Negli Stati Uniti durante le vacanze scolastiche centinaia di giovani adolescenti lavorano come operai agricoli nei campi di tabacco, rischiando di incorrere in gravi problemi di salute, e la cosa non è illegale. A volte si tratta anche di bambini di 6 o 7 anni, che aiutano i genitori a racimolare qualche dollaro.
In un Paese in cui è vietato comprare sigarette prima dei 18 anni, è invece possibile a 13 lavorare dodici ore al giorno nelle piantagioni, rischiando l’avvelenamento da nicotina e da pesticidi che provoca vomito, disidratazione e disturbi neurologici, denuncia Human rights watch nel suo rapporto sul caso dei bambini impiegati nei campi di tabacco.
Gli operai che lavorano nella raccolta di questa pianta vengono pagati 8,5 dollari all’ora, come i lavorati dei Mc Donald’s. In genere si tratta di immigrati con o senza permesso di soggiorno, intere famiglie che vengono soprattutto da Paesi dell’America Latina come l’Honduras, la Colombia ed il Messico. Padri, madri, fratelli e sorelle tutti impiegati nelle piantagioni, e se i genitori non possono permettersi una baby-sitter dopo la scuola e durante le vacanze, i figli finiscono nei campi a dare una mano.
Anche il New York Times ha ripreso il tema, pubblicando un reportage agghiacciante, riporta la testata francese Rue 89. Questa volta oltre ai dati sono state raccontate le storie di questi giovanissimi lavoratori, accompagnate da foto e nomi, per farli uscire dall’anonimato.
Saray Alvarez, 13 anni, è una di loro. La mattina verso le 6 del mattino, quando arriva alla piantagione insieme agli altri operai, si infila un sacco dell’immondizia a mo’ di protezione dalla rugiada intrisa di nicotina che cola dalle foglie di tabacco. In questo modo si cerca di evitare la “malattia del tabacco verde” o avvelenamento da nicotina, che può provocare tra gli altri sintomi vomito, stordimento, battito cardiaco irregolare. Saray a volte fa fatica a respirare tra le foglie di tabacco, tra il calore e l’umidità, e “Abbiamo molta sete” dice. A volte infatti gli operai devono aspettare ore prima di poter bere, dal momento che le cisterne d’acqua possono trovarsi dalla parte opposta rispetto a dove si sta lavorando.
Ma tantissime sono le storie: Ana Flores, 16 anni, che si sente fortunata per il fatto di riuscire a non vomitare troppo spesso. Edinson Bueso Ramirez, che si ricorda di quando lavora in altri campi insieme a altri ragazzi di 12, 13 e 10 anni. Esmeralda Juarez, 15 anni, che ha già subito molestie da un sorvegliante. “Non c’è nulla di interessante in questo lavoro, a parte il fatto di essere pagati” dichiara.
Tre anni fa la segreteria di Stato per il lavoro dell’amministrazione Obama aveva proposto di annoverare il lavoro nei campi di tabacco nella categoria “pericolosa”. L’effetto sarebbe stato quello di impedire ai minori di 16 anni di lavorare nelle piantagioni, ma le proteste dei conservatori e delle organizzazioni agricole hanno fatto si che la proposta rimanesse incompiuta. La legge federale al momento permette ai bambini di 12 anni di lavorare nelle fattorie senza limiti d’orario, l’unica restrizione riguarda il “non impedire lo svolgimento degli obblighi scolastici”. (hélène d’angelo)
Fonte: Redattore sociale
DA VEDERE
Human Rights Watch (in inglese)
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