Per l’Indipendent Offices Appropriations Act”, il presidente degli Stati Uniti ha l’autorità di indirizzare la Environmental Protection Agency (l’Agenzia per la protezione ambientale) a imporre una tassa sulle emissioni di gas serra.
Il Presidente Biden ha ereditato tante sfide urgenti che lui e il suo team stanno affrontando con alacrità e competente professionalità. In questo momento, ha una grande opportunità per affrontare quello che ha giustamente definito la: “crisi climatica esistenziale” (existential climate crisis).
I Presidenti precedenti, anche quelli che hanno riconosciuto il rischio derivato dal clima, non hanno esercitato la loro piena autorità statutaria per restringere l’emissione dei gas serra che causano il riscaldamento globale.
Biden ha, quindi, l’opportunità di porre le basi per una rapida riduzione delle emissioni globali negli Stati Uniti in un periodo in cui la popolazione ha potuto sperimentare direttamente un incremento della frequenza di eventi climatici estremi, in cui i giovani di tutto il mondo hanno manifestato contro i pericoli per il proprio futuro e le Nazioni Unite stanno per affrontare un’importante conferenza in novembre a Glasgow.
Per l’Independent Offices Appropriations Act (IOAA) il Presidente ha l’autorità per spingere una rilevante agenzia federale per la protezione ambientale (qui, la Environmental Protection Agency, EPA) a imporre una tassa sulle emissioni di gas serra. La tassa può essere efficientemente prelevata dalle 200 imprese del petrolio, del gas e del carbone che producono, raffinano e distribuiscono combustibili fossili negli Stati Uniti.
Questa è una chiarificazione essenziale per le autorità esecutive in quanto l’EPA ha agito per decenni nella presunzione che le mancasse l’autorità per imporre tasse di questo genere. Tale assunzione è derivata, in parte, da una parte del memorandum legale dell’allora Console Generale dell’EPA, E. Donald Elliott. Eliott ha infatti ridotto gli incentivi economici a disposizione dell’Agenzia per ridurre l’inquinamento e, per sua stessa ammissione, Elliott era all’epoca: “tristemente ignorante riguardo all’IOAA e la relativa giurisprudenza.”
Nel 2019 Elliott ha scritto cercando di: “chiarire che l’EPA ha già l’autorità di imporre una ragionevole tassa d’uso per il rilascio di biossido di carbonio e altri gas serra…ogni volta che abbia la volontà politica di farlo” (riferimento dichiarazione Elliott). Tutte le Nazioni sono impegnate dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change) per stabilizzare la concentrazione di gas serra a un livello che prevenga “pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico.”
Intanto, gli sforzi delle Nazioni Unite per limitare le emissioni attraverso gli obiettivi su base volontaria – che includono il protocollo di Kyoto e gli accordi di Parigi 2015 – semplicemente non sono stati sufficienti. Il principale gas serra, il biossido di carbonio, continuerà a crescere rapidamente finché i costi dei carburanti fossili non iniziassero a includere anche definitivamente i costi sociali. Gli economisti convengono che un prezzo crescente dei combustibili fossili – che includesse tutti gli usi degli stessi – è essenziale per l’uscita rapida dalle emissioni.
Più di 3.500 economisti – inclusi 28 Premi Nobel – 4 dei quali in precedenza presidenti della Federal Reserve e 15 in precedenza alla presidenza del consiglio presidenziale dei consulenti economici (President’s Council of Economic Advisers) – hanno emesso una dichiarazione di sostegno per una tassa sul carbone e dividendi (Carbon fee and Dividend).
Allo stesso modo, più di 400 rappresentanti degli studenti, portavoce di 4 milioni di studenti a livello di istituti universitari in 50 stati, sostengono una tassa sul carbone e dividenti (400 student body presidents).
I proventi della tassa dovrebbero essere egualmente distribuiti a tutti gli adulti legalmente residenti nella Nazione. La quota per ogni figlio sarebbe della metà rispetto agli adulti, fino a due figli. Persone senza un conto in banca riceverebbero il dividendo su una carta di credito.
Il 70% della popolazione ricaverebbe di più attraverso il dividendo sul carbonio di quanto andrebbe a pagare per l’incremento dei prezzi. Coloro che hanno grandi ricchezze, avendo un’impronta ecologica maggiore, perderebbero dei soldi ma se lo potrebbero permettere. La tassa sul carbonio e dividendi in tal modo può aiutare ad affrontare la disparita economica.
La tassa sul carbonio e dividendi supporta inoltre tutte le altre azioni per ridurre le emissioni di carbonio, sprona gli investimenti nell’energia economicamente efficiente e porta in una direzione economicamente valida per: “ricostruire meglio”.
Il Fondo Monetario Internazionale avvisa che il prezzo del carbonio dovrebbe crescere fino ad arrivare almeno a 75 dollari per tonnellata di emissioni di CO2. Questa è una stima ragionevole anche se la tassa andrebbe elevata ancora di più se gli obiettivi per la riduzione delle emissioni non sono stati raggiunti nei tempi richiesti. Gli Stati Uniti sono la Nazione che è maggiormente responsabile per le emissioni storiche, e di conseguenza per il cambiamento climatico globale, ma la Cina è la più responsabile per le emissioni correnti (Emissions).
Entrambe le Nazioni hanno molto da perdere in seguito al crescente cambiamento climatico. La loro cooperazione è essenziale per il successo delle azioni per arginare la minaccia degli impatti climatici irreversibili come ad esempio l’innalzamento devastante dei mari. Se Cina e Stati Uniti si accordassero per una tassazione del carbonio che fosse significativa potrebbero in breve tempo farla diventare quasi globale attraverso dazi di frontiera sui prodotti provenienti dai paesi che non avessero a loro volta introdotto delle tasse sul carbonio.
Se così fosse, gran parte delle nazioni sarebbero incoraggiate ad adottare una politica simile per poi trattenere gran parte degli introiti della tassa e ridistribuirla alla popolazione. Tali interventi ssrebbero utili al fine di perseguire l’obiettivo dichiarato da Biden volto ad affrontare quella che lui stesso ha definito una “crisi climatica esistenziale” (existential climate crisis).
James E. Hansen is director of Climate Science, Awareness and Solutions at the Earth Institute at Columbia University. Daniel M. Galpern is general counsel of Climate Protection and Restoration Initiative.
Fonte The Boston Globe
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