La GKN, coi suoi quasi quattrocento operai rimasti, da qualche giorno non è più del fondo britannico Melrose: è stata acquistata da Francesco Borgomeo, imprenditore specializzato in riconversioni industriali. Il Collettivo è aperto ma diffidente. Intanto, sostenuto in questi mesi da un’inedita e sorprendente mobilitazione, ben oltre i confini fiorentini, il Collettivo ha messo in campo una sua proposta, elaborata con un gruppo di docenti e ricercatori universitari, e orientata all’interesse pubblico. Non sappiamo come andrà a finire la vicenda: di certo quel progetto di riconversione dimostra che la scelta di cosa e come produrre può essere affidata anche alle università pubbliche e alle maestranze competenti e non solo ai capricci di imprenditori. Un precedente di straordinaria importanza

Scoppi, petardi, tappi di spumante sopra le teste di qualche decina di persone: no, non c’era mestizia nei volti di chi ha trascorso la notte di capodanno alla GKN, la fabbrica di Campi Bisenzio chiusa via mail mail nel luglio scorso e da allora occupata e presidiata giorno e notte da operai e altri “solidali”. Nonostante un presente incerto e un futuro nebuloso, non c’è spazio per la tristezza o per inutili eccessi di pessimismo: la lotta è in corso, è coinvolgente e si avvicina il momento in cui una parte almeno delle carte in tavola saranno scoperte.
La GKN, coi suoi quasi quattrocento operai rimasti, da qualche giorno non è più del fondo britannico Melrose: è stata acquistata da Francesco Borgomeo, imprenditore specializzato in salvataggi e riconversioni industriali. Ha già incontrato più volte il Collettivo di fabbrica – la coriacea e creativa rappresentanza operaia – e promette la rinascita dello stabilimento con nuove produzioni (nel campo della componentistica per i pannelli solari o per l’industria farmaceutica), col pieno rispetto dei diritti acquisiti dai dipendenti. Le offerte ci sarebbero ma non sono ancora note. Il Collettivo è aperto ma diffidente, perché in passato promesse simili, in altre vertenze, sono finite male. Fra gli operai della GKN ce ne sono alcuni, per dire, già passati per l’esperienza della Electrolux: alla chisura dello stabilimento fiorentino subentrò un’azienda produttrice di pannelli solari rimasta in piedi solo pochi mesi…
Magari stavolta andrà diversamente, ma intanto il Collettivo, sostenuto in questi mesi da un’inedita e sorprendente mobilitazione collettiva, ben oltre i confini fiorentini, ha messo in campo una sua proposta, elaborata con un gruppo di docenti e ricercatori universitari. Ne parla l’ultimo numero della rivista Gli asini, rimarcando l’importanza di una ricerca finanziata dallo stato e quindi orientata all’interesse pubblico. L’ipotesi elaborata da operai e ricercatori è una conversione della GKN, ormai ex, alla produzione di semiassi per le auto elettriche. L’avvento di Borgomeo ha messo fuori gioco il progetto, ma non è detto…
Intanto è stato definito un precedente: la scelta di cosa produrre e come produrre può essere affidata anche alle università pubbliche e alle maestranze competenti e non solo ai capricci di imprenditori, mercanti e finanzieri. È questo il senso del progetto operai-ricercatori e andrebbe tenuto in mente ogni volta che parliamo di lotta alla catastrofe climatica e degli interventi che sarebbero necessari per ridurre l’effetto serra e il consumo di risorse scarse.
Le logiche del mercato e della finanza vanno in tutt’altra direzione, una direzione incompatibile con un’idea credibile di futuro, come mostra il caso GKN, straordinariamente simile a vari altri e alla storia raccontata nel film “Un altro mondo” di Stéphane Brizé, presentato a Firenze alla presenza di una delegazione di operai della fabbrica di Campi Bisenzio. Il brindisi dell’altra sera al nuovo anno è stato un brindisi alla lotta in corso; un brindisi di condivisione e di reciproco incoraggiamento.
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