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Creare relazioni sociali nuove

Alberto Castagnola | 17 Febbraio 2018 | 0 commenti

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Cominciare da “noi” qui e ora, creare e sperimentare cambiamento non solo a livello individuale  e collettivo ma anche territoriale, produrre cultura alternativa, condividere la propria esperienza… Alberto Castagnola, economista e obiettore di crescita, è da molti anni animatore di reti di economia solidale: in questo articolo prova a raccogliere quelli che possono essere i passaggi importanti per favorire la costruzione di un’economia diversa da quella dominante

di Alberto Castagnola

Visione

Da cosa si parte

Persone o gruppi, non necessariamente associati in forme giuridicamente riconosciute, che non sopportano più le logiche del sistema economico dominante e cercano di sottrarsi ad esse, ricercando modi alternativi di fare economia e di avere relazioni. È quindi essenziale conoscere bene i meccanismi che si rifiutano e verificare attentamente che la sottrazione o la liberazione (anche parziali) siano effettive e non illusorie. Si deve fin da subito essere coscienti che i meccanismi economici nei quali siamo immersi tendono immediatamente a sussumere le idee alternative se vi vedono occasioni di profitto, o a riassorbire le attività che si sono allontanate dalle logiche dominanti. Anche fatti di minuscola importanza sono dei fattori di rischio.

Iniziare da noi

Ogni persona o gruppo può avviare subito l’esperienza, individuando senza indugi i meccanismi ai quali si ritiene urgente sottrarsi e avviando attività alternative che rispondono a logiche diverse. Ogni scelta anche minima pone dei problemi, perché siamo sempre esposti alla tentazione di riprendere il modello rifiutato e perché siamo continuamente sollecitati a farlo (in famiglia, dalle pubblicità, dalle apparenti comodità di accesso, dalle critiche sul luogo di lavoro, dal lassismo anche politico diffuso…).

Estendere subito

Un tentativo isolato (una persona cambia le sue abitudini alimentari, un piccolo gruppo chiuso in se stesso inizia una attività di recupero o di consumo alternativi) ha poco senso se commisurata alla complessità e alle dimensione del sistema che ci circonda. Si devono subito proiettare all’esterno le proprie scelte, senza vergogna, senza nascondere le parzialità e le difficoltà, traendo forza dalle esitazioni e dai rifiuti degli altri, ma soprattutto diffondendo al massimo l’esigenza (e l’urgenza) di agire in questa direzione. I gruppi dovrebbero dedicare a questa parte del lavoro almeno un quarto delle loro ore disponibili.

Non porsi limiti

Una volta chiarita la solidità della scelta, non ci sono limiti alla progressiva sottrazione dal sistema dominante, ciò che conta è la continuità e la costanza negli sforzi di ampliamento della rispettiva “area liberata” e nella creazione delle attività alternative. Alcune scelte sono sicuramente molto difficili nella attuale fase di crisi prolungata (ad esempio cambiare lavoro o abitazione), ma tutto il resto può essere realizzato in tempi anche brevi, senza forzature, senza scoraggiarsi di fronte ad arretramenti o particolari difficoltà, ma senza sospendere gli sforzi nella direzione prescelta.

Creare e sperimentare, comunque cambiare

Le attività alternative e solidali e perfino le attitudini al dono e alla condivisione non sono molto “naturali” per persone abituate da secoli a sottostare alle logiche dei sistemi di tipo capitalistico. Esperienze molto valide sono crollate per la riemersione di comportamenti competitivi e di sopraffazione. Servono quindi molta pazienza, molto creatività, forte desiderio di cambiamento e una radicalità inesausta per avviare processi realmente alternativi. Ogni attività, produttiva o culturale, deve essere molto creativa per non utilizzare le categorie del sistema e inventare invece forme di produzione e moduli organizzativi che agevolino la sottrazione e una evoluzione autonoma e che offra alle persone modalità di impegno molto attraenti. Inoltre ogni iniziativa deve essere considerata un laboratorio di sperimentazione e deve essere subito fatta conoscere (anche con gli errori e i ripensamenti) per stimolare imitazioni e moltiplicare le aree liberate. Ed essere felici se qualcuno copia!

