura intellettuale e umana dell’amico e maestro). Docente presso l’università di Roskilde (Danimarca) e quella di Hanoi (Vietnam), Amoroso è stato tra i promotori dell’Università del Bene Comune e autore di numerosi articoli e libri (tra cui Europa e Mediterraneo. Le sfide del futuro per Dedalo edizioni e L’Europa oltre l’Euro, edita da Castelvecchi) e tra i primi collaboratori di Comune. Abbiamo perso un grande amico, un intellettuale fuori dal coro come pochi. Ci resta la disobbedienza civile è uno dei suoi ultimi articoli, altri sono leggibili qui. L’articolo La storia vista con gli occhi di un intruso, di : dove abbiamo sbagliato? Ciao Bruno.
Due cerimonie laiche sono in programma per commemorare Bruno Amoroso, lunedì 23 gennaio ore 9.30, a Copenaghen (presso Kapel – Rigshospitalet, Blegdamsvej) e a Roma. L’assessore Paolo Berdini ha infatti prenotato un’aula in Campidoglio (ore 16, nella Piccola Promototeca).
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Un “nuovo” ordine mondiale produce, inventa e alimenta guerre ed esodi per dare spazio e proteggere i nuovi poteri finanziari. Opporsi sembra impossibile. “La governance dei nuovi poteri – spiega Bruno Amoroso – è assicurata da istituzioni militari come la Nato, dal business energetico industriale e tecnologico, e da pochi centri di potere della finanza internazionale. Impedire a questa governance di funzionare mettendo sabbia nei suoi meccanismi e distruggendo le sue istituzioni, è il passo necessario per ridare spazi di democrazia…”. La prima fortezza da espugnare è la Bce: per questo occorre intensificare “la denuncia del ruolo svolto dai sicari dell’economia, a iniziare da Mario Draghi” e sostenere campagne come la Dip (Dichiariamo Guerra alla Povertà). Sì, è tempo di resistenza e di organizzare un movimento di disobbedienza civile

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di Bruno Amoroso
Destabilizzazione politica, marginalizzazione economica: il risultato è un sistema di apartheid globale. Dal caos sapientemente prodotto e governato (guerre e migrazioni) si sta alimentando la domanda di un “nuovo” ordine mondiale, quello della globalizzazione. Questo viene oggi servito per garantire che tutto cambi per dare spazio e proteggere i nuovi poteri finanziari e militari.
Diritti, sindacati, partiti, democrazia, società civile, cosviluppo sono un ricordo del passato, il crollo di un’utopia. Il nuovo ordine si chiama Globalizzazione e le sue istituzioni governano il disordine mondiale. Opporsi sembra oggi impossibile perché dalla disperazione non nascono solidarietà e unità, ma solo divisioni e “guerre civili”. Infatti, i sistemi di welfare europeo sono stati travolti senza alcuna resistenza.
La loro forza consisteva anzitutto nella capacità di coniugare crescita economica, e diffusione del welfare dentro i valori comunitari dello Sato nazionale. La “governance” dei nuovi poteri è assicurata oggi dalle istituzioni militari (Nato), dal Big Business (energetico, industriale, tecnologico), e da pochi centri di potere della finanza internazionale. Impedire a questa “governance” di funzionare mettendo sabbia nei suoi meccanismi e distruggendo le sue istituzioni, è il passo necessario per ridare spazi di democrazia e ossigeno agli Stati nazionali, che oggi sono soffocati in Europa dentro la camicia di forza dell’Unione europea.
Le guerre e le migrazioni sono gli strumenti utilizzati dalla Troika per impedire ogni alternativa. Per impedire che le crisi si trasformassero in nuove solidarietà sono state introdotte misure che proibiscono la solidarietà tra i popoli come avviene oggi con l’occupazione della Banca Centrale Europea affidata alla guida gelida e sapiente di uno dei maggiori “sicari dell’economia”. Una Banca Centrale che finanzia guerre, rapine, garantisce con il ricatto la dipendenza dei governi dalla Troika. Da qui bisogna ripartire, non frammentando le lotte e le domande di nuova economica, ma unificandole per rovesciare questo che è il più grande ostacolo al cambiamento e per porre fine al massacro e impoverimento delle masse.
Le guerre e le migrazioni sono oggi un grande business che serve a dividere alternative e opposizioni: dividendo gli Stati europei nella camicia di forza delle norme dettate dai vincoli di bilancio sapientemente introdotte al momento giusto, dividendo la società civile (Ong ecc.) attratta da finanziamenti (gli “aiuti” che servono si a garantirgli la sopravvivenza ma di certo non a porre fine allo scempio), dividendo il mondo del lavoro offrendo privilegi a chi partecipa al dividendo della guerra.
La Campagna Dip (Dichiariamo Guerra alla Povertà) è nata su questa analisi e su queste premesse, cercando di contribuire alla creazione di una nuova resistenza, che travolga le divisioni e gli interessi particolari e organizzi un movimento di disobbedienza civile e di solidarietà attiva che contrasti le soluzioni criminali e illusorie che si cerca di contrabbandare tramite i mass media. La prima fortezza da espugnare è la Banca Centrale Europea, di cui va abolita a furore di popolo l’autonomia dalla politica e dalle istituzioni nazionali, e le cui funzioni devono avere come obiettivo il divieto di finanziare guerre, di favorire speculazioni finanziarie, di agire in modo autonomo sulle scelte politiche dell’Ue e dei singoli Stati.
Nel contempo va intensificata la denuncia del ruolo svolto dai sicari dell’economia, a iniziare da Mario Draghi, richiedendo e attuando la costituzione di un tribunale popolare che raccolga i documenti necessari per l’esproprio di tutti i beni accumulati e il risarcimento dei danni prodotti con la speculazione finanziaria ai danni dei cittadini, le guerre e la migrazioni.
