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La scuola? Ascoltare e condividere

Rosetta Cavallo
20 Maggio 2015

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di Rosetta Cavallo*

La differenza la facciamo sempre noi: educatori, educatrici, maestri, maestre, professori e professoresse. Insegnare vuol dire non solo fornire nozioni teoriche, ma anche norme, regole morali. Perciò l’insegnamento riguarda tutti e chiama in causa ciascuno di noi, perché l’insegnamento non è solo quello delle materie scolastiche, ma si riferisce più in generale al complesso di norme di comportamento, principi morali ed etici che costituiscono in pratica il fondamento dell’educazione.

Quando ripenso al mio percorso scolastico rivedo una scuola che mi ha offerto delle opportunità. Una scuola che mi ha permesso di seguire un adeguato percorso formativo, un viaggio di scoperta, di condivisione di valori, di collaborazione e non di competizione. Mi ha fatto incontrare insegnanti che hanno contribuito alla mia crescita, alla mia formazione, a rendermi ciò che ora sono.

Ovviamente solo da grandi si ha la piena consapevolezza dei segni che ci hanno lasciato i nostri insegnanti. Esperienze vissute in maniera soggettiva, momenti felici alternati ad altri meno positivi. Una cattedra, una lavagna, gessetti bianchi: oggetti che si convertivano in storie e bambini che, senza muoversi dal banco, partivano per un viaggio di esplorazione, soprattutto interiore. E non erano stressati. Erano felici. Avevano il tempo di assaporare le cose, di ascoltare ed essere ascoltati a loro volta.

Ho ben chiaro nella mia mente chi sono stati i miei insegnanti migliori. Sono stati proprio quelli che hanno saputo ascoltare. Sì, ascoltare. Sembra una cosa semplicissima ma non facile per tutti da applicare. Non avevano l’ansia di finire il programma o somministrarci test. Avevano il tempo di guardarci, di ascoltarci e quel passaggio dal racconto tutto interiore alla condivisione era un momento davvero catartico.

Hanno ascoltato i miei problemi personali, i miei disagi, le mie difficoltà, le mie ansie, le mie paure, le mie sconfitte e le mie vittorie. E poi mi hanno insegnato a capire la differenza tra il bene e il male. Tra la giustizia e l’ingiustizia. Tra il bello e il brutto. Tra il rispetto e il disprezzo.

Mi hanno preparato ad affrontare la vita, una vita sensata, a pensare con la mia testa, ad ascoltare diversi punti di vista, a scegliere e agire secondo la mia coscienza. Insegnanti che sono andati ben oltre le lezioni nozionistiche perché hanno puntato su quelle nozioni preziose per i rapporti con gli altri, su valori importanti come il rispetto, la solidarietà, la sensibilità, l’altruismo. Valori che danno ancora un senso a questa professione e al rapporto educativo.

Obiettivi alti, che nessuna prova oggettiva o standardizzata sarà mai in grado di valutare. Ma sono proprio questi gli insegnanti che mi sento di ringraziare. Quelli che vivono la loro professione con grande abnegazione, che oltre l’impegno ci mettono l’anima e il cuore per cercare in ogni modo di tirar fuori sempre il meglio di ogni ragazzo e ragazza e che pensano che l’aspetto didattico venga dopo l’aspetto umano, perché la società ha bisogno prima di tutto di esseri umani.

* maestra in una scuola pubblica di Faenza (Ravenna)
L’adesione di Rosetta Cavallo alla campagna 2014 di Comune, Ribellarsi facendo, è leggibile qui: Pensare al noi e non all’io
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