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Autoproduzioni post industriali

Gigi Malabarba
02 Settembre 2014

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di Gigi Malabarba*

Ci stiamo avvicinando a grandi passi ai due anni di esistenza di RiMaflow, la fabbrica autogestita di Trezzano sul Naviglio sorta dalle ceneri della Maflow Brs, chiusa definitivamente nel dicembre 2012 (tra i prima a raccontare questa storia di resistenza è stato naturalmente Comune-info: Ri-Maflow, rifiutare e creare). Fin dall’inizio, anche partendo dall’impossibilità di trattenere i macchinari che avevano preso la strada della Polonia, avevamo pensato a una riconversione dell’attività da automotive in direzione ecologista. E prima ancora di riuscire ad elaborare un piano di fattibilità per il riuso e il riciclo di materiali elettrici ed elettronici – che resta il cuore del nostro progetto industriale – avevamo pensato ad un rapporto col territorio che ci aveva fatto incontrare le realtà contadine circostanti. Volevamo infatti cominciare a far rivivere quel luogo abbandonato, mentre ancora eravamo in presidio ai cancelli, attraverso un mercato agricolo. Non ci riuscimmo per il Natale ma, dopo aver iniziato l’occupazione a febbraio 2013, cominciammo a riflettere sulla realtà circostante, quella del Parco agricolo Sud Milano e su come avremmo potuto metterci in rete con i piccoli produttori che si erano riconvertiti al biologico anche per resistere alla concorrenza della Grande distribuzione organizzata.

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Discutendo con le associazioni che da anni avevano sviluppato progetti su quelle realtà, abbiamo individuato nella logistica uno dei problemi centrali, a cui forse avremmo potuto dare una risposta. E così – mentre avviavamo il mercato dell’usato, il bar e una piccola attività di ristorazione, l’ostello per due rifugiati dalla Libia (e che ora ospita sette persone), piccoli laboratori artigianali, un’attività di riutilizzo di pc e vecchi elettrodomestici, una palestra, corsi ed eventi culturali – abbiamo avviato l’esperienza di Fuorimercato, con una grande autoproduzione di Ri-passata con i pomodori provenienti dal Parco agricolo. Con un gruppo di Gas di Milano e con l’aiuto di Buonmercato di Corsico, abbiamo cercato di intervenire sulla crisi dei gruppi di acquisto e sulle difficoltà di distribuzione dei produttori: ogni venerdì col nostro furgone da un anno facciamo il giro delle cascine caricando i prodotti in base agli ordini dei Gas e dei singoli aderenti a Fuorimercato attraverso una piattaforma online (fuorimercato.com) e facendo le consegne dal venerdì sera al sabato mattina.

Con la stagione degli agrumi abbiamo incontrato poi la straordinaria esperienza di Sos Rosarno (Voglio le arance di Rosarno), un’associazione di produttori a ‘sfruttamento zero’, ed abbiamo ampliato la logistica verso 22 Gas di Milano. Ancora il sistema non è ben oliato e il dispendio di energie è superiore alle modeste entrate. Ma man mano stiamo capendo come organizzarci al meglio. E’ proprio il rapporto con Rosarno che ci ha suggerito una seconda autoproduzione, quella del Rimoncello, il limoncello di RiMaflow, prodotto con i limoni calabresi. E poi di conseguenza le marmellata, ribattezzata ‘composta di classe’: in fondo noi restiamo metalmeccanici! Del Rimoncello siamo ormai alla terza autoproduzione, mentre da giugno abbiamo inaugurato le Rimafline, per ora in piccola quantità: zucchine sott’olio di ottima qualità. Per ora per le autoproduzioni non si tratta ancora di un pezzo del ciclo produttivo della fabbrica autogestita, ma si tratta in prevalenza ancora di un’attività gestita dai volontari di Fuorimercato a sostegno di RiMaflow.