Produrre cultura alternativa

Ogni attività economica solidale è anche una esperienza culturale, e le iniziative di carattere culturale devono entrare a far parte a pari titolo di qualunque bilancio alternativo (ideando quindi anche degli indicatori innovativi di valore economico per ciascuna di esse). Spettacoli, musica, proiezioni, danze, mostre, possono tutte essere occasioni per veicolare i contenuti dell’alternativa e insieme possono dimostrare la possibilità di una creazione che non sia subordinata ai calcoli economici o alla ricerca di un profitto. Più in particolare, le modalità di relazione interpersonale e la valorizzazione delle persone richiedono di essere vissute in un cerchio o sulla scena per giungere ai livelli di immaginazione e di creatività richiesti dalle nuova attività economiche.

Aiutare altri a iniziare a lavorare

Condividere la propria esperienza e contribuire all’evoluzione delle esperienze di altre persone o gruppi costituiscono parte integrante fin dall’inizio di qualunque progetto alternativo e solidale. Non si può pensare che la propria esperienza sia l’unica e la prima assoluta, quando intere fasce sociali sono in movimento. Inoltre la creatività è fortemente stimolata da altre persone e gruppi impegnati nella stessa direzione, senza bisogno di aspettare di avere in mano qualcosa di già solidificato da offrire o da insegnare. Si possono cioè condividere utilmente processi in itinere e si possono comprendere o evitare errori se si assumono punti di vista diversi.

Creare filiere

È prezioso adottare fin dall’inizio la logica delle filiere, cioè vedere ogni iniziativa inserita in attività a monte e a valle e spingere perché se si decide di produrre pane, ci siano dei contatti con chi in modo alternativo produce la farina e il grano o consuma i prodotti da forno. Si comprendono molte più cose quando si conosce nella sua interezza un processo produttivo completo, si eliminano o riducono i condizionamenti di ciascuno e ci si difende meglio dalle pressioni del sistema esterno. Anche la presentazione all’esterno della filiera nel suo complesso è più interessante e facilita l’inclusione di altre persone o gruppi, che possono essere attratti dall’inserimento anche in una sola fase.

Creare scambi

Qualunque iniziativa si cerchi di realizzare deve sempre essere concepita in una ottica di scambi continui con altri operatori. In primo luogo conoscenze reciproche, non superficiali, poi scambio intenso di esperienze, anche negative, e poi ancora creazioni comuni in forme condivise (o antitetiche per moltiplicare gli esperimenti). Gli oggetti di ciascuno e i suoi metodi di lavoro, dati e ricevuti al loro valore reale, non mediato dal denaro; e poi discussioni e approfondimenti, idee emergenti e concetti in fase sorgente, sui quali continuare a lavorare nell’immediato futuro, tenendosi al corrente dei risultati. Ma anche visite ai luoghi di ciascuno, alle immagini familiari o appena scoperte da ciascun gruppo, ai beni diventati comuni in ogni spazio, per alimentare e stimolare le ricerche di tutti.

Visione collettiva

Creare reticoli

Impegnarsi nelle attività alternative sapendo che ognuna di esse è al centro di una ragnatela crescente di attenzioni, relazioni, contributi di un primo nucleo di persone e poi di altre persone e gruppi, che accompagnano, sostengono o danno valore ad ogni iniziativa in corso. Ogni allargamento della tela attribuisce un valore immaginario all’azione produttiva, al servizio reso, all’oggetto recuperato che non prescinde dal loro valore economico ma che lo tramuta continuamente in qualcosa di diverso dai beni del sistema dominante.

