di Maria G. Di Rienzo*
L’organizzazione della società civile turca “Kish Malek” ha così reso graficamente l’ultimo istante dell’esistenza di Rasha Bseis, il cui omicidio da parte del fratello Bashar è stato filmato dal vivo e condiviso migliaia di volte sul web.
Rasha è morta perché un tizio qualsiasi ha postato sue foto su Facebook. Il fratello ne ha dedotto che era un’adultera. Il suo onore di maschio e proprietario di Rasha era “macchiato” da ciò. L’unica soluzione per “ripulirlo” era uccidere.
L’uomo è membro dell’Esercito libero siriano (Els), che è finanziato dalla Turchia, ha la sua propria polizia e i suoi propri tribunali: disturbati da un paio di settimane di proteste, gli alti ufficiali hanno assicurato che un’indagine è in corso ed emesso un mandato d’arresto, ma nel frattempo l’assassino è stato in grado di tornare alla sua casa natale in una zona che l’Els non controlla. Per i giudici in loco, secondo la “sharia”, a Bashar Bseis basterà trovare quattro testimoni pronti a confermare che sua sorella era un’adultera e il suo omicidio sarà giustificato.
Quella che segue è la descrizione del video fatta da The Guardian (Shawn Carrie e Asmaa Alomar) il 12 novembre scorso:
“Kalashnikov in mano, l’uomo guarda diritto in camera. Si erge su una ragazza terrorizzata, che sta implorando le si salvi la vita.
“Assicurati che si vedano entrambe le vostre facce”, ordina una voce fuori campo.
Dietro la traballante camera da presa, una seconda voce incita l’uomo armato: “Va’ avanti, Bashar, purifica il tuo onore”.
Senza che un’altra parola sia pronunciata, una raffica di pallottole è sparata nel corpo di Rasha Bseis. Le ci vogliono nove strazianti secondi per morire”.
È cultura, tradizione, costume locale, religione? No, è uno dei prodotti più ributtanti del patriarcato: femminicidio.
24 novembre, Manifestazione nazionale Non una di meno
* Giornalista, formatrice e regista teatrale femminista, autrice del blog lunanuvola. Ha autorizzato Comune a pubblicare i suoi articoli.
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Diciamo che anche un certo tipo di cultura fa la sua parte.
Che pena… Che enorme tristezza. Femminicidio. Punto. E pensare che in Italia, per chi uccideva una donna per onore, fino al 1981 le pene erano esigue. Non stiamo messi bene ancora, ma in certi paesi gridano un più disperato aiuto.