dI Andrea Cardoni
«Stasera sicuramente ce trovate tutti quanti alla stazione Termini perché non ciabbiamo posto dove dobbiamo andare. Noi ciabbiamo lo status di rifugiato riconosciuto da ben tredici anni in Italia. Cianno sgomberato anche dalla strada» (declinazione romanesca del verbo “avecce”, ndr).
Lo dice dopo che è arrivata la ruspa, rossa, che si è fatta largo, scortata da un po’ di agenti, tra quelli che sono stati messi dietro le fasce gialle con la scritta rossa ROMA CAPITALE. La ruspa rossa entra dove non si può entrare, dove ci vivevano centoventi persone, sfrattate da luglio da uno stabile dove avevano vissuto il tempo di creare una comunità autosufficiente di persone cui era stato riconosciuto lo status di rifugiati politici.
«Loro stavano qua da 14 anni, nello stabile di via Scorticabove, gestito da ‘na cooperativa che poi, durante Mafia Capitale, è scappata e j’ha detto: noi se n’annamo. Il Comune ha detto: vabbè, state qua che trovamo ‘na soluzione, ma non ha fatto niente. Loro se so’ autogestiti per 4-5 anni senza soldi perché il comune non j’ha mai pagato niente»
La benna della ruspa continua a fare su e giù.
«Quando poi è finito il contratto di locazione, il privato s’è ripreso lo stabile. É arrivata n’antra cooperativa e all’inizio erano centoventi e adesso quaranta. A questi quaranta, j’ha proposto di farli ritornà nel circuito dell’accoglienza, nei vari centri. E loro gli hanno detto: ma noi ciabbiamo lo status di rifugiato. Lo vedi quel cartello? “Dov’è la nostra protezione internazionale?”. Il bello è che cianno pure ‘na soluzione che hanno proposto, na soluzione sostenibile… niente»
Reportage fotografico di Andrea Cardoni