Creare reti

Più persone e più gruppi traggono molte utilità dal far parte di una rete, sia essa formalizzata e costituita, sia soltanto un flusso di scambi in ogni direzione, di incontri periodici attesi e sollecitati, di senso di appartenenza continuamente testimoniato e rinnovato. All’interno di ogni rete possono progettarsi e realizzarsi lavori comuni, filiere con molte potenzialità, aree e distretti con scambi economici e relazionali a intensità crescente e perseguita. Vi sono poi compiti che solo gruppi omogenei e sperimentati di persone e gruppi possono svolgere, mobilitazioni a più ampio raggio che perseguono scopi di interesse comune a scala più diffusa. Le reti sono accoglienti e attraenti, specie se hanno procedure chiare e significative di adesione e condivisione. Reti con una qualche struttura comune e rappresentativa (per quanto leggera e  poco formale) possono relazionarsi con altre reti animate da analoghi obiettivi che operano in altre regioni e continenti.

Lavorare in rete

Fare parte di una rete significa essere coscienti che il lavoro di ciascun gruppo non può svolgersi in isolamento e che lo scambio di esperienze in modo costante qualifica e valorizza il lavoro di ciascun gruppo. Non è quindi un onere addizionale all’impegno spesso gravoso e assolutamente volontario di tante persone, ma è una qualità intrinsecamente necessaria, che da peso e colore ad ogni attività di ogni singolo gruppo. Questo atteggiamento non si incontra nelle nostre società dominate e sfruttate per ben altri scopi, e quindi deve emergere ed essere coltivato all’interno di ogni gruppo di economia alternativa e solidale. La coscienza che il lavoro di rete è parte integrante e qualificante delle attività realizzate fa parte dei processi di maturazione e rende più efficaci gli impegni per la sottrazione dalle logiche dominanti.

Produrre luoghi

Il lavoro svolto da ogni persona o gruppo non si svolge in termini astratti, ma definisce con una precisione crescente degli ambiti, dei “luoghi” che devono essere precisati, resi concreti e fatti conoscere all’esterno. I posti dove si crea l’alternativa, si lavora e ci si incontra hanno anche un valore simbolico, che deve essere condiviso e materializzato. Il moltiplicarsi di luoghi significativi è un obiettivo da perseguire in modo cosciente. Possono essere una casa o una piazza, un luogo di incontro di comunità diverse, ma per ogni gruppo devono acquisire una fisionomia caratterizzante. Queste immagini devono poi essere spiegate e presentate come parte delle iniziative e dei lavori in corso.

Mappare realtà

Ogni persona e ogni gruppo devono mappare le realtà che si muovono nel loro contesto sociale e geografico, distinguendo quelle che mostrano delle analogie con il loro lavoro o alle quali può essere interessante far conoscere le iniziative in corso. Le mappe devono essere periodicamente aggiornate, data la estrema dinamicità che presentano le attività di rilevanza sociale, per poi decidere a quali contatti si può procedere, in quali periodi, con quali modalità.

Organizzare aree economiche (in funzione di scambi e relazioni)

Appena le attività superano una certa soglia qualitativa e dimensionale, è opportuno studiare la possibilità di definire delle aree di rilevanza economica e relazionale nel cui interno ci si muove. L’economia alternativa e solidale opera sempre in una prospettiva di moltiplicazione degli scambi e di integrazione fra settori e comparti; cioè più concretamente se tre gruppi di acquisto sono attivi in una zona e a loro fanno capo dodici produttori, si cercherà di aumentare il numero dei Gas in quell’area, di farli entrare in contatto con gli stessi produttori, di mettere in contatto quei produttori fra loro e così via. In sostanza, nel giro di uno o due anni dovrebbe cominciare a delinearsi una tendenza all’integrazione e alla concentrazione territoriale delle diverse attività alternative presenti e coinvolte.

Visione territoriale

Individuare i beni comuni da salvaguardare in ogni micro territorio (comuni abbandonati, parchi e riserve, presenza di specie minacciate, ecc.)

Se in una stessa area sono emersi un certo numero di persone e di gruppi di economia solidale, con rapporti continuativi tra di loro, la mappatura sopra indicata dovrebbe estendersi fino a comprendere tutti i beni comuni (riconosciuti e potenziali) esistenti nella zona e che richiedono azioni di salvaguardia, tutela e valorizzazione da parte dei cittadini. Queste mappe possono essere rese pubbliche e possono costituire l’oggetto di una dichiarazione di interesse da parte delle realtà di economia solidale.

