A fine agosto, il governo della larghe intese guidato da Renzi ha partorito il decreto “Sblocca Italia”. Un decreto legge che si occupa di vaste materie molto disomogenee fra loro. L’attacco al movimento dei beni comuni e alla rete di spazi sociali e occupazioni contro la crisi è chiaro. Lo “Sblocca Italia” è presentato da Renzi come il manifesto politico che darà il via ad una ripresa dell’economia in Italia, quando in realtà la volontà è di stendere un vero e proprio “tappeto rosso” ai poteri forti pronti, come i Lanzichenecchi, a fare “un sacco” dell’Italia intera e di ciò che è rimasto ancora indisponibile e inalienabile alla logica della privatizzazione selvaggia. Insomma, cementificare ovunque. Un dibattito a Pisa promosso dal Municipio dei Beni Comuni ne ricostruisce i punti critici
di Francesco Biagi
Giovedi 2 ottobre il Municipio dei Beni Comuni ha promosso un dibattito serale dal titolo “Sblocca Italia”. Privatizzazioni e svendite: la guerra del Governo Renzi ai beni comuni e ai diritti” invitando a discutere Luca Martinelli, Stefano Lenzi e Paolo Berdini, che hanno analizzato e avanzato le critiche più chiare e “chirurgiche” al decreto legge del Governo Renzi. (L’audio dell’incontro è disponibile qui grazie al contributo tecnico di Radio Roarr, la radio web del Progetto Rebeldia.)
L’esigenza di questo dibattito nasce dalla scrittura collettiva di un documento politico da parte del Progetto Rebeldia che, seguendo il suo stile d’inchiesta e di contro-informazione, ha delineato i principali attacchi ai beni comuni e ai beni demaniali, una vera e propria controffensiva della proprietà privata e dei poteri forti che Renzi ha scelto di sostenere e cavalcare. Dovremmo veramente chiederci se Renzi ha scritto lo Sblocca Italia con i più grandi immobiliaristi, costruttori e broker della finanza.
Paolo Berdini mette in evidenza come l’ideologia liberalizzatrice abbia permesso al mattone di costruire senza regole compiendo lottizzazioni scellerate e una speculazione edilizia senza precedenti. A partire da questo elemento reale è ancora più scandaloso il consenso di cui gode Renzi nel promuovere – di fatto – una vera propria continuità nella deregulation dell’edilizia, a fronte dei tragici dati sugli immobili vuoti ed abbandonati. C’è un fronte compatto dietro Renzi che con nuove retoriche spettacolari porta avanti gli stessi progetti di consumo del suolo. L’idea che “costruiamo tutti per mettere in moto l’economia” travalica una riflessione di senso sul tipo di urbanizzazione e ideazione delle città in cui viviamo. Continuano a nascere quartieri invivibili, periferie semi-deserte senza alcun servizio. Si costruisce per fare profitto nel totale disinteresse delle emergenze sociali che la crisi economica sta imponendo.
Un altro esempio è la costruzione dell’alta velocità (51 miliardi di euro) nel nostro Paese: si è investito per il profitto su una rete ferroviaria che non considera e non comunica ancora con grosse porzioni di territorio. E’ stata abbandonata scientificamente una parte del Paese perché non vi erano lauti margini di profitto. Berdini, da ottimo analista della situazione della Capitale, ricorda il buco di 22 miliardi di debito che Roma ha accumulato per l’urbanistica scellerata e che pagherà attraverso l’aumento delle tasse e il taglio del welfare. Intere zone di Roma costruite sull’abusivismo e poi condonate, ora subiranno il taglio delle linee di trasporto pubblico scaricando sugli abitanti le colpe di un’urbanizzazione al servizio dei grandi costruttori. La retorica che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità deve essere decostruita a partire dalla denuncia di un capitalismo italiano profondamente corporativo. Gli articoli 36 e 37 del decreto Sblocca Italia vanno in questo senso: proseguono in modo inarrestabile questo sistema di condoni che ha provocato questo sistema di urbanizzazione e servizi.