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Perché possa diventare un’attività permanente di lavoro bisogna risolvere il problema dei problemi a monte di tutto: la costruzione di una rete di distribuzione autogestita alternativa alla Gdo (Grande distribuzione organizzata). E’ un ragionamento che abbiamo cominciato a fare insieme a gruppi legati a Genuino clandestino e ovviamente con Sos Rosarno, al punto di cominciare a pensare a un canale Sud-Nord gestito attraverso un camion, che salga con i prodotti calabresi e che scenda lungo la penisola con le autoproduzioni (alimentari, ma anche di altro tipo). Ci interessa insomma dar vita a una logistica Fuorimercato e al potenziamento della rete di distribuzione informale attualmente ancora troppo precaria, ma a nostro avviso con grandi potenzialità.

D’altro canto, o alla crisi di molte realtà di Gas si risponde con un miglioramento dei canali di distribuzione, o c’è il concreto rischio di un ritorno indietro. Lo stiamo vedendo in questi giorni di grande invasione da parte di Expo 2015 che, con la grande mistificazione di ‘nutrire il pianeta’, pretende perversamente di combinare biologico e Monsanto/Dupont (immaginate voi chi vincerà…), e dove molti piccoli produttori sono abbindolati dalle risorse messe a disposizione dall’evento. E tra questi anche alcuni amici. “Se il circuito alternativo non riesce a darmi da mangiare accetto le offerte di quella mega opera devastante sul piano ambientale che si chiama Expo e spero che la Gdo abbia uno spazio anche per i miei prodotti” ci sentiamo dire. Col risultato, in buona sostanza, di accelerare il fagocitamento totale da parte della Gdo e la distruzione della piccola proprietà contadina, che finora aveva resistito difendendo ambiente, cibi sani e giusta remunerazione degli operatori. Un dramma.

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La Rete No Expo di Milano sta tentando, a partire dalla Mayday di quest’anno, di costruire un percorso di opposizione denunciando il ‘debito-cemento-precarietà’ che sottende l’opera (a cui, non certamente ultima, si è aggiunta l’accoppiata corruzione-criminalità organizzata). E anche RiMaflow sarà in prima fila contro Expo proprio con due eventi che riguardano il cibo e il territorio: un incontro di Genuino clandestino, associazioni e produttori il 12 ottobre con la partecipazione di esponenti della Via Campesina; e una conferenza sulla sovranità alimentare con la partecipazione del leader dei Sem terra brasiliani Joao Pedro Stedile il prossimo 1° novembre, entrambi ospitati nella nostra fabbrica senza padroni.

L’intreccio Riuso-Riciclo-Riappropriazione continua a segnare la nostra piccola rivoluzione ecologista. Ci proviamo con tanto generoso lavoro e uno sforzo immane. Per ora abbiamo aperto solo una strada. Ma sappiamo anche che da soli non potremo farcela. Insieme alla Rete Communia stiamo approntando una Campagna di sostegno anche economico che vogliamo chiamare ‘RiMaflow vuole vivere’, per poter acquistare alcuni macchinari essenziali per ripartire con l’attività industriale. A chi sta a cuore un progetto come questo sarà un’occasione per farci sentire la sua vicinanza e il suo aiuto concreto.

E intanto nell’attesa la Ri-passata di pomodoro quest’anno fa il bis, raddoppiando la produzione da 10 a 18-20 quintali. Rimoncello, Rimafline, Ripassata li produciamo. Costruiamo insieme la rete Fuorimercato.

* Ri-Maflow. L’adesione della fabbrica autogestita più famosa d’Italia a “Ribellarsi facendo”, la campagna di Comune-info, è leggibile qui: Ribellarsi senza padrone.

DA SEGUIRE

Il 6 e 7 settembre grande autoproduzione di passata di pomodoro (bio, solidale e di filiera corta) a Ri-Maflow

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Reinventare la vita dal lavoro / Dossier

Il cambiamento dal basso

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Mettere in comune salsa e libertà

JLC | Bari: etichetta “Sfrutta zero” per la passata di pomodoro NetzaNet

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Alberto Castagnola | Ci sono molte buone ragioni per occuparsi di autoproduzione. Le più importanti? E’ un modo per mettere al centro il concetto di limite, l’antitesi dell’accumulazione capitalista. Favorisce la ricomposizione delle relazioni sociali e provoca piacere

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