Stabilire contatti con organizzazioni di cittadini locali che difendono beni comuni

Il passo successivo consiste nel prendere contatto e stabilire relazioni con i comitati di cittadini che già perseguono obiettivi di tutela e valorizzazione di questi beni. Si possono discutere iniziative di economia solidale in queste aree oppure semplicemente partecipare alle mobilitazioni dirette a salvaguardare i beni comuni locali, che una economia alternativa ritiene di fondamentale importanza per la vita dei locali.

Discutere piani di intervento, organizzare azioni di volontari, avviare la realizzazione di progetti relativi alla salvaguardia e alla valorizzazione di beni comuni locali

Le persone e i gruppi che si muovono secondo le logiche della economia alternativa e solidale considerano essenziali i rapporti tra una popolazione e i beni di loro interesse collettivo; tutte le iniziative devono tenere presente l’alta priorità da attribuire alla loro tutela, poiché l’economia di nuovo tipo è anche diretta a una considerazione del loro valore (completamente disconosciuto dal sistema dominante). Nuovi gruppi di economia alternativa potrebbero porsi la tutela dei beni comuni riconosciuti o da far riconoscere come un loro campo specifico di impegno

Reperire fonti di finanziamento, creare posti di lavoro stabili

Nella attuale fase di crisi economica di lunga durata, il sistema dominante ha già distrutto molti milioni di posti di lavoro e non sarà in grado di crearne di nuovi ancora per molti anni. L’economia alternativa deve porsi come uno degli obiettivi prioritari la creazione di posti di lavoro stabili e completi di tutele, nonché la creazione di condizioni favorevoli per la successiva realizzazione di tali posti di lavoro. Resta anche da approfondire il tema delle fonti alternative di finanziamento dell’economia solidale, in particolare le modalità dei finanziamenti popolari diffusi e il ruolo molto maggiore che dovrebbero svolgere entità come la Banca Etica e le poche Mag esistenti in Italia.

Stabilire contatti con le linee di finanziamento dell’Unione Europea più opportune

Tra le numerosissime forme di finanziamento attive nei paesi dell’Unione Europea ve ne sono alcune che potrebbero essere utilizzate dall’economia solidale, ma vi sono da superare problemi di informazione, tempistica dei bandi e condizioni da rispettare, capacità di progettazione, attendibilità organizzativa ed esecutiva. Sembra sia uno dei campi dove meno attive sono le capacità creative dei gruppi e movimenti di base.

 

Approfondimento per zone omogenee e distretti

Una volta stabilite filiere produttive di giusta sostenibilità e reti di scambio solidali e relazionali, è possibile definire le forme organizzative per proseguire ed espandere le attività, in modo tale da coinvolgere e caratterizzare intere zone o territori. Decidere se è opportuno e conveniente per la popolazione costituire un distretto di economia solidale (DES) rispondente ai principi della Carta RES e che possa stabilire relazioni sempre più strette al suo interno e con gli altri distretti già funzionanti

Se il distretto si caratterizza per determinate attività (ad alta qualità e forte specializzazione), si devono analizzare le prospettive e le potenzialità dell’economia solidale in quello specifico settore. Anche un distretto in fase iniziale deve stabilire stretti contatti di scambio di esperienze e se possibile di prodotti con altre situazioni analoghe, già funzionanti nel paese o anche all’estero.

 

Facciamo un primo esempio fuori quadro

Se uno sa fare una crostata cosa si può far succedere:

La fa assaggiare agli amici e ai parenti.

La fa assaggiare ai vicini.

La manda a scuola per tutta la classe del figlio.

La fa assaggiare a colleghi di lavoro, in parrocchia o al circolo.

A tutti si chiede di portare delle marmellate fatte in casa e si restituiscono crostate pronte.

Si offre di insegnare a fare le crostate.

