di Andrea Saroldi
Altra economia, altro mondo, altro mercato, altro… Si fa presto a dire che si vuole cambiare cose che non vanno, ma da lì a costruire una alternativa concreta sta di mezzo il mare, l’oceano che ci separa dalla fatica dell’incontro con l’altro, il suo volto, le sue idee e le sue abitudini.
Per fortuna c’è chi non si lascia scoraggiare e ha intrapreso la traversata. È forse questo il pensiero che resta in testa dopo la Festa dell’Altra Velocità che si è tenuta ad Avigliana (Torino) dal 29 giugno al 1° luglio 2018. Anche il luogo credo non sia casuale: come hanno ricordato durante l’apertura il sindaco Andrea Archinà, la vicesindaca Paola Babbini e l’assessora Fiorenza Arisio, Avigliana, forse per la sua posizione vicina alla città e all’imbocco della Val di Susa e il suo patrimonio storico, si trova ad affrontare in anticipo problematiche e a sperimentare proposte che diventeranno presto tematiche di rilievo nazionale. In effetti, mentre parlavano le autorità, il panorama ampio verso la valle con la Sacra di San Michele (simbolo del Piemonte), la chiesa di San Pietro con il suo cimitero e la rocca medievale sembravano confermare l’ipotesi che la storia proceda verso il futuro passando attraverso questi luoghi e questi tempi .
La preparazione della festa è stata portata avanti per la parte più strettamente logistica dalle organizzazioni locali, in particolare il co-working di Avigliana Worcup!, l’associazione di imprenditori etici Etinomia e la rete dei Gas della zona Torino ovest RES.TO; dietro un evento di questo tipo si nascondono una infinità di incombenze di vario tipo, affrontate da queste organizzazioni con il supporto della amministrazione comunale e degli altri promotori.
L’ideazione e la parte dei contenuti sono state curate da un cerchio più ampio di venticinque organizzazioni promotrici tra cui alcuni Gas e reti di Gas, reti di economia solidale, produttori, fornitori ed i cortocircuiti francesi radunati nella rete “Usine-à-Gas”. Questa festa segue due edizioni precedenti che si sono svolte in Francia a Veynes nel 2016 e a Varces nel 2017, in cui i gruppi francesi di consumatori organizzati che importano direttamente dai produttori italiani prodotti non disponibili in loco, a partire dagli agrumi del consorzio siciliano delle Galline Felici, si sono incontrati con i loro amici italiani per festeggiare questa solidarietà transalpina e progettare insieme i prossimi passi.
Per il 2018 questo gruppo promotore ha pensato di estendersi, coinvolgendo altre reti e organizzazioni, e di tenere la festa al di qua delle Alpi; più o meno in questo modo, verso l’autunno del 2017, è nata la proposta della festa in Val Susa, con l’idea di un contenitore in cui le varie organizzazioni che si occupano a diverso titolo di costruire un futuro per tutti e che fossero disponibili a scambiare e integrare le loro idee ed esperienze con quelle degli altri potessero portare e proporre i loro contenuti.
L’idea dei promotori è che la transizione verso un futuro per tutti debba passare necessariamente attraverso la costruzione di un soggetto collettivo, un noi tutti, che lo possa indirizzare, sviluppato affrontando insieme le diverse problematiche e cercando di identificare punti di vista e prassi comuni.
Sono nati in questo modo, con un lento lavoro di tessitura, incontri on-line e off-line, riunioni settimanali ad Avigliana presso Worcup!, sopralluoghi, telefonate, e-mail e molto altro il programma e l’organizzazione della festa con due eventi collegati nei giorni precedenti, tavoli di incontro e confronto su diversi temi, laboratori per ragazzi e adulti, aperitivi, spettacoli, musica, mercato dei produttori, incontri programmati ed estemporanei tra i partecipanti e la sperimentazione di una moneta locale, il “susino”, valida come buono sconto all’interno della festa e del mercato.
L’attività di preparazione e gestione della festa è stata svolta a titolo gratuito dai volontari delle organizzazioni locali, mentre è stata attivata una campagna di crowdfunding per coprire le spese organizzative, in buona parte legate alle diverse procedure tra cui quelle per la sicurezza.
A partire dal lunedì 25 giugno, a Venaus in alta valle, venticinque studenti insieme ad un nutrito numero di relatori e facilitatori hanno potuto approfondire gli argomenti legati al tema “Fare comunità oggi: autonomia e autogoverno” all’interno della scuola estiva organizzata da Rete di Reti.
Il mercoledì gli studenti si sono uniti a Chiomonte ai camminatori della Compagnia dei Cammini per una “gita” al cantiere TAV e ai campi degli agricoltori oltre la barriera, per vedere la situazione della valle con i propri occhi. Mentre gli studenti sono tornati a Venaus, i camminatori hanno proseguito la loro camminata di avvicinamento alla festa attraverso la Valle a la sua storia, passando dalla Sacra di San Michele e dai laghi di Avigliana (qui il diario della camminata).
