Ora a Scampia lo sanno: i palazzoni grigi sono stati tirati su anni fa per essere addobbati di nastri, bandiere e coccarde colorate quando ci sono le grandi feste popolari. In questa periferia del mondo, sanno anche che ovviamente uno scudetto non risolve i grandi problemi della città ma è un buon pretesto per una festa tra vicini di casa. “Poi basterebbe intercedere con la SSCN per cambiare i “colori” della Squadra per avere, al prossimo trofeo, una Napoli colorata con i colori della Pace – scrive Martina Pignataro del Gridas – A Scampia si è fatto già, a febbraio, a prescindere dal calcio, ma per chiedere la Pace nel mondo a un anno dall’inizio dell’ultima guerra, perché Scampia è avanti. Lungimirante. E ha costruito alti palazzi per svettare meglio nella festa!”

Ora tutto torna (insieme agli emigranti), ora tutto quadra e trova un senso a tante domande irrisolte sintetizzabili in un unico “ma perché è stato fatto ciò?”. A Scampia, dove si sa i cantieri vanno mooolto a rilento, prevedendo lunghi tempi di attesa per l’agognato “Scudetto del riscatto”, o “dello Scacco”, bianco e azzurro, ovviamente, come le bandiere che colorano i palazzoni grigi del mio amato quartiere, ci si è avviati per tempo per costruire palazzoni adeguatamente alti, affinché l’addobbo fosse il migliore possibile!
Ora, Scampia, dall’alba al tramonto (ché per rispetto al maggior tasso di verde procapite, usiamo solo illuminazione naturale), è tutto un brulicare di nastri, bandiere, coccarde e striscioni bianco azzurri. Fili che uniscono, che si raccordano, appigliandosi ai “punti” più improbabili, cercando di penetrare perfino “la Rocca” (alias l’università, arroccata dietro un muro, issata nell’ultimo ventennio a Scampia) che non ha nemmeno “merli” appositi, sicché tocca arrangiarsi con la cancellata che precede il muro.
Io, che non sono tifosa, ma mi piace vedere persone Felici e armoniose attorno a me, e che so quanto le persone che più amo aspettavano questo momento, mi godo Napoli, e soprattutto la “mia” Scampia, scrutando dietro i nastri colorati e immaginando la collaborazione che sicuramente si è dovuta attivare per realizzare questi bellissimi intrecci.
Con Aldo, che invece è un gran tifoso, sogniamo e ci adoperiamo per l’estensione del “Corridoio delle farfalle” in verticale, per colorare di bellezza quegli alti palazzoni che gli scaletti dei nostri muralisti dal basso non riescono a raggiungere.
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Per il momento, ci ha pensato il Napoli a regalare a tutti i napoletani, superando confini e ceto sociale e culturale, questo terzo trofeo, atteso, sudato, “sospeso” e infine guadagnato “a pieno titolo”, sicché degno di rispetto incondizionato da parte di chiunque. Godiamoci insieme questa festa, perché i napoletani, in fondo, sono generosi, collaborativi, altruisti e, soprattutto quando sono felici, sanno mettersi a disposizione per il prossimo. E in questo momento la felicità si percepisce ovunque, perché, grazie o per colpa delle migrazioni, i napoletani sono ovunque. Delinquenti ce ne sono, come in ogni comunità, ma quelli che si sono fatti valere, conoscere e apprezzare altrove “nonostante fossero napoletani” non devono più vergognarsi, giovedì erano in strada ovunque (non proprio ovunque, sigh!) ma non da soli, con amici non-napoletani che condividono questa gioia così attesa.
Io non sono tifosa, ma sono “pendolare-migrante” da una quindicina d’anni, e la festa l’ho vissuta a distanza con la mia famiglia di tifosi, ma giovo anch’io (immeritatamente) di complimenti e gioia festosa, per me, in quanto napoletana. E io, che sono sempre stata orgogliosa di essere napoletana, e in particolare di Scampia, che per me è anche meglio, mi prendo questo affetto e ricambio, Felice.
Oggi Napoli è Felice. Oggi tutta la Napoli nel mondo è Felice. E io sono empatica. È ovvio che uno scudetto non risolve gli atavici problemi di Napoli, ma il napoletano incazzato si adombra ed è scontroso, il napoletano Felice, la gioia la condivide con tutti (perfino con gli juventini!) e dà il meglio di sé.
Mi piace pensare che le famiglie “vicine di casa” che si sono adoperate insieme per attaccare i nastri e creare, insieme, la più bella e grande scenografia, abbiano scoperto che le cose fatte insieme riescono meglio e sono le più belle.
Poi basterebbe intercedere con la SSCN per cambiare i “colori” della Squadra per avere, al prossimo trofeo, una Napoli colorata con i colori della Pace. A Scampia si è fatto già, a febbraio, a prescindere dal calcio, ma per chiedere la Pace nel mondo a un anno dall’inizio dell’ultima guerra, perché Scampia è avanti. Lungimirante. E ha costruito alti palazzi per svettare meglio nella festa!
Auguri a tutti i napoletani del mondo, di anagrafe e di “cuore”.
Martina Pignataro, Gridas
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