Le grandi opere (348) che lo Sblocca Italia regola – ricorda Berdini – sono decise attorno ad un tavolo fra i poteri politici e i poteri imprenditoriali. Queste opere le paghiamo noi cittadini; un esempio è l’autostrada fra Bergamo, Brescia e Milano rappresentata dalla stampa nazionale come un’opera che non avrebbe inciso “sulle tasche degli italiani” attraverso il Project-Financing, invece ora Renzi con lo Sblocca-Italia regala 300 milioni per terminare la realizzazione dei lavori. Chi doveva costruire l’autostrada è il gruppo Gavio e Banca Intesa, ma i conti non tornano e lo Stato interviene per ingrassare le lobby dei costruttori italiani, evitando di inimicarsi questi poteri economici che di fatto tengono sotto scacco la politica parlamentare. Altro esempio è la costruzione di strade che sta conducendo l’impresa Quadrilatero Umbria-Marche Spa, una società nata ad hoc su spinta del sottosegretario all’economia Baldassarre, il quale garantì che la costruzione si sarebbe finanziata attraverso le “aree di cattura di valore”, ovvero un meccanismo che si basava sulla previsione che in queste aree si sarebbero installati nuovi insediamenti produttivi, commerciali e di servizi i quali avrebbero beneficiato del potenziamento viario fra le regioni dell’Umbria e delle Marche.
In questo modo si sarebbe creato ulteriore valore aggiunto che avrebbe cofinanziato l’opera. Ma tutto questo non è avvenuto e lo Sblocca Italia regalerà altri 120 milioni all’impresa Quadrilatero. In Italia non esiste una vera attività produttiva ed industriale autonoma, gran parte delle grandi opere sono a carico dei cittadini. Gli imprenditori infatti di fronte ai buchi di bilancio trovano un’istituzione statale disposta a sanare sempre le perdite. Le perdite vengono socializzate e i profitti rimangono però nelle mani di pochi. Mentre varie piccole e medie imprese chiudono drammaticamente, i grossi gruppi di costruttori nonostante la loro finanza creativa e i loro progetti scellerati trovano sempre la maniera per ricavare profitto nel più assoluto silenzio del dibattito pubblico e della stampa. Questo è il modo in cui Renzi sta pensando di sbloccare l’Italia: alimentando i guadagni dei soliti noti. Con lo Sblocca Italia – dice Berdini – si rubano i soldi dei cittadini e si porta al collasso le istituzioni locali. Il presidente dell’Authority anticorruzione Raffaele Cantone infatti pochi giorni fa’ ha dichiarato che le norme dello Sblocca Italia favoriranno la corruzione e i conflitti di interesse per la dilagante legittimazione delle deroghe e di concessioni ad hoc.
In seguito Luca Martinelli ha annunciato e presentato brevemente l’ebook gratuito edito da Altreconomia che svela punto per punto, attraverso un lavoro collettivo di diversi studiosi ed intellettuali, le nefandezze del decreto Sblocca Italia. Poi Martinelli si è concentrato sull’attacco ai servizi pubblici locali, un attacco che verrà terminato con la Legge di Stabilità, introducendo però, già in questo decreto, i meccanismi che definiranno la completa finanziarizzazione e quotazione in borsa. Ad esempio il servizio idrico di Acea è nelle mani di Francesco Gaetano Caltagirone (grande immobiliarista ed editore) il quale a Roma governa diversi flussi di guadagni e attraverso il quotidiano Il Messaggero condiziona faziosamente l’informazione e la stampa. Martinelli ricorda come tutti i grandi cementificatori siano anche tutti azionisti di maggioranza dei quotidiani locali per neutralizzare l’azione politica e la controinformazione dei cosiddetti “comitatini” tanto disprezzati da Renzi. Il potere del cemento e del mattone ha anche tutta una “microfisica del potere” nelle sue mani, che legittima e difende esclusivamente i propri interessi privati. Il medesimo Caltagirone a Taranto possiede un cementificio il quale dopo l’Ilva è la seconda attività più inquinante della città. Ma nessuno ne parla. La società Iren all’interno della quale partecipano il Comune di Torino e di Genova si è indebitata fortemente per costruire il rigassificatore di Livorno (che però non lavora perché non ha sottoscritto nessun contratto di fornitura) e l’inceneritore di Parma (ugualmente sottoutilizzato per l’ampia regolamentazione della raccolta differenziata introdotta da pochi anni). Iren sarà sanata con soldi pubblici dello Stato e il sindaco torinese Fassino, nonostante la situazione di Iren, quotidianamente è sui quotidiani da Presidente dell’Anci a promuovere la privatizzazione e la quotazione in borsa dei beni comuni.
Martinelli prosegue ricordando come il settore delle costruzioni e il settore immobiliare abbia ricevuto complessivamente 267 miliardi di investimenti dal settore bancario, l’industria manifatturiera invece raggiunge la minore cifra di 217 miliardi (i dati sono del 2013). Gli immobiliaristi di fatto governano maggiori guadagni di chi intraprende un’attività industriale. Un comma dello Sblocca Italia invece è dedicato ad hoc al finanziamento dell’autostrada Orte-Mestre. Orte in provincia di Viterbo sarà collegata con Mestre distruggendo campagne, monti e parchi natuali come quello del Brenta. Un’autostrada finanziata dal gruppo Bonsignore, che prende il nome dal parlamentare Vito Bonsignore del Nuovo Centro Destra, membro dello stesso partito del ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi. Altro esempio è la superstrada Orte-Ravenna costruita dall’associazione “Nuova Romea” il presidente della quale è Pierluigi Bersani.
