di Penny*
Ogni tanto a scuola qualche mamma porta una torta. Con le candeline. Sette nel nostro caso. Alle dieci spariscono i quaderni e ci mettiamo tutti e venti intorno ad un tavolo (noi non abbiamo banchi in fila e neppure una cattedra) e cantiamo tanti auguri a te tra l’euforia generale.
Poi i bambini, s’inventano regali per il festeggiato o la festeggiata. Di solito sono giochi che hanno portato da casa e corrono a prenderli nella borsina appesa fuori. Oppure regalano dei disegni fatti al momento. E si abbracciano stretti stretti.
A volte le torte sono con la panna e le mamme si dimenticano di mandarci i piattini o le forchette, che hanno sempre tanti pensieri, come se a scuola ci fosse tutto. Ma forse è un po’ così. E se alzi gli occhi vedi i palloncini di mille colori al posto dell’alfabeto. Senti la musica arrivare da fuori. E sembra una festa.
E poi ti chiedono il bis. E si leccano il cucchiaino che sei andata a cercare chissà dove, sparando che fosse abbastanza pulito. E non ci sono pacchi regalo o ragazze dei trucchi. Non ci sono patatine né bibite.
Eppure quella torta dentro a una mattina di scuola, insieme agli amici, è tutto ciò che si può desiderare.
I bambini saltellano contenti per quella torta, invece della solita mela a metà mattina. E tu fai micro pezzettini perché si divide in parti uguali. E dai il bis. E il tris finché ce n’è per tutti. E ti dicono: è buonissima. Come se l’avessi fatta tu. Tu ci credi. Credi che non ci sia niente come dividere in parti uguali che faccia stare bene i bambini e forse anche noi. E nessuno rimane escluso e non devi premiare nessuno o castigare nessuno. Solo dividere perché tutti ne abbiano un po’.
Poi corrono in giardino e hanno la faccia sporca e le mani appiccicose. E sono felici come sanno essere felici i bambini di niente. E tu sai che sei nel posto giusto.
Che la felicità è fatta di niente se hai qualcuno con cui dividerla in parti uguali. E non ti devi preoccupare di valere di più neppure di meno. Non ti devi preoccupare di niente. Solo di essere un bambino.
* Insegnante, scrittrice e madre di due ragazze adolescenti. Sul sul suo blog sosdonne.com dice di scrivere “per necessità” e che la sua ragazza quindicenne fa i disegni (come quello di questa pagina). Il suo primo romanzo si intitola Il matrimonio di mia sorella. Ha scelto di collaborare con Comune nel febbraio 2017 e non ha più smesso, ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui
Bello il racconto, forse come per tutte le cose che succedono la nostra Italia è diversa e le Leggi vigenti vengono interpretate e appliate In modo diversi e fantasiosi. E sì perché questa modalità vedi approccio a un compleanno era in voga ai miei tempi, quando le elementari erano scuola di formazione, ma parliamo di 50 anni fa, oggi se ti beccano a fare una cosa del genere rischi il penale tra HACCP e altre norme igienico sanitarie
Belli i miei tempi, così come li ha raccontati l’autrice