Il venerdì tutti sono convenuti ad Avigliana, dove hanno preso avvio i tavoli di incontro e le altre diverse attività; nei tre giorni della festa sono passate dall’area della festa circa seicento persone: valligiani, produttori, gasisti, attivisti sia locali che nazionali, francesi partecipanti ai corti circuiti ed altri attivisti provenienti da Francia, Spagna ed Inghilterra.
Nei tre giorni della festa i 19 tavoli di incontro e progettazione hanno riguardato diversi temi raccolti in tre categorie: benvivere (dove vogliamo andare), strumenti e metodi (in che modo), patti e alleanze (con chi). Nei temi legati al benvivere i partecipanti si sono confrontati sul valore del cibo e il suo rapporto con la salute, l’educazione, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, la costruzione di legami di fiducia tra produttori e consumatori e la democrazia interna a reti e organizzazioni.
Per gli strumenti e metodi ci si è confrontati sugli strumenti informatici per la gestione di filiere di distribuzione di cibo locale organizzate insieme da cittadini e produttori, il Bilancio del Bene Comune, tecniche e strumenti per la comunicazione. Nella parte sulle alleanze si è parlato in particolare della costruzione di reti regionali, di reti contadine, di progetti comuni tra produttori e consumatori (Co-produzioni) e di sistemi di “Piccola Distribuzione Organizzata” che si occupano della parte logistica della distribuzione in modo da rispettare e dare valore alle esigenze sia dei consumatori che dei produttori.
Non sono in grado di riportare i contenuti di ogni incontro (sul sito www.altravelocita.info trovate il programma completo a la sintesi di alcuni tavoli), che sarebbe lungo, ma la mia sensazione è che la maturità di questo movimento stia proprio nell’affrontare direttamente queste questioni su come organizzare la nostra vita di tutti i giorni, come produrre e distribuire i prodotti, come costruire insieme concretamente un futuro in cui ci sia posto per tutti. Le 120 organizzazioni che hanno partecipato, e che sono il valore di questi incontri, tutto questo lo stanno già facendo insieme a molte altre; ma queste occasioni di confronto diretto consentono di dare alla costruzione del nostro futuro un taglio pratico, che non nasconde le difficoltà dietro ad una patina edulcorata, ma si chiede come affrontarle e quali strumenti ci possono aiutare, cosa funziona meglio e cosa peggio, perché sono state compiute certe scelte e con quali risultati.
Per fare qualche esempio, tra i tavoli di confronto che ho seguito ce ne sono stati alcuni dedicati agli strumenti informatici per organizzare gli scambi, le banche del tempo ed altri servizi per l’economia solidale. Esiste una rete mondiale, Open Food Network , che sta sviluppando una piattaforma che fornisce strumenti informatici per la distribuzione di cibo e altri prodotti organizzata dalle comunità locali; all’incontro erano presenti i partecipanti ad una istanza francese (Open Food France) e una catalana (Katuma ) che discutevano tra di loro e con i partecipanti su come utilizzare ed integrare i diversi strumenti, articolando la rete sui livelli internazionale, nazionale e locale, guidati dalle esigenze delle reti locali.
Un discorso simile, nella ricerca di intrecci e soluzioni che si collegano a diversi livelli in base alle esigenze di chi partecipa, può essere ripetuto per le altra tematiche affrontate, dai sistemi di piccola distribuzione organizzata (PDO), ai progetti di co-produzione portati avanti insieme da produttori e consumatori, alla integrazione dei migranti.
Molti dei partecipanti sono tornati a casa non solo con più voglia di continuare in questa impresa, ma anche con riferimenti di persone e strumenti su cui possono contare, con un’idea da sperimentare e da condividere per procedere lungo questa strada (per un riassunto di queste giornate intense puoi anche leggere il resoconto di Piemonte che Cambia).
Questo è il metodo di lavoro che è stato seguito: molto distribuito, spesso accompagnato da facilitatori, basato sulla partecipazione attiva e sul confronto diretto, in ascolto delle esigenze che nascono nei diversi luoghi, cercando di includere e dare spazio e ascolto a tutti e collegando in modo vario cittadini, associazioni, gruppi di consumatori organizzati, produttori, fornitori di servizi e reti nella ricerca di soluzioni che non sono note a priori, ma vanno confrontate e verificate. È un metodo che costruisce rinsaldando le fondamenta, difficile da quantificare. Costruire il futuro è proprio questo, orientare i flussi in cui siamo immersi: flussi materiali di prodotti, flussi di servizi, flussi di segni di valore e flussi di potere; ma allo stesso tempo, dobbiamo costruire il soggetto che li possa regolare, in modo che possa funzionare per tutti, nei diversi luoghi, nella quotidianità e oltre lo slancio ideale.
Questa è la vera sfida, costruire un noi tutti in grado di dare un significato visibile e riconoscibile alle parole chiave che guidano questi incontri; partecipazione, autogoverno, accoglienza, apertura, collaborazione, benvivere, beni comuni, liberazione, fiducia, solidarietà, speranza.
Credo che stiamo effettivamente costruendo qualcosa di solido e naturale, adatto al nostro mondo, non un’immagine sdolcinata. Sarà forse un caso, ma rientrato in città il cartellone sotto casa mi ricorda che “Un altro mondo è possibile (anche con -30% di zucchero e senza dolcificanti artificiali)”!
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