La strada Orte-Mestre invece ha un suo comma ad hoc, e anche se ci dicono che sarà a carico dei privati, attraverso il decreto Sblocca Italia avrà grosse opportunità di defiscalizzazione (significa che chi la costruirà l’opera non pagherà per ventanni Iva, Ires, Irap). Martinelli evidenzia il paradosso di come ai privati vengono cancellate le tasse, invece fra gli enti statali questo non è previsto: il contratto di servizio fra Trenitalia e le regioni prevede l’Iva al 10%! Il meccanismo dello sconto dell’Iva è applicato in maniera arbitraria e per “gli amici degli amici”. Siamo di fronte ad uno Stato minimo, che si riduce al minimo, per fare spazio ai privati e ai loro interessi. Il mercato (non molto “libero” viste le corporazioni e i protettorati del profitto presenti) deve avere il suo corso a scapito dei diritti delle persone e dell’ambiente.
Un altro tassello sul quale Martinelli pone l’accento sono gli esiti nefasti dell’Alta Velocità, promossa a scapito della distruzione dell’ambiente, anche di ambienti e paesaggi dedicati a prodotti tipici locali come il vino: l’esempio più scandaloso sono le vigne del lugana, un vino bianco molto pregiato, le quali verranno completamente asfaltate dall’alta velocità Brescia-Verona nei pressi del territorio del basso Garda. Nemmeno i guadagni e la fama che producono il buon vino italiano fa desistere gli speculatori e i costruttori del gretto capitalismo corporativista italiano.
La conclusione dell’analisi Martinelli la dedica quindi allo svuotamento delle funzioni sociali della cassa depositi e prestiti, diventata “l’asso piglia tutto” del nostro Paese e l’istituzione che potrà dare credito anche ai privati impegnati nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, anche in funzione di promozione del turismo, ambiente e efficientamento energetico (per un approfondimento serio e puntuale che qui non possiamo fare rimandiamo alla lettura del libro “La posta in gioco” edito da Altreconomia Edizioni a cura di Luca Martinelli e Antonio Tricarico).
Stefano Lenzi del WWF, che termina gli interventi degli ospiti, dichiara chiaramente come siamo di fronte a dei politici che con lo Sblocca Italia hanno scritto un manifesto del capitalismo parassitario italiano, il quale – ancora avido di profitto – si sta prendendo le ultime briciole con la volontà di “spolpare” l’Italia anziché di sbloccarla. Il decreto legge di Renzi è realmente un testo che esplicita le connivenze clientelari attraverso le quali oggi in Italia si lavora. La retorica renziana ha avuto il merito di incantare media organici ai sistemi di potere e i cittadini italiani distratti, i quali, a fronte degli ottanta euro in busta paga, non percepiscono la gravità delle svendite e privatizzazioni promosse con questo testo. Lenzi evidenzia lo svuotamento di significato di parole come “concessione” o “recupero”, le quali sono utilizzate per alimentare la speculazione edilizia e il consumo di suolo. La proliferazione del sistema delle deroghe è devastante.
Possiamo concludere i ricchi interventi fin qui descritti attraverso questo breve resoconto, con le ipotesi avanzate da Henri Lefebvre nel libro “La produzione dello spazio”; ovvero, il sociologo francese intravide i dispositivi per mezzo dei quali il neoliberismo ha potuto sottomettere le nostre città e territori sotto il suo supremo controllo, producendo nuove discriminazioni spaziali e sviluppando quell’ “urbanistica dei promotori di vendita” che antepone il valore di scambio degli spazi urbani al loro valore d’uso che potrebbe essere praticato da tutta la collettività. Da questo quadro emerge un assetto eversivo del capitalismo nei confronti della democrazia. Lo Sblocca Italia è un vero e proprio manuale del colpo di stato della proprietà e delle rendita speculativa. Un manuale che da metà novembre diventerà legge inasprendo l’indole selvaggia di un sistema economico iniquo e costruito meticolosamente contro il popolo italiano.
DA VEDERE
[youtube]http://youtu.be/xZXMa_TwCEE[/youtube]
Ideali onorevoli, ma articolo molto banale.