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Il tempo della democrazia schedata

Matteo Saudino | 19 Giugno 2018 | 0 commenti

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Ph Alessandro Di Ciommo

 

di Matteo Saudino*

Tra rabbia e delusione, tra rancore e indifferenza, tra cinismo e solitudine, la disumanizzazione della politica e l’imbarbarimento delle relazioni umane procedono drammaticamente senza sosta. E così dalle dichiarazioni contro le Ong, accusate di organizzare la deportazione di migranti-forza lavoro per conto di scafisti e speculatori della finanza (ebrei?), siamo passati alla chiusura dei porti e al respingimento di centinaia di uomini, donne e bambini in cerca di salvezza e di briciole di vita; e ancora, dalle frasi, considerate folkloristiche, sulle ruspe contro i campi rom siamo giunti alla proposta aberrante di procedere ad una schedatura etnica degli zingari presenti in Italia.

Anno dopo anno e giorno dopo giorno, stiamo assistendo, quasi inermi e lobotomizzati, alla frantumazione della nostra Costituzione e, di conseguenza, al rapido declino di quel poco che resta della nostra sempre più malata democrazia.

Gli spazi democratici di dissenso e di pensiero critico umanista stanno rapidamente evaporando, dalla scuola dell’alternanza alle piazze della repressione, dai luoghi del lavoro precario e sfruttato ai centri della in-cultura mercificata (televisiva e social), lasciando via libera e campo aperto al trionfo della violenza, della stupidità e dell’obbedienza. Stiamo assistendo ad una costante e dolorosa svolta regressiva della nostra vita associata.

Il nuovo governo italiano, cerca di ricomporre le lacerazioni sociali prodotte dal capitalismo globale, attraverso politiche di stampo razzista e discriminatorio, attuando moderne e cieche caccia alle streghe contro facili capri espiatori, che alimentano mortali guerre tra poveri. Le prime settimane del nuovo governo, poco giallo e tanto verde, hanno lanciato segnali tanto inequivocabili quanto inquietanti, che stanno raccogliendo un ampio consenso in molti strati della popolazione.

La distruzione dell’empatia

Il decennio di politiche liberiste e di austerità, portate avanti dai governi di centrosinistra e centrodestra e dai governi tecnici, ha creato uno spaventoso vuoto che ha inghiottito ogni possibilità e credibilità di una democrazia progressista; in tale buco nero, si è inserito il populismo sciacallo e senza popolo della Lega nazionalista e il populismo ondivago e qualunquista del M5S, sempre più cannibalizzato dal decisionismo rude, ignorante e carismatico di Matteo Salvini.

La sconfitta storica delle sinistre riformiste e governative è stata disarmante: la rinuncia alla costruzione di una società giusta e solidale, in cui rimettere profondamente in discussione i processi di alienazione e di sfruttamento del mercato e del capitalismo, e la scelta di trasformarsi in amministratori dello status quo a vantaggio di industriali e banchieri hanno prodotto un profondo scollamento con quella parte di società, fatta di pensionati, disoccupati, marginali, subalterni, lavoratori precari e salariati, che è stata maggiormente colpita dalla lunga crisi economica di inizio XXI secolo. In questa frammentazione sociale, è riemersa nel nostro Paese, come in altre parti d’Europa e del mondo, la voglia di uomini e di identità forti, pronti a tutelare non tanto la comunità, ma gli interessi privati dei singoli. Tali spinte autoritarie stanno generando, ancora una volta, mostri politici che, ben lungi dallo scagliarsi contro le cause strutturali che generano miseria e sfruttamento, si concentrano ad assicurare i mercati, ad agevolare le imprese, a detassare i grandi patrimoni e a regalare alle classi sociali meno abbienti delle belle crociate contro migranti, omosessuali, rom, centri sociali, Ong e sindacati.

In questo clima, il governo blu notte sta facendo della paura lo strumento centrale per dominare le società liquefatte del mercato. Muri, confini, porto d’armi, respingimenti, cultura de nemico, odio razziale, egoismo identitario e disprezzo della democrazia stanno diventando prospettive politiche e culturali egemoniche nella società italiana.

Prima e dopo il 4 marzo

Gli anticorpi sono stati quasi azzerati da decenni di riformismo a favore delle classi dominanti e ora i condottieri del cambiamento che nulla cambia nella distribuzione della ricchezza, passano all’incasso politico, appoggiati da un popolo sempre più spaventato, ammaestrato al nulla e pertanto pericoloso. Siamo sempre di più di fronte ad un bivio. Se le crepe e le macerie di un capitalismo predone e coloniale non si trasformano nelle pietre di radicale rivoluzione sociale ed economica, fatta di mutualismo, di solidarietà, internazionalismo e di autogoverno dal basso, le nostre società e le nostre vite saranno destinate ad essere schiacciate dalla violenza dello sfruttamento, dell’autoritarismo e della guerra.

La volontà di schedare i rom ci riporta al 22 agosto del 1938, data dell’ultimo censimento su basi razziali in Italia, effettuato dalla Direzione Generale per la Demografia e la Razza, istituita da Mussolini presso il ministero degli interni per censire gli ebrei. Tutto ciò dovrebbe inquietarci, darci i brividi e indignarci profondamente. Invece, tutto sembra subire un processo di banalizzazione e normalizzazione. Possiamo tranquillamente minimizzare il tutto, continuare a ridere a scherzare o a ripetere che finalmente Salvini sta ridando dignità al popolo italiano. Ricordiamoci, però, che la democrazia è qualcosa di più che entrare in un supermercato, comprare un’auto a rate o guardare una partita di calcio. La democrazia è un bene comune prezioso, che richiede la presenza di cittadini, studenti e lavoratori sempre vigili e motivati, altrimenti vi è rischio di scambiare l’arrivo di una terribile notte buia e tempestosa con una passeggera e naturale eclissi di luna. La notte della democrazia inizia sempre con un crepuscolo, che pochi riconoscono come tale.

 

*Insegnante di filosofia e obiettore di coscienza

Tags:democrazia, razzismo, rom

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