Si spiega sempre la fonte delle materie prime (farina, zucchero, ecc.) e si cerca  gradualmente di eliminare prodotti industriali e di marca e di passare a grani originali e a farine controllate, zucchero di canna di origine non multinazionale, ecc..

Si organizza una “gara non competitiva” (senza premi, si mangiano insieme e per consenso si decide qual è la cuoca migliore).

Si chiede alle più brave o appassionate di lavorare insieme un giorno alla settimana per produrre crostate.

Si allarga il giro al paese, a quello vicino e così via, creando in ogni posto un gruppo di cuoche specializzato in crostate, che a loro volta si diffondono a “circoli nell’acqua”.

Il collettivo partecipa a feste locali ed eventi vari, e può anche cominciare a “vendere”, non per fare profitti ma per poter alimentare lo scambio.

Si stampa la ricetta e si mette on line, con tutti i trucchi e le avvertenze per una riproduzione ottimale.

Si fa una piccola ricerca sull’origine della crostata, sull’epoca in cui si è diffusa, se ha qualche significato particolare, si confrontano le varianti regionali, si controllano le principali pubblicazioni relative agli alimenti, libri  e riviste, ecc..

Si fa un confronto con i grassi sovrasaturi contenuti nelle famigerate “merendine” industriali.

Tutto ciò si può fare per qualunque cibo, si tratta solo di decidere da quale cominciare a seconda delle proprie capacità! Tutto ciò è fuori dalle logiche del sistema e allena a sottrarsi alle sue regole!

Secondo esempio fuori quadro

Se l’idea di convertire una azienda o una istituzione alla sostenibilità ambientale giusta è accolta, per ognuna di esse si devono stabilire processi adeguati di trasformazione:

A tutto il personale si deve sottoporre una idea di trasformazione molto partecipata, articolata per progetti o per fasi successive, che riguardi i consumi in azienda (caffè, acqua, spuntini e pasti rapidi) e quelli attinenti al lavoro (consumo di carta e di materiali vari di cancelleria, telefono, ecc.) risparmio energetico (impianti, macchinari, mezzi di trasporto, orari di ufficio, dando priorità alla lavorazioni di prodotti.

Notazioni finali

Durante la stesura di questo testo, sono emersi, con sempre maggiore chiarezza, i rapporti esistenti tra i tentativi di realizzare una economia interamente alternativa a quella dominante e i percorsi di maturazione ed evoluzione personale dei protagonisti. Era evidente, man mano che si precisavano i contenuti di ogni “circolo”, che per concepire e realizzare dei modelli di comportamento fortemente innovativi, fosse necessario far avanzare i processi interni, psicologici e intellettuali, di centratura e di equilibrio, con gli altri e con l’ambiente, di coloro che avevano preso la decisione o comunque erano impegnati nei processi di materializzazione dell’alternativa (spesso solo sognata o intuita, raramente cosciente di tutte le implicazioni ). In altre parole, le difficoltà oggettive da superare nella sottrazione e nella contrapposizione alle logiche del sistema dominante e la necessità assoluta di avere visioni e intuizioni originali e non approssimative, mal si conciliavano con i comportamenti di persone poco mature e ancora non equilibrate, che rischiavano continuamente di trasformarsi in ulteriori fattori di complicazione e di ritardo. Invece le persone da tempo impegnate in processi individuali di riequilibrio personale e di miglioramento delle relazioni con l’esterno apparivano cruciali nei momenti di maggiore difficoltà operative e agevolavano il lavoro collettivo in maniera spesso risolutiva.

Ci è sembrato quindi importante sottolineare questi aspetti delle esperienze in fase di potenziale realizzazione, perché ad essi venga attribuita la dovuta importanza, magari sollecitando lo svolgimento di processi paralleli, individuali e di gruppo, volti ad aumentare consapevolezza di se e a far maturare evoluzioni personali. Naturalmente, non pensiamo che ogni persona impegnata nei progetti di economia solidale debba aver da tempo intrapreso analisi psicoanalitiche o sia dotata di esperienze nel campo delle filosofie orientali.

 

 

 

 

Tags:economia solidale, In evidenza

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