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un modo per opporsi allo strapotere della finanza e dei grandi interessi economici è anche quello di costruire realtà di un’economia giusta e solidale, che indichino una strada diversa, percorribile, con una migliore qualità della vita.
per questo motivo è nata http://www.abitaregea.it , che facilita la creazione di comunità sostenibili per cohousing, ecovillaggi, cofarming, orti condivisi e gruppi di acquisto solidale
Bruno era un carissimo amico. una persona splendida, un vero compagno.
Bruno Amoroso, una grave perdita.
Ciao Bruno, sei stato un maestro eccezionale e per molti di noi un amico di “vita buona” come dicevi tu …
Tristissima notizia. Se ne va un’altra delle persone più belle che hanno dato luce al Novecento.
Una grande persona… contento di averlo conosciuto.
Con Bruno Amoroso se ne va un fine studioso ed un compagno.
Un maestro, un compagno, un amico. Ciao Bruno.
Ciao Bruno. Un grande amico e un grande maestro. Bruno è morto a Copenaghen dove risiedeva da una vita e da dove ci ha sempre accompagnato con i suoi libri, i suoi articoli, le sue riflessioni, sempre fuori dalle convenzioni e dagli schemi dominanti. Un vero intellettuale non ortodosso che ti sorprendeva sempre con le sue affermazioni e le sue intuizioni critiche, mai scontate.
Ti siamo grati per averci consentito di leggere la storia della tua vita con la tua ultima fatica letteraria, il tuo ultimo bellissimo libro autobiografico, “L’Intruso“, a cui tenevi tanto. Caro Bruno. Ci mancherai tanto a noi tutti “intrusi”. Che la terra ti sia lieve.
Un ultimo saluto a un grande intellettuale e amico! Ci mancherai.
Leggere i tuoi libri è un bene prezioso che ci rimarrà. Ciao Bruno.
Una pérdida muy sentida. Siempre recordaremos al intelectual, al humanista, a ese ser humano excepcional y gran maestro.
Un grande dolore. Bruno ci mancherà. Sempre controcorrente, intelligente, provocatorio, a volte irritante, geniale.
… E anche profondamente e intelligentemente buono, buono per scelta oltre che per gentilezza d’animo.
Ciao Bruno. Grazie.
Tristezza infinita … l’Italia perde un grande intellettuale, veramente libero e scomodo, con la schiena dritta dal primo all’ultimo giorno possibile.
Non è solo una brutta notizia, ci mancherà una parte del nostro pensiero collettivo. Ti sia lieve la terra, Bruno.
Ciao Bruno,
altro che Draghi, lui, Bruno era un vero allievo di Federico Caffe’.
con amicizia solidale per sempre,
Daniela allieva di Caffe’
spero presto molto presto di leggere il suo ultimo libro sarà come continuare ad ascoltare la ua voce gentile.
Notizia davvero triste. Una persona che stimavo veramente tanto. Abbiamo avuto modo di incontrarci chiacchierare e lavorare insieme quando lavoravo nella Fiom Cgil Nazionale sulle questioni internazionali. Grande cultura e grande disponibilità. Sì, un amico, un maestro
Che grande tristezza.
Mi dispiace molto. Abbiamo condiviso tanto negli anni Settanta. Che tristezza.
Davvero una perdita grande …
Un maestro e amico, un rigoroso intellettuale amico della Calabria e dei popoli del Mediterraneo. Sempre disponibile e pronto a darci i suoi suggerimenti per il riscatto della nostra martoriata terra. Ti sia lieve la terra caro compagno professore.
Un vero dispiacere. Raramente si trovano intellettuali di grande levatura come lui e insieme uomini gentili e di grande garbo. Un grande perdita
“È la storia della mia vita che inizia negli anni Trenta e si conclude ora con la mia decisione di mettere un punto finale al racconto. Non è un libro di Storia, ma la storia vista e vissuta attraverso i miei ricordi, esperienze, in ogni sua fase: dai ricordi di Guerra e dell’infanzia; da chierichetto a giovane comunista, all’esplosione delle nuove amicizie, la scoperta delle mie radici, gli anni della speranza nel partito e nel sindacato, la mia nuova comunità negli anni Sessanta, e le sconfitte politiche e personali con la nascita del riformismo. Poi la ricerca di altri percorsi di vita possibili con la partenza per Copenaghen. Ricomincio d’accapo, momenti di dialogo e di passione, l’America e il Vietnam. Fine di un’esperienza: quei sacchi di sabbia vicino alla finestra. Se ne parlava solo tra amici e fu così che si cementò l’amicizia e l’affetto con Federico Caffè, Pietro Barcellona e pochi altri. Un testo, il mio, costruito lungo il percorso degli affetti di una vita, e nel quale aleggia l’interrogativo: dove e quando abbiamo sbagliato e cerco di darmi delle risposte. Un altro mondo è possibile? Si certo, quello trionfante della barbarie al quale possiamo opporre solo: not in my name!”
Con queste parole di consapevolezza e passione velate di amarezza Bruno Amoroso ci comunicò la imminente pubblicazione del suo racconto biografico che rappresenta oggi un testamento di alto valore morale.
La sua amicizia e la grazia dei suoi insegnamenti e del suo esempio mi mancheranno molto.
Bruno, ti sia lieve la terra.
È stata una fortuna conoscerlo, brillante, originale, ironico, la sua conversazione era sempre ricca di aneddoti arguti e di grande saggezza, il tempo passato con lui è stato prezioso e rimarrà nei nostri più bei ricordi. Ci mancherai carissimo Bruno!