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Un invito, per la prossima volta

Maria G. Di Rienzo | 31 maggio 2016 | 3 Commenti

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di Maria G. Di Rienzo*

Ci sono testimoni, la società è silenziosa. Rompere il silenzio non è sufficiente, in special modo quando non siamo una società in cui ci si cura degli altri. Attenzione! Il machismo uccide.

E così, oggi il quadro dell’assassinio di Sara Di Pietrantonio è chiaro: l’omicida ha pianto in questura, aveva bevuto, ha perso la testa, era un tipo normale. Inoltre: “Era ossessionato da Sara. La considerava una ‘cosa’ sua e non accettava l’idea che lei potesse allacciare una relazione sentimentale con un altro ragazzo. (…) Mesi fa, hanno poi scoperto gli inquirenti, c’era stato un episodio violento tra i due, quando ancora stavano insieme. Sara, però (…) non se l’era sentita di sporgere denuncia, forse anche per non creargli problemi sul lavoro”. È finita bruciata viva nel cuore della notte, in una strada della periferia romana, con lui che, dopo l’omicidio, non ha avuto alcun rimorso ed è tornato regolarmente al lavoro. (Nda: uomini come lui piangono e si dolgono solo dopo essere stati portati via in manette)

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.

Domenica notte Paduano (…) a bordo della sua macchina si era messo dietro quella di Sara. Le telecamere lo hanno ripreso mentre affiancava e speronava la vettura. Aveva organizzato tutto. Aveva con sé una bottiglia di liquido infiammabile, che ha rovesciato dopo essere salito nell’auto. E ne ha buttato addosso anche alla sua ex. Sara, in un primo momento era riuscita a fuggire, ma era notte fonda, in una strada poco illuminata con poche case. Dopo averle incendiato l’auto Paduano ha rincorso la ragazza che provava a scappare, l’ha raggiunta e le ha dato fuoco.” (Nda: si è acceso una sigaretta e con essa ha dato inizio al rogo).

Almeno due automobili sono passate mentre la giovane donna fuggiva ma chi le guidava ha dichiarato di non aver capito che Sara stesse chiedendo aiuto e di aver avuto paura. Dai testi non è chiarissimo, ma spero questi passanti non abbiano fatto le due dichiarazioni insieme: perché se non vi siete accorti di niente di che diamine avete avuto paura, amici?

Durante la conferenza stampa che ha generato i nuovi articoli sulla vicenda il sostituto procuratore di Roma, Maria Monteleone, dice: “Speriamo che questa morte così atroce non sia inutile, invito le ragazze a denunciare, a non tenere nascosti comportamenti minacciosi di chi afferma di volerti bene mentre così non è. E poi faccio un appello a chi si imbatte in ragazze bisognose di aiuto, non siate indifferenti. Se non ci fosse stata quest’indifferenza, probabilmente Sara non sarebbe morta”.

Ma, gentile sostituta procuratrice:

Tutti sanno che le donne sono bugiarde e che il 99 per cento delle denunce di violenza domestica e stupro sono false.

Tutti sanno che l’assassino di Sara (qualsiasi assassino di donne, non solo lui) non era un violento, lo ribadiscono i quotidiani oggi – sì, le faceva scenate, la pedinava, alzava la voce, c’era stato “un episodio” in cui aveva alzato le mani, ma era un tipo a posto, normale, perché “due sberle in amore ci stanno”.

Tutti sanno che è meglio farsi gli affari propri: ognuno di noi esiste solo per soddisfare i propri bisogni e desideri e le altre persone sono al massimo accessori che noi usiamo a questo scopo.

Tutti sanno che un uomo può perdere la testa quando una cosa comincia ad agire come se fosse una persona e dice di no.

Purtroppo, sostituta procuratrice, questa morte resta inutile come ogni altro femminicidio se si continua a biasimare i cadaveri (“Quella mancata denuncia di Sara”, non ha denunciato ed è “finita bruciata viva nel cuore della notte”) e dar loro consigli, gli stessi che hanno ricevuto quando erano donne vive e che non hanno generato sicurezza alcuna. Sono i perpetratori che avrebbero bisogno di sentire qualche parola. Che ne pensa, per la prossima volta (lei e io sappiamo benissimo che ci sarà una prossima volta) di: “Invito uomini e ragazzi a riflettere sul fatto che nessuno può possedere un’altra persona, che le donne sono esseri umani e non oggetti (“cose”) per quanto la nostra società insista pesantemente a raffigurarle come tali soprattutto sui media e a questo proposito vorrei ricordare che l’Italia ha sottoscritto codici di condotta europei sul sessismo nei media che non sta osservando”.

.

* Giornalista, formatrice, regista teatrale femminista cura il prezioso blog lunanuvola (dove è apparso questo articolo, la cui pubblicazione su Comune è autorizzata con piacere dall’autrice)

 

DA LEGGERE

QUANDO L’UCCISIONE DI UNA DONNA È CRONACA LOCALE (LEA MELANDRI)
È successo a Cassina de’ Pecchi, ma è uno di quei casi di femminicidio “normali”, dove c’è un legame che parla di possessività e di dipendenza, poco appetibile per le prime pagine. L’orrore nutrito dai media

APPUNTAMENTO

PER RICORDARE SARA
PER URLARE MAI PIÙ FEMMINICIDI
PER ESSERE VICINI ALLA FAMIGLIA DI SARA
Giovedì 2 giugno ore 10, via della Magliana 1125

Tags:donne, femminicidio, In evidenza, Roma, violenza

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3 Risposte a “Un invito, per la prossima volta”

  1. Rispondi
    Vlad
    31 maggio 2016 at 11:46 #

    più che i media il problema sono uomini rimasti eterni bambini che non accettano le sconfitte della vita

  2. Rispondi
    maura manganelli
    3 giugno 2016 at 09:30 #

    Purtroppo ho avuto esperienza diretta di quanto sia difficile riuscire ad entrare in un commissariato per sporgere una denuncia di violenza (non sessuale, ma comunque maltrattamento). Prima ci si deve convincere che serva a qualcosa, poi si devono convincere i poliziotti che è necessario fare la denuncia, e questo spesso è più difficile del resto! Perchè prima di fartela fare cercano di convincerti che tanto è stata una semplice discussione, che tanto non serve a niente, ma sei sicura che che non si colpa tua?…ecc.ecc..

  3. Rispondi
    Alice in wonderland
    4 giugno 2016 at 09:31 #

    Un’altra responsabilità attribuita alla donna, colpevole agli occhi degli uomini persecutori, ma anche colpevole di non denunciare, di non aver fatto ciò che era necessario. Mi piacerebbe invece che la società, tutti noi, ci fermassimo a pensare come mai “produciamo” uomini che non sanno gestire umanamente i propri sentimenti e che non riescono a percepire come essere umano la donna che hanno di fronte.
    Sono d’accordo, la prossima volta sarebbe il caso di rivolgersi a uomini e ragazzi, oltre che a tutti noi, ma smettiamo di voler cercare la responsabilità delle donne.

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