I «giochi delle mafie» coinvolgono oltre quaranta clan: l’intreccio tra gioco d’azzardo e mafie è molto stretto e con la crisi globale che precipita sulla vita dei cittadini anche molto diffuso. Lo dicono i numeri e le analisi del dossier di Libera Azzardopoli, presentato in gennaio e dedicato alla terza impresa del nostro paese con un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro, a cui aggiungere almeno 10 miliardi provenienti dal gioco illegale. Un fatturato che pone l’Italia al primo posto in Europa e al terzo nel mondo in questo settore. Gli italiani spendono circa 1.260 euro procapite l’anno in videopoker, slot-machines, Gratta e vinci e sale Bingo: 800 mila sono i giocatori patologici, che giocano in media tre volte a settimana, per una spesa mensile di almeno 600 euro. Quasi 2 milioni sono invece i giocatori a rischio. Don Luigi Ciotti lo ha detto in modo chiaro: «L’azzardo è diventato la nuova frontiera del crimine organizzato. Almeno 41 famiglie, dai Casalesi ai Mallardo, penetrano in vario modo nel gioco legale e illegale, tramite l’acquisto di biglietti vincenti, il controllo delle slot machine e altre modalità».
Per questo Libera da tempo ha proposto una legge quadro che serva a prevenire al tempo stesso la dipendenza dal gioco d’azzardo (ad esempio limitando i messaggi pubblicitari e garantendo una corretta informazione) e le infiltrazioni mafiose in questo settore (con controlli amministrativi seri sulla trasparenza dei flussi finanziari). Le associazioni di Libera chiedono in particolare di recepire l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, che già dal 1980 considera il gioco d’azzardo compulsivo una forma morbosa che può diventare malattia sociale: ai giocatori patologici dovrebbe quindi essere garantito il diritto alla cura e al mantenimento del posto di lavoro, parificando di fatto questa patologia alle altre dipendenze. Intanto, per lo Stato il ricavato dal gioco rappresenta ormai il 4% del Pil. In Italia abbiamo un esercito di slot machine: sono 450 mila, una ogni 150 abitanti e si calcola che un terzo dei giocatori sia rappresentato da minorenni. Secondo un’indagine del 2011 di Espad-Cnr sulla popolazione scolastica tra i 15 e i 19 anni, nell’ultimo anno il 47% degli studenti ha giocato somme di denaro, soprattutto i maschi. Un quinto dei ragazzi ha dichiarato di aver giocato somme di denaro più di venti volte nel corso degli ultimi dodici mesi. Oltre il 70% dei ragazzi ha detto di aver speso nell’ultimo mese dalla compilazione del questionario meno di 10 euro, il 21% da 11 a 50 euro e il 7% oltre 51 euro.
In questo inquietante e triste quadro per fortuna c’è anche chi fa «saltare il banco», come quelli del Nuovo Cinema Palazzo che non solo hanno bloccato da oltre un anno il progetto inutile e dannoso dell’ennesimo Casinò a Roma, ma non contenti lo hanno trasformato in un vulcano di cultura e partecipazione. Da veri giullari, al Cinama Palazzo lo scorso anni si sono divertiti, tra le altre cose, a promuovere il Torneo Popolare di Briscola e Tresette di San Lorenzo. E sabato 9 giugno si replica. Ha detto l’attore Elio Germano alla presentazione del torneo 2011: «Perché lo facciamo? Per rispondere alla logica dei Casinò e dei giochi che ci vogliono far fare, delle persone che ci vogliono far diventare. Persone che spingono dei bottoni e che non pensano. Noi vogliamo pensare, divertirci e stare insieme».
Insomma, un modo ironico e ludico di dare una risposta alle logiche del gioco, della scommessa, del sogno della vincita facile che ti cambia la vita ma che in realtà te la rovina. Quest’anno il torneo si svolge in piazza dei Sanniti e inizierà con le eliminatorie alle ore 16. La finale è prevista alle ore 21,30. Inoltre, dopo il grande successo dello scorso anno, con un centinaio di persone radunate in piazza, verrà riproposta la proiezione della finale su maxischermo con la telecronaca in diretta di Elio Germano. A seguire, c’è la possibilità di cenare tutti insieme e continuare la serata in piazza. Le iscrizioni () saranno individuali e le squadre, sorteggiate, si formeranno e sperimenteranno istantaneamente intorno al tavolo da gioco. Per la cronaca, la scorsa edizione è stata vinta dalla coppia Edy-Carlo, rispettivamente abitante storico del quartiere e studente fuori sede.
E allora spazio a questo divertente gioco che, come tutti i giochi popolari, ha una bella storia meticcia alle spalle: importato probabilmente nell’Italia del sud dagli spagnoli intorno al 1600, si è molto diffuso in tutte le altre regioni ma anche in altri paesi (è molto praticato ad esempio in Croazia) attraverso le diverse emigrazioni e in ogni luogo si presenta con linguaggi e numerose varianti. E ricordate: l’asso vale un punto, le figure e gli altri carichi (due e tre) un terzo.
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.
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