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Caro Siniša, sono Antonella e ti scrivo perché in famiglia tifiamo tutti per il Bologna, compresa la gattina Cip. Non sempre è stato così: tutto è cominciato il 3 febbraio dell’anno scorso quando il nostro ragazzo africano è tornato a casa con una maglia rossa e blu dicendo: “Noi del Bologna abbiamo vinto!”. Era a Milano, contro l’Inter, gol di Santander al 32° minuto di gioco. Ecco, se qualcuno di pelle scura, nato a quattromila chilometri da qui, grida noi del Bologna, qualcosa vorrà pur dire.
Vuol dire che da quando sei tornato, un anno fa, la squadra si è fatta amare da giovani e vecchi, ricchi e poveri, italiani e stranieri. E anche da ragazzi arrivati in Italia più o meno da ventenni, come capitò a te, nel 1992. Tu sei arrivato a Roma dopo aver vinto la Coppa dei campioni, loro sono arrivati a piedi, o in gommone, ma amano il calcio quanto te. I più giovani sognano di diventare come Mbappé o Pogba.
Stranieri che amano l’Italia, come la ami tu. A te l’Italia ha dato fama e fortuna, a loro offre di spezzarsi la schiena nei campi di pomodori o, se sono fortunati, di consegnare le pizze la sera, sul loro motorino, per guadagnare 3 euro. Ma vogliono ugualmente stare qui, imparare l’italiano, diventare italiani. Giocare a calcio, come fa il giovane tunisino che Matteo Salvini ha falsamente accusato di essere uno spacciatore.
L’altroieri hai detto che sostieni Salvini perché “Mi piace la sua grinta”. Ma non c’è nessun merito a mostrare la “grinta” contro gli stranieri, contro i diversi, contro i più deboli. Non c’è nessun merito nell’incitare a odiare gli avversari e, sul campo, tu dovresti saperlo. Chi ama il calcio stringe la mano al capitano dell’altra squadra, prima e dopo la partita.
Hai detto che Salvini “se promette, mantiene” ma è vero il contrario: è il leader politico più chiacchierone d’Europa, cambia posizione ogni settimana, merita fiducia pressappoco quanto il mago Otelma.
Per questo, da sostenitori del Bologna, da persone che amano il calcio e la competizione leale, ti diciamo: pensa ai tuoi giovani tifosi che Salvini vorrebbe espellere, a chi vorrebbe fare di Bologna una città chiusa e intollerante. Bologna ti vuol bene ma vuol bene anche a loro. Ripensaci, in nome di un’idea del calcio come strumento di fratellanza tra i popoli. Fai un passo indietro.
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Antonella Agnoli ha collaborato al restyling di numerosi progetti bibliotecari in Italia. Su questi temi ha pubblicato alcuni saggi (di cui Le piazze del sapere, edito da Laterza, è il più noto). Tra le altre cose fa parte di Famiglie Accoglienti, una brillante gruppo di famiglie bolognesi che hanno accolto alcuni ragazzi migranti e si sono costituite in associazione per contrastare il decreto sicurezza
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