Chissà se ora che la pandemia ha contribuito a far precipitare il prezzo del petrolio le alternative al fossile e il risparmio energetico saranno promossi sul serio. Pochi sanno che i pannelli fotovoltaici sono stati scoperti decine di anni prima del petrolio e che oggi qualsiasi condomino che vuole installare un impianto per il proprio appartamento – secondo quanto previsto da una legge e da una sentenza del Tribunale di Milano – ha sempre la possibilità di farlo. Un paragrafo tratto dal capitolo dedicato alla casa del libro di Linda Maggiori Questione di futuro. Guida per famiglie eco-logiche!

Se si hanno vicini diffidenti, terrorizzati da ogni novità, che minacciano maledizioni e veti, che temono che i pannelli fotovoltaici si spostino con il vento, portandosi il palazzo con sé, e altre piaghe d’Egitto… niente paura, nervi saldi, la legge è dalla vostra. Secondo la Legge n. 220 dell’11 dicembre 2012, infatti, se il progetto non arreca problemi estetici o funzionali, se non modifica la destinazione d’uso di parti comuni e non consuma tutto o buona parte del tetto disponibile, allora il condomino che vuole installare un impianto (per il proprio appartamento) ha possibilità di farlo. Quindi, occorrerà dare «comunicazione all’amministratore indicando il contenuto specifico e le modalità di esecuzione degli interventi». La sentenza n.11707/2014 è esplicativa: il Tribunale di Milano ha annullato una delibera assembleare che vietava a un condomino l’utilizzo del tetto comune per l’installazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica a uso personale. Secondo il giudice, il veto dell’assemblea era in netto contrasto con quanto disposto dalla Legge suddetta, la quale dà diritto al condomino di installare l’impianto anche senza il consenso dell’assemblea condominiale. Quest’ultima può soltanto prescrivere, a maggioranza, «modalità alternative di esecuzione, imporre cautele a salvaguardia della stabilità, della sicurezza o del decoro architettonico dell’edificio, oppure provvedere a richiesta a ripartire l’uso del lastrico solare o delle altre superfici comuni salvaguardando le diverse forme di utilizzo previste dal regolamento di condominio…».
Se proprio non fosse possibile, perché si vive in affitto, o perché (ahimè) ci sono vincoli architettonici sugli edifici, si può comunque utilizzare energia 100% rinnovabile da un fornitore etico (noi abbiamo scelto Ènostra25). Nel nostro caso, abbiamo scelto un appartamento appena fuori le mura, senza vincoli architettonici, in una posizione favorevole (secondo e ultimo piano, sotto al tetto) che ha semplificato molto i problemi di collegamento tra i pannelli sul tetto e il nostro appartamento. Un altro vantaggio è stato avere un tetto non troppo spiovente e quindi poter usufruire anche del lato nordovest. Meglio ancora sarebbe un tetto piatto. In Germania, sono molto più avanti di noi nello sfruttare l’energia solare, i tetti dei condomini sono piatti, erbosi e ricoperti da pannelli fotovoltaici. I pannelli fotovoltaici inoltre possono essere ondulati, seguendo la forma delle tegole, da qualche anno hanno persino inventato i coppi fotovoltaici “Invisible Solar”, togliendo ogni scusa ai “vincoli architettonici”. In conclusione, senza usare più spazio di quello destinatoci, siamo comunque riusciti a installare pannelli fotovoltaici che ci servono per illuminazione, riscaldamento, acqua calda, cucina. Quando d’inverno o di notte, il sole non basta, compriamo energia pulita dalla rete, come soci della cooperativa Ènostra (25 www.enostra.it).
Illuminarci… senza inquinare!
Il sole colpisce la terra con un’energia che è 10mila volte superiore al suo uso totale nel mondo. Uno spreco immane. Per avere energia elettrica ecologica, a zero CO2, e risolvere buona parte del riscaldamento globale, basterebbe installare pannelli fotovoltaici sul tetto di ogni casa e, per risparmiare energia, sostituire le illuminazioni casalinghe (e pubbliche) con quelle a Led.
Sembra una tecnologia recente e ancora poco diffusa ma in realtà i pannelli fotovoltaici furono scoperti decine di anni prima del petrolio e poco dopo il carbone: nel 1884, infatti, apparve il primo impianto fotovoltaico sul tetto di Charles Fritts a New York. Come in altri casi, il mondo non ha saputo sviluppare appieno questa tecnologia (attualmente produce solo il 2% dell’energia globale), perché i monopoli economici puntavano sul fossile.
Ora che il Covid-19 ha fatto precipitare il prezzo del petrolio, la speranza è che nessuno vorrà più investire in questa risorsa perché il costo di estrazione sarà troppo alto per un prezzo così basso. Nei prossimi anni, speriamo quindi di vedere più tetti solari e importanti investimenti in questo senso da parte degli Stati.
Gli impianti fotovoltaici possono essere:
• senza batterie di accumulo e connesso alla rete: nei momenti di eccesso di energia (estate, ore centrali), questa viene venduta alla rete GSE, mentre nei momenti di scarsità (notte) viene riacquistata dalla rete;
• con accumulo e connesso alla rete: le batterie di accumulo, come già ricordato, hanno un’energia grigia elevata, poiché fatte con litio e cobalto che deriva da miniere nei paesi poveri. Possono essere utili se condivisi da un condominio;
• con accumulo e stand alone: adatte a quelle situazioni abitative particolarmente isolate, per democratizzare l’accesso all’energia nelle zone rurali o sperdute, che non hanno accesso alla rete, e nei paesi poveri. Ad esempio, nel villaggio del lago Titicaca, a 4.000 metri di altezza, i pannelli solari hanno sostituito il kerosene e sono stati salutati con grande entusiasmo dalla popolazione indigena. Dal 2020 è possibile produrre e scambiare localmente l’energia in eccesso, tra i condomini, imprese, edifici pubblici e attività commerciali, per impianti fino a 200 kW di potenza.
Il dossier A Just(ice) Transition is a Post-Extractive Transition (una transizione di giustizia è una transizione post-estrattiva) ci mette in guardia però sui rischi dell’estrattivismo.
Secondo il rapporto, i metalli sono scarsi e non possiamo estrarne quanti ne vogliamo. Bisogna che l’umanità si dia una scala di priorità: cosa ci serve davvero? Energie rinnovabili per riscaldarci e illuminarci sono la priorità. L’industria degli armamenti, dell’elettronica, delle auto elettriche e dell’aviazione sono e saranno altri comparti con una domanda ingente di materie prime minerarie. Ma qui il rapporto solleva una domanda strutturale: «È giusta e necessaria l’ambizione di avere su strada entro il 2050 un miliardo di veicoli elettrici in gran parte privati e destinati al Nord globale?».
Tratto da Questione di futuro. Guida per famiglie eco-logiche (Edizioni San Paolo): pubblicato in accordo con l’editore. Questa la pagina facebook Questione di